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PSICO E ANALISI 8 - Coggle Diagram
PSICO E ANALISI 8
- Delinei i principali effetti sullo sviluppo del bambino dello stile autoritario
Lo stile autoritario nell’educazione genitoriale si traduce spesso in un clima di tensione: i bambini tendono a sviluppare bassa autostima perché imparano a valutare se stessi solo in funzione del rispetto delle regole imposte, e vivono un costante timore di sbagliare, sapendo di poter subire punizioni severe. A livello emotivo, mostrano livelli più elevati di ansia e frustrazione, mentre nelle interazioni sociali faticano a cooperare con i coetanei, adottando comportamenti più rigidi e meno empatici.
- Delinei le principali caratteristiche dello stile educativo di tipo permissivo
Nel modello permissivo, il genitore affianca al calore e all’accoglienza una scarsa definizione di limiti: il bambino gode di ampia autonomia decisionale, ma soffre della mancanza di una guida coerente. Questa libertà senza vincoli strutturali porta spesso a difficoltà nell’autocontrollo e a una scarsa capacità di gestire la frustrazione, poiché non ha appreso a rispettare regole esterne.
- Descriva le caratteristiche dello stile educativo di tipo autoritario
Lo stile autoritario si caratterizza per l’alta direttività e l’imposizione unilaterale delle regole: il genitore decide senza consultare il figlio, richiedendo obbedienza immediata e non negoziabile. L’espressione di affetto rimane limitata, giacché il focus educativo è centrato sulla conformità comportamentale più che sul sostegno emotivo.
- Quali sono gli stili educativi secondo la Baumrind?
Diana Baumrind (1967) ha individuato tre stili educativi fondamentali: l’autoritario, con elevato controllo e bassa affettività; il permissivo, con alta affettività e scarso controllo; e l’autorevole, che unisce rigore e sostegno emotivo in un equilibrio funzionale.
- Quale è stato il contributo di Maccoby e Martin (1983) in merito agli stili educativi genitoriali? Maccoby e Martin (1983) hanno ampliato il modello di Baumrind introducendo un quarto stile, chiamato “trascurante” o uninvolved, caratterizzato da basso controllo e bassa responsività. Inoltre, hanno formalizzato un approccio bidimensionale basato su due assi—direttività e responsività—per collocare ogni pratica genitoriale.
- Quali sono gli stili educativi secondo Hoffman?
Hoffman distingue tre strategie disciplinari: la power assertion, che fa leva sul potere e sulle punizioni; il love withdrawal, che utilizza il ritiro del calore affettivo; e l’induction, in cui il genitore spiega le ragioni morali delle regole al fine di favorirne l’interiorizzazione.
- Descriva i principali effetti sullo sviluppo del bambino dello stile educativo di tipo trascurante
Nello stile trascurante, l’assenza di cura emotiva e di supervisione conduce i bambini a sperimentare senso di abbandono e difficoltà nella regolazione emotiva. Questi figli mostrano spesso scarso rendimento scolastico, bassa motivazione e maggiore propensione a comportamenti a rischio, come l’uso di sostanze o atti antisociali.
- Delinei le principali caratteristiche dello stile educativo di tipo trascurante
Il genitore trascurante è disinvestito: non offre supporto emotivo, non stabilisce regole né controlla le attività del figlio, perché assorbito da altre priorità o da propria difficoltà psicologica. Il rapporto si caratterizza dunque per distacco e indifferenza.
- Descriva i principali effetti sullo sviluppo del bambino dello stile educativo permissivo
I figli di famiglie permissive, privi di limiti chiari, manifestano scarsa capacità di autocontrollo e impulsività: non avendo sperimentato frustrazioni regolate, faticano a rispettare le regole in altri contesti. Essi tendono inoltre a sviluppare un orientamento egocentrico, convinti che i loro desideri debbano sempre avere priorità.
- Delinei le principali caratteristiche dello stile educativo di tipo permissivo
Lo stile permissivo si basa su un rapporto ricco di calore e disponibilità, accompagnato però da una disciplina inconsistente o assente. Il genitore concede al figlio piena libertà decisionale, rinunciando a un’educazione strutturata che favorisca l’acquisizione di responsabilità.
