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unione cap 1 - Coggle Diagram

- - - - L’Unione Europea nasce come risultato di un lungo e complesso processo di integrazione tra gli Stati europei, avviato nel 1951 con la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA).
        
        Il Trattato istitutivo della CECA, firmato a Parigi nel 1951 e ratificato il 23 luglio 1952, fu sottoscritto da sei Paesi: Italia, Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi.
        
        Lo scopo principale di questa prima comunità era evitare nuovi conflitti tra Francia e Germania per il controllo delle risorse carbosiderurgiche della Ruhr e della Saar, ponendo carbone e acciaio sotto una gestione comune. Tale sistema di produzione condiviso mirava a rendere la guerra “materialmente impossibile”, gettando le basi per una cooperazione economica stabile e per una futura unificazione europea.
      - Dopo il fallimento del progetto di una Comunità Europea di Difesa (CED) nel 1954, gli Stati fondatori decisero di estendere l’integrazione economica ad altri settori. Con i Trattati di Roma del 25 marzo 1957, entrati in vigore il 1° gennaio 1958, vennero istituite due nuove comunità: Entrambe avevano finalità differenti ma complementari.
        
        la Comunità Economica Europea (CEE),
        
        La CEE si propose di creare un mercato comune fondato sulle quattro libertà fondamentali:
        
        libera circolazione delle merci, mediante l’eliminazione dei dazi doganali e delle restrizioni quantitative;
        
        libera circolazione dei lavoratori;
        
        libera prestazione dei servizi;
        
        libera circolazione dei capitali.
        
        Accanto a ciò, la CEE introdusse politiche comuni in settori strategici come concorrenza, trasporti, commercio e agricoltura, promuovendo un progressivo coordinamento economico fra gli Stati membri.
        
        L’Atto unico europeo del 1986 e il salto politico
        
        Un passaggio decisivo fu l’adozione dell’Atto unico europeo del 1986, che rafforzò le competenze della CEE, fissando al 1992 il completamento del mercato unico europeo.
        
        Esso ampliò le competenze legislative del Parlamento e introdusse la maggioranza qualificata per le decisioni del Consiglio, superando il principio dell’unanimità che spesso bloccava l’azione comunitaria.
        
        perche?
        
        la Comunità Europea per l’Energia Atomica (CEEA o Euratom).
        
        L’Euratom, invece, nacque per sviluppare fonti di energia nucleare a scopi pacifici, riducendo la dipendenza dal carbone e dal petrolio. La crisi di Suez del 1956, che aveva temporaneamente bloccato le forniture di idrocarburi, evidenziò l’urgenza di disporre di fonti energetiche autonome.
        
        L’idea dei Paesi fondatori era sì quella di prevenire nuovi conflitti internazionali, ma tale obiettivo doveva essere raggiunto attraverso la cooperazione economica, non tramite strumenti militari o politici.
        Infatti, nella fase iniziale, la politica estera rimase del tutto esclusa dalle competenze delle Comunità. Ci fu un tentativo di istituire una Comunità Europea di Difesa (CED), ma il progetto fallì perché il relativo trattato non venne ratificato.
        
        I principi fondamentali dei trattati originari
        
        L’unificazione istituzionale del 1965
        In origine, le tre Comunità avevano un Parlamento e una Corte di giustizia comuni, ma Commissioni e Consigli dei Ministri (CONSIGLIO DI EUROPA )separati. Questa struttura fu semplificata con il Trattato di fusione del 1965, entrato in vigore nel 1967, che istituì un’unica Commissione e un unico Consiglio per le tre Comunità.
        
        Il nuovo assetto garantiva un equilibrio tra la sovranità degli Stati membri tutelata dal Consiglio, dotato di potere decisionale e la
        e la dimensione sovranazionale, rappresentata dalla Commissione, cui spettava il potere di iniziativa legislativa.
        Il tutto era sottoposto al controllo della Corte di giustizia, garante della corretta applicazione del diritto comunitario.
        
