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Capitolo 2 – Tecnologia, democrazia, libertà
La tecnologia non è neutrale
L’idea che la tecnologia sia “neutrale” è illusoria.
Ogni tecnologia incorpora valori e visioni del mondo
Il design dei social network privilegia la velocità, l’emotività e la visibilità rispetto alla riflessione
Gli algoritmi che regolano le interazioni online modellano comportamenti, gerarchie, visibilità
Le tecnologie sono spesso opache e difficili da decifrare.
Gli utenti non hanno accesso al loro funzionamento.
Le regole sono invisibili, non discusse democraticamente, ma incidono sulle vite
Serve un approccio critico e regolativo:
comprendere la tecnologia come fattore politico e sociale.
Dalla sfera pubblica alla sfera algoritmica
I social media hanno ridefinito la sfera pubblica democratica:
Ampliamento della possibilità di espressione e partecipazione.
polarizzazione, diffusione di fake news, manipolazione.
Il dibattito pubblico è oggi filtrato da logiche algoritmiche
Decidono cosa vediamo e con chi interagiamo.
Favoriscono contenuti più divisivi e virali (logica dell’engagement).
Le piattaforme assumono un ruolo da editori, ma senza responsabilità editoriali.
Effetti sulla democrazia:
Disintermediazione
i media tradizionali perdono il ruolo di mediatori dell’informazione.
Frammentazione del discorso pubblico:
tanti micro-pubblici, ognuno nella propria “bolla”.
Perdita di un campo comune di discussione
indebolimento della democrazia deliberativa.
Potere, controllo, automazione
Le piattaforme detengono forme di potere privato su scala globale:
Possono condizionare opinioni, comportamenti, scelte politiche.
La profilazione algoritmica consente una conoscenza profonda degli utenti.
Gli algoritmi possono anticipare e orientare le azioni, non solo descriverle:
Pubblicità personalizzata.
Notifiche su misura.
Raccomandazioni di contenuti.
Tutto ciò avviene senza consenso pienamente informato e senza controllo democratico.
Si tratta di forme di automazione del potere: la tecnologia esercita un’influenza costante e invisibile.
Privacy e sorveglianza
La privacy è diventata una delle questioni centrali:
Gli utenti cedono dati personali in cambio di servizi digitali gratuiti.
Le informazioni raccolte sono usate per targeting pubblicitario, profilazione, predizione di comportamenti.
Questo configura un modello di sorveglianza privatizzata
Controllo capillare degli individui da parte di soggetti economici.
Spesso gli utenti non sono consapevoli dell’entità del tracciamento.
Le tecnologie permettono forme avanzate di controllo sociale:
Riconoscimento facciale.
Tracciamento dei movimenti.
Analisi predittive (es. comportamento elettorale, acquisti, inclinazioni ideologiche).
Il rischio è una erosione silenziosa della libertà individuale, a favore di logiche di efficienza e profitto.
La libertà nella società digitale
Le libertà tradizionali (di parola, stampa, associazione…) devono essere riformulate in chiave digitale.
Occorre distinguere tra:
Libertà formale: possibilità teorica di esprimersi.
Libertà effettiva: capacità concreta di essere visibili, ascoltati, tutelati.
Il paradosso:
La rete moltiplica i canali comunicativi, ma non garantisce pluralismo né parità.
La visibilità è governata da logiche di mercato e algoritmi.
La libertà di espressione può entrare in conflitto con altri diritti:
Es. protezione dalla disinformazione, dall’odio online, dalla violenza.
Le piattaforme adottano regole interne (moderazione, rimozione…), ma spesso arbitrarie e opache.
Serve una rinnovata architettura normativa, per proteggere i diritti digitali fondamentali.
Per un nuovo costituzionalismo digitale
L’ambiente digitale richiede nuovi strumenti giuridici.
Riconoscere nuovi diritti fondamentali: accesso, trasparenza algoritmica, non discriminazione automatica.
Definire limiti ai poteri privati digitali.
Rafforzare la capacità pubblica di regolazione.
Esempi di risposta pubblica:
L’Unione Europea ha promosso normative come:
GDPR (Regolamento europeo per la protezione dei dati).
Digital Services Act e Digital Markets Act.
garantire un equilibrio tra innovazione e diritti, trasparenza, concorrenza leale.
La sfida è costruire una cittadinanza digitale consapevole e protetta, senza lasciare l’arena pubblica ai soli attori privati.