- Descriva i principali effetti sullo sviluppo del bambino dello stile educativo autorevole
I benefici dello stile autorevole includono alta autostima e senso di efficacia personale, poiché il bambino cresce in un contesto dove regole chiaramente spiegate si affiancano a sostegno emotivo costante. Questo ambiente favorisce inoltre lo sviluppo di competenze sociali come l’empatia, la cooperazione e la capacità di negoziazione, nonché risultati scolastici soddisfacenti.
- Delinei le principali caratteristiche dello stile educativo di tipo autorevole
Lo stile autorevole si distingue per l’equilibrio tra direttività e responsività: il genitore pone limiti chiari ma li illustra motivandoli, incoraggiando il dialogo e tenendo conto dei bisogni del figlio. La disciplina è applicata in modo non punitivo, valorizzando la partecipazione attiva del bambino nel processo decisionale.
- Quali sono le quattro letture secondo le quali il Lausanne Trilogue Play viene esaminato?
Il LTP si presta a quattro “letture” complementari:
Strutturale, che codifica le funzioni organizzative del sistema famiglia (partecipazione, organizzazione, attenzione focale, contatto affettivo).
Di processo (o funzionale), che valuta come la famiglia gestisce le quattro configurazioni relazionali e le transizioni tra di esse.
Evolutiva, che osserva lo sviluppo del bambino attraverso la qualità delle sue interazioni e il modo in cui si appropria dei ruoli familiari.Funzionale-clinica, che mette in luce eventuali disfunzioni emotive o alleanze patologiche emergenti durante il gioco triadico.
- Quali sono le istruzioni fornite alla famiglia nel Lausanne Trilogue Play (LTP)?
La famiglia riceve quattro compiti sequenziali:
Fase 1: un genitore (es. la madre) gioca con il bambino mentre l’altro genitore osserva da una posizione periferica;
Fase 2: si inverte il ruolo: l’altro genitore (es. il padre) gioca con il bambino e il primo genitore osserva;
Fase 3: tutti e tre i membri – madre, padre e bambino – giocano insieme;Fase 4: i due genitori parlano tra loro (mentre il bambino osserva), raccontando come hanno vissuto l’esperienza.
- Descrivere la terza fase del Lausanne Trilogue Play (LTP)
Nella terza fase, madre, padre e bambino interagiscono contemporaneamente attorno al gioco: si osserva come i genitori alternino iniziative, regolino i turni, coinvolgano il figlio e mantengano attenzione condivisa, evidenziando cooperazione, equilibrio dei ruoli e qualità del contatto affettivo triadico.
- In che cosa consiste e da chi è stato messo a punto il Lausanne Trilogue Play (LTP)?
Il LTP è un metodo osservativo strutturato per valutare le relazioni triadiche (madre-padre-bambino) attraverso un compito ludico-sperimentale in quattro fasi. È stato elaborato da Fivaz-Depeursinge e Corboz-Warnery nei primi anni ’90, unendo studi sistemici sulla famiglia e sull’intersoggettività infantile
- Cosa si intende per lettura del processo del Lausanne Trilogue Play (LTP)?
La lettura di processo analizza come la famiglia affronta e gestisce le quattro configurazioni interattive (genitore–bambino con genitore terzo, inversione, triade, dialogo genitoriale), in particolare la capacità di effettuare transizioni fluide e di garantire la partecipazione equilibrata di ciascun membro.
- Cosa si intende per lettura evolutiva del Lausanne Trilogue Play (LTP)?
Si valuta lo sviluppo del bambino attraverso indicatori quali l’uso dello spazio condiviso, la complessità semantica delle sue proposte, l’appropriazione di ruoli attivi nella triade e la qualità delle risposte ai genitori, per inferire tappe evolutive socio-cognitive e affettive.
- Quali sono i quattro tipi di alleanza familiare che possono essere individuati a partire dalla codifica del Lausanne Trilogue Play (LTP)?
Le alleanze si distinguono in:
Funzionali (cooperative): equilibrio nei ruoli e nel supporto reciproco;
In tensione: conflittualità latente, difficoltà di coordinazione;
Collusive: genitori alleati contro il bambino o un genitore escluso;
Disturbate: confusione di ruoli, caos interattivo, scarsa struttura.
