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Umberto Saba - Coggle Diagram
Umberto Saba
è lo pseudonimo scelto da Umberto Poli, nato a Trieste il 9 marzo 1883. Assunse questo nome nel 1911, probabilmente in omaggio alla sua balia Peppa Sabaz, a cui era molto legato affettivamente.
Un’altra possibile spiegazione è che il nome derivi dalla parola ebraica “saba”, che significa “pane”, come omaggio alla cultura materna ebraica.
Saba ebbe un’infanzia difficile: il padre abbandonò la famiglia prima della sua nascita, e lui fu quindi affidato a una balia, con cui instaurò un profondo legame. La madre, Felicita Rachele Coen, era di religione e cultura ebraica
Durante gli anni di scuola Saba non ottenne grandi risultati, e iniziò presto a lavorare. Ma trovò nella poesia un mezzo di sfogo e di espressione personale.
Nel 1905 si trasferì a Firenze, dove entrò in contatto con il mondo letterario della rivista “La Voce”, ma non venne accettato perché la sua visione poetica era molto diversa da quella del gruppo.
Nel 1908 prestò servizio militare e poi si sposò con Carolina Wölfler, che lui chiamava “Lina”, a cui dedicherà molte poesie.
Nel 1921 pubblicò la prima edizione del “Canzoniere”, che diventerà la sua opera più importante e alla quale lavorerà per tutta la vita, continuando ad ampliarla e rielaborarla.
Durante la Seconda guerra mondiale, essendo ebreo, fu costretto a fuggire e a nascondersi per evitare le persecuzioni razziali.
Poetica:
Saba si oppone alla figura del poeta come vate, cioè come guida spirituale e superiore agli altri uomini (come pensava D’Annunzio).
Per lui il poeta è “un uomo tra gli uomini”, non un essere superiore. La sua è una “poesia onesta”, cioè autentica, semplice e vicina alla vita vera, che cerca di andare al nocciolo dei sentimenti, senza maschere o esagerazioni.
Temi principali:
Saba racconta se stesso, la propria vita e le proprie esperienze. Ma queste vicende diventano anche un modo per parlare della condizione umana in generale, perché chiunque può riconoscersi nelle sue emozioni.
**Quotidianità e realismo**:
Le sue poesie parlano di cose semplici, comuni: la famiglia, il lavoro, la città, l’amore, il dolore. Anche se semplici, queste realtà hanno un profondo valore simbolico e umano.
**Psicologia e introspezione**:
La sofferenza mentale e l’uso della psicoanalisi hanno un ruolo importante nella sua poesia. Saba cerca di capire se stesso e di esplorare i conflitti interiori che lo tormentano.
**Famiglia e figure femminili**:
La madre, la moglie, la balia sono figure centrali nella sua vita e nella sua poesia. I rapporti familiari sono vissuti in modo complesso e spesso doloroso.
**Il viaggio e la ricerca**:
Come Ulisse, anche Saba sente di non potersi fermare. La vita è un continuo viaggio di scoperta, anche quando fa soffrire.
Stile:
Lo stile di Saba è semplice, diretto e chiaro, ma mai banale. Utilizza spesso forme metriche tradizionali (come sonetti o rime baciate), ma con grande naturalezza. Il suo linguaggio è comune, con parole quotidiane, anche se dietro questa semplicità si nasconde profondità emotiva.
Ama le rime classiche, anche le più semplici (come “fiore/amore”), ma riesce a rinnovarle con sincerità e intensità. Il suo verso più usato è l’endecasillabo, ma scrive anche in versi liberi.
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“A mia moglie”
In questa poesia, Saba paragona la moglie a vari animali femminili per esprimere il suo amore con immagini semplici e naturali:
È un omaggio alla donna semplice, vista con occhi affettuosi, quasi religiosi, come manifestazione del divino nella natura.
“Ulisse”
Scritta nel 1945-46, quando Saba è ormai anziano, la poesia si ispira alla figura di Ulisse, che però non viene mai nominato direttamente.
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