        Il Parlamento europeo, inizialmente con funzioni consultive, rappresentava l’elemento di legittimazione democratica delle istituzioni comuni. L’evoluzione del Parlamento e il consolidamento dell’integrazione. Pur restando invariata nella sua struttura di base, l’architettura istituzionale subì nel tempo un’evoluzione significativa. Il Parlamento europeo accrebbe progressivamente i propri poteri, assumendo un ruolo centrale nel processo legislativo e nella gestione del bilancio.Vennero inoltre create nuove istituzioni e organi ausiliari, ma senza alterare la logica originaria del sistema.
        
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        la Corte di giustizia contribuì in modo decisivo alla trasformazione delle Comunità in un ordinamento giuridico autonomo e sovranazionale.
        Già nel 1963, la Corte affermò che i cittadini degli Stati membri potevano invocare direttamente le norme comunitarie in presenza di violazioni del diritto dell’Unione da parte dei legislatori nazionali.
        
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        Il contenuto dei trattati istitutivi si fondava su due principi fondamentali:
        
        La realizzazione di un mercato interno (o unico);
        
        L’adozione di politiche di concorrenza uniformi tra gli Stati membri.
        
        Accanto alla creazione dell’apparato istituzionale (Commissione, Parlamento, Consiglio, Corte di giustizia), gli obiettivi principali erano:
        
        • Costruire un mercato interno unico tra gli Stati membri;
        
        • Garantire parità di condizioni nelle politiche di concorrenza.
    - - La nascita dell’Unione Europea e il sistema dei tre pilastri: Il passo decisivo verso la creazione dell’Unione Europea, intesa nel senso moderno, si ebbe con il Trattato sull’Unione Europea (TUE), firmato a Maastricht nel 1992 ed entrato in vigore nel 1993.
        
        Con esso, le tre Comunità europee preesistenti confluirono in un’unica nuova organizzazione internazionale, denominata Unione Europea (UE). Quest’ultima assunse la funzione di coordinamento delle tre Comunità, basandosi sull’intero complesso normativo da esse prodotto (c.d. acquis communautaire), e introdusse nuovi ambiti di collaborazione con gli Stati membri.
        
        L’assetto istituzionale introdotto da Maastricht si fondava su una struttura a tre pilastri:
        
        1- il pilastro comunitario, relativo alle competenze già esercitate dalle Comunità europee;
        
        2- il pilastro della Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC);
        
        La PESC rappresentava un settore di cooperazione intergovernativa in cui l’Unione agiva sulla base dell’unanimità e non attraverso un’unica istituzione sovranazionale (come il Parlamento, il Consiglio o la Commissione).
        In questo ambito, quindi, le decisioni non avevano efficacia diretta né primato sul diritto interno degli Stati membri.
        
        Il coordinamento della politica estera e di sicurezza fu affidato al Consiglio europeo, composto dai capi di Stato e di Governo e dal Presidente della Commissione.
        Attraverso questo secondo pilastro, gli Stati membri iniziarono una cooperazione politica in settori fino ad allora riservati alle competenze nazionali, avviando una progressiva convergenza delle politiche estere europee.
        
        3- il pilastro della Cooperazione in materia di Giustizia e Affari Interni (CGAI).
        
        1- Cooperazione giudiziaria in materia civile
        Essa comprendeva la collaborazione tra i giudici, la cooperazione in materia di affari interni e quella sulle politiche di immigrazione. L’armonizzazione dei diversi ordinamenti civili risultava relativamente più agevole rispetto a quella penale, poiché non toccava direttamente la sovranità punitiva degli Stati.
        
        2- Cooperazione giudiziaria in materia penale
        
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        Già nel Trattato di Maastricht era prevista una “norma passerella”, che consentiva di trasferire alcune materie del terzo pilastro (CGAI) verso il primo pilastro comunitario. Nella prassi, però, questo meccanismo non venne mai utilizzato. Si verificarono invece alcuni spostamenti spontanei: per esempio, le politiche di asilo passarono al primo pilastro, mentre il secondo pilastro (PESC) rimase sostanzialmente immutato.
        