- La lettura strutturale del Lausanne Trilogue Play (LTP) prevede un sistema di codifica del sistema familiare, attraverso la considerazione di 4 funzioni. Quali sono queste funzioni?
Le quattro funzioni strutturali sono:
Partecipazione: presenza attiva di ciascun membro;
Organizzazione: chiarezza e ripartizione dei ruoli;
Attenzione focale: condivisione del focus sul gioco;
Contatto affettivo: qualità della vicinanza emotiva e del supporto reciproco.
- Cosa valuta l’analisi funzionale-clinica del Lausanne Trilogue Play (LTP)?
Questa lettura si concentra sulle dinamiche emotive e sulle alleanze disfunzionali emergenti: individua pattern di potere o ritiro affettivo, modalità punitive o di rifiuto, segnala eventuali rischi di sviluppo psicopatologico legati a carenze o eccessi nell’interazione triadica.
- Che cosa si intende per “transizioni” nel Lausanne Trilogue Play (LTP)?
Le “transizioni” sono i passaggi tra le quattro fasi (da genitore–bambino a inversione, poi a triade e infine a dialogo genitoriale): la loro fluidità e il modo in cui la famiglia riconosce e negozia il cambio di ruoli riflettono la coesione e la flessibilità del sistema familiare.
- Quali sono le quattro fasi del Lausanne Trilogue Play (LTP)?
Genitore A + bambino giocano; terzo genitore osserva.
Genitore B + bambino giocano; genitore A osserva.Triade: tutti e tre giocano insieme.
Dialogo genitoriale a due, mentre il bambino osserva.
- Com’è definita l’alleanza cooperativa nel Lausanne Trilogue Play (LTP)?
È lo schema in cui madre, padre e bambino condividono equamente partecipazione e attenzione focalizzata, alternano iniziative senza conflitti, mostrano mutuo supporto emotivo e riescono a mantenere ruoli chiari e complementari, realizzando una vera collaborazione triadica.
- Quali sono le caratteristiche principali delle famiglie con un’alleanza di tipo collusivo, osservate attraverso il Lausanne Trilogue Play (LTP)?
Nelle alleanze collusive emergono coalizioni inconsapevoli o manifeste tra due membri (tipicamente i genitori o un genitore e il bambino), che si uniscono “contro” il terzo. Sebbene tutti partecipino al gioco, solo la funzione della partecipazione risulta pienamente operativa; organizzazione, attenzione focale e contatto affettivo sono compromessi dal doppio legame che esclude o svaluta l’altro membro, generando ambiguità nei ruoli e un clima emotivo spesso forzatamente positivo o intriso di tensione implicita.
- Descrivere sinteticamente le quattro alleanze familiari osservabili nel LTP facendo riferimento alle quattro funzioni individuate dagli autori (partecipazione, organizzazione, attenzione focale, contatto affettivo).
Cooperativa: tutte e quattro le funzioni sono soddisfatte: ogni membro partecipa attivamente, i ruoli sono chiari, l’attenzione resta condivisa e il supporto affettivo è reciproco.
In tensione: partecipazione e organizzazione reggono, ma l’attenzione focale e il contatto affettivo vacillano a causa di attriti e stili contrastanti che richiedono sforzo per collaborare.Collusiva: solo la partecipazione funziona bene; gli alleati cooperano tra loro escludendo il terzo, mentre l’organizzazione, l’attenzione focale e il contatto affettivo restano disallineati.
Disturbata: nessuna delle quattro funzioni è assicurata; regna il caos o la rigidità, i ruoli sono confusi e l’affetto è negato o patologico.
- Come viene definita l’alleanza familiare in tensione all’interno del LTP?
L’alleanza in tensione è caratterizzata da una collaborazione possibile ma difficoltosa: la famiglia riesce a coordinarsi (partecipazione e organizzazione funzionanti), ma l’attenzione focale si disperde tra conflitti di ruolo e il contatto affettivo è intermittente, costringendo i membri a negoziare continuamente le transizioni e a gestire attriti emotivi.
- Quali sono le caratteristiche che accomunano alleanze collusive e disturbate, e quali le principali differenze? In comune: entrambe mostrano disfunzioni nell’organizzazione, nell’attenzione focale e nel contatto affettivo, