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la stagione del folklore: romanticismo positivismo e fascismo 2
l'invenzione della cultura popolare
al tempo di Gramsci lo studio del folclore era di stampo positivista eliminando la prospettiva storicista
la passione per il folclore nasce a partire dalla seconda metà del 700'
con la divisione dei ceti tramite la crescita capitalista si vengono a formare dislivelli di cultura.
dislivelli esterni: popoli ché rimangono arcaici
dislivelli interni: riguardano i ceti popolari
con una cultura fatta di norme tradizionali e usi riposti in essa e sono proprio questi usi e costumi arcaici che permangono nella modernità ad interessare il ceto intellettuale
c'è quindi una ripresa di questi usi e costumi e un loro studio nel romanticismo
peter Burke: scrive che la cultura popolare è stata inventata da studiosi tedeschi poiché prima non era oggetto di studio
e sono proprio questi studiosi a voler fissare la cultura orale in un modo che non si perda
le origini della folkloristica italiana
gli intellettuali italiani mettono da parte la cultura romantica per preservare quella classica ritardando l'arrivo della folkloristica
una nascita può essere identificata dalla cita nel pistojese di niccolò tommaseo
per tomaseo si crea quindi una bellezza continua ed autentica tra popolo natura istinto e antichità
storie degli studi interne ed esterne
si cercano quindi dei predecessori agli studi folkloristici
si possono citare: muratori e leopardi
cirese sottolinea l'importanza del passaggio da un sistema accusatori a uno prettamente descrittivo
si vengono a creare quindi negli ultimi decenni del 19' secolo un profondo interesse filologico e strutturato per il folklore
gli studi del folklore del 900' vanno compresi in un sistema di ambiguità
ammirazione verso la spontaneità e la semplicità
disprezzo verso l'ignoranza l'arretratezza e le superstizioni
bisogna vedere anche il folklorismo come un ultimo tentativo di salvare una cultura che sta venendo inghiottita dalla modernità
la stagione positivista
a cavallo dei due secoli si sviluppa la scuola siciliana e fiorentina di studi folkloristici
nella scuola fiorentina il principale esponente è paolo mantegazza
nel 1871 aveva fondato una società italiana di antropologia ed etnologia
ci fu poi loria che fonda a Firenze il museo di etnografia italiana e poi condurrà una mostra per il governo italiano che porterà visibilità al folklorismo
l'antropologia di mantegazza essenzialmente fisica sottoponendo al metodo naturalistico anche fatti e i comportamenti culturali
nuovi approcci teorici si vennero a sviluppare all'inizio del 900' capendo ché l'approccio fisico non poteva applicarsi ai fenomeni sociali
si interruppe bruscamente però questa stagione prolifica per questa disciplina con l'avvento della prima guerra mondiale e fino agli anni 50
giuseppe pitrè fortuna ed oblio
nasce e muore a palermo all'età di 75 anni
come professione faceva il medico ma ha pubblicato diversi lavori sul folklore
partecipa all'impresa garibaldina
scrive la biblioteca delle tradizioni popolari siciliane
viene tuttavia cancellato quando c'è stato un scontro con de martino il cui linguaggio viene considerato come moderno
a pitre vengo rimproverati i limiti del positivismo senza visualizzare la sua peculiare posizione
il populista pitrè
il concetto di popolo per pitre
descrive il popolo in modo paternalistico
utilizza un paradigma di orientalismo interno per creare coesione ma va oltre a questo
sostiene la condivisione di codici culturali popolari, egli non li condivide ma essendo autoctono li comprende
tende a difendere il proprio popolo lasciando comunque uno spazio di critica a quelle pratiche arcaiche e violente
fascismo e folklorismo di stato
la mostra e il congresso dell'11 sembravano aver posto il folklorismo in una rete internazionale tuttavia non è stato così
non è possibile definire se è stata la grande guerra ad aver posto un blocco alla disciplina
durante la guerra la disciplina incontrò due blocchi a due livelli diversi:
piano delle idee
l'approccio storico idealistico di croce
le pratiche folkloristiche quindi continuarono ad usare un approccio positivista utilizzano lo storicismo solo come facciata
piano politico culturale
il movimento folkloristico aderì al fascismo
con la fondazione Ond ci furono dei corsi che sottolineavano le tradizioni popolari.
grazie alle relazioni con il regime furono create cattedre per etnologia e folkloristica
alcuni furono anche apertamente razzisti
le guerre mondiali e il dramma della presenza
a seguito delle guerre mondiali si è cercato di difendere la pratica del folklorismo sostenendo che si era solo parzialmente fascistizzata
si è utilizzata un'antropologia della guerra solo per creare soldati senza paura e carne da macello
nel 41' de martino scrive una feroce critica alla tradizione naturalista della sociologia cercando quindi di rifondare questa disciplina
la guerra, sostiene de martino, è la distruzione di ogni teatro antropologico di ricerca