        Le riforme successive: verso un’Unione più ampia e funzionale
        Dopo la creazione dell’Unione, furono introdotti diversi aggiustamenti al Trattato di Maastricht, mirati a:
        
        migliorare la funzionalità e la democraticità dell’Unione;
        
        preparare l’ingresso di nuovi Stati membri.
        
        Nel 1995, si aggiunsero Austria, Svezia e Finlandia, mentre la Norvegia respinse l’adesione tramite referendum.
        Inoltre, si prospettava l’allargamento ai Paesi dell’Europa centro-orientale, da cui derivò la necessità di riformare le istituzioni: ridurre il ricorso all’unanimità, semplificare le votazioni del Consiglio e diminuire il numero dei membri della Commissione.
        
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      - Il Trattato di Lisbona (2007–2009): ritorno alla tradizione: Il Trattato di Lisbona, firmato nel 2007 ed entrato in vigore nel 2009, rappresentò il nuovo trattato istitutivo dell’Unione Europea, modificando quello di Nizza (2001).
        Pur riprendendo parte dei contenuti del Trattato Costituzionale del 2004, Lisbona segnò un ritorno alla tradizione, eliminando il sistema dei tre pilastri e riorganizzando le fonti primarie dell’Unione. Le innovazioni principali furono:
        
        la distinzione tra due trattati con pari valore giuridico:
        1- il Trattato sull’Unione Europea (TUE);
        2- il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE);
        
        Il Trattato sull’Unione Europea (TUE)
        La principale innovazione introdotta dal TUE fu il superamento definitivo del sistema de
        Questo trattato contiene le disposizioni fondamentali che definiscono la natura, i valori e gli obiettivi dell’Unione Europea, articolate in sei Titoli, ognuno dedicato a un aspetto essenziale dell’assetto politico e istituzionale dell’Unione.i tre pilastri (comunitario, PESC e cooperazione giudiziaria).
        
        Titolo I – Disposizioni comuni
        
        Racchiude i principi strutturali dell’Unione, i valori fondamentali (dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto, tutela dei diritti umani) e i principali obiettivi politici.
        
        Stabilisce il riparto delle competenze tra Unione e Stati membri, prevedendo al contempo una tutela dei diritti dell’uomo anche all’interno degli Stati membri, secondo un principio di coerenza e di rispetto dei valori comuni.
        
        Titolo II – Disposizioni sulla tutela dei principi democratici
        
        Introduce meccanismi volti a garantire la legittimazione democratica dell’Unione, correggendo le precedenti critiche al suo processo decisionale.
        
        Sottolinea il ruolo dei Parlamenti nazionali, chiamati a partecipare attivamente al funzionamento dell’Unione, in un’ottica di avvicinamento delle istituzioni europee ai cittadini.
        
        Titolo III – Disposizioni sulle istituzioni
        
        Definisce l’assetto istituzionale dell’Unione, specificando il ruolo, le competenze e i rapporti tra Parlamento europeo, Consiglio europeo, Consiglio dell’Unione, Commissione, Corte di giustizia, Banca centrale europea e Corte dei conti.
        
        Titolo IV – Cooperazioni rafforzate
        
        Regola la possibilità per almeno nove Stati membri di instaurare una cooperazione più approfondita in determinati ambiti che non rientrano nella competenza esclusiva dell’Unione, consentendo così un’integrazione differenziata.
        
        Titolo V – Azione esterna dell’Unione e Politica estera e di sicurezza comune (PESC)
        
        Riprende parzialmente il precedente sistema dei tre pilastri, disciplinando le modalità con cui l’Unione agisce sul piano internazionale.
        
        La PESC rimane un settore in cui prevale il metodo intergovernativo, ma con un crescente coordinamento tra istituzioni e Stati membri.
        
        Titolo VI – Disposizioni finali
        
        Contiene le regole sulla revisione dei trattati, nonché le procedure di adesione e di recesso dall’Unione, sancendo per la prima volta la facoltà di recesso volontario di uno Stato membro (poi esercitata dal Regno Unito nel 2020).
        
        Il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE): Il TFUE ha sostituito il precedente Trattato CE, modificandone profondamente sia l’impianto competenziale che quello istituzionale, ma senza alterarne la logica di fondo. Le competenze dell’Unione risultano ampliate, includendo ambiti con una forte dimensione sociale, riconducibili allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Sul piano istituzionale, il TFUE si concentra nel perfezionare il riparto delle competenze tra Unione e Stati membri, individuando chiaramente le materie di competenza esclusiva dell’Unione.Il testo si articola in sette Parti, ognuna dedicata a un ambito specifico.
        
        Prima Parte – Principi generali; Contiene gli articoli relativi ai principi ispiratori dell’Unione, come il rispetto della sussidiarietà, della proporzionalità e della coerenza tra le politiche.
        
        Seconda Parte – Non discriminazione e cittadinanza dell’Unione: Riconosce il principio di non discriminazione in base alla nazionalità e sancisce lo status di cittadino dell’Unione, con i relativi diritti (libertà di circolazione, di soggiorno, di partecipazione politica).
        
        Terza Parte – Politiche e azioni interne dell’Unione: È la sezione più ampia del Trattato. Disciplina le politiche interne (agricoltura, trasporti, concorrenza, ambiente, energia, salute, ecc.) e inserisce un nuovo Titolo sullo “Spazio di libertà, sicurezza e giustizia”, che assorbe le materie precedentemente collocate nel terzo pilastro della cooperazione giudiziaria in materia penale e di polizia.
        
        Quarta Parte – Associazione dei Paesi e territori d’oltremare: Definisce le relazioni economiche e politiche tra l’Unione e i territori d’oltremare legati a Stati membri, garantendo forme di associazione e cooperazione economica.
        
        Quinta Parte – Azione esterna dell’Unione: Regola la politica commerciale comune, la cooperazione allo sviluppo e le relazioni internazionali dell’Unione, completando il quadro delle azioni esterne previste dal Titolo V del TUE.
        
        Sesta Parte – Disposizioni istituzionali e finanziarie: Contiene le norme relative al funzionamento delle istituzioni europee, alla gestione del bilancio, alle procedure decisionali e alle fonti di finanziamento dell’Unione.
        
        Settima Parte – Disposizioni generali e finali: Chiude il Trattato con le norme di coordinamento e le disposizioni finali, che garantiscono la coerenza dell’intero ordinamento dell’Unione.
        
        Le disposizioni finali del Trattato sull’Unione Europea (TUE): Le disposizioni finali del TUE comprendono gli articoli 48, 49 e 50, che disciplinano rispettivamente: Queste norme racchiudono i meccanismi che garantiscono la flessibilità istituzionale dell’Unione, consentendole di evolversi, accogliere nuovi membri e, se necessario, gestire l’uscita di uno Stato.
        
        le procedure di revisione dei Trattati;
        
        L’articolo 48 TUE ha sostituito il vecchio sistema di modifica dei Trattati, che prevedeva la convocazione obbligatoria di una conferenza intergovernativa e la ratifica unanime da parte di tutti gli Stati membri.
        Quel procedimento, troppo rigido e lento, è stato sostituito da tre diverse procedure di revisione: ordinaria, semplificata e passarella.
        
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        le modalità di adesione di nuovi Stati membri;
        
        L’articolo 49 TUE disciplina le modalità di adesione di uno Stato all’Unione Europea.
        Possono presentare domanda di adesione gli Stati europei che rispettano i valori dell’articolo 2 TUE (dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto e tutela dei diritti umani). Il procedimento prevede che:
        
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        Procedura di adesione – Art. 49 TUE
        
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        il recesso volontario di uno Stato dall’Unione Europea.
        
        L’articolo 50 TUE introduce per la prima volta una norma esplicita sul recesso volontario di uno Stato membro.
        Ogni Stato può decidere liberamente di uscire dall’Unione, nel rispetto delle proprie norme costituzionali interne. La procedura si articola in più fasi:
        
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        Procedura di recesso – Art. 50 TUE
        
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        l’affiancamento di Protocolli aventi rango di norme primarie, che disciplinano materie specifiche;
        
        il riconoscimento della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea come fonte di diritto primaria;
        
        la prosecuzione dei Trattati di adesione, tra cui l’ultimo, quello della Croazia (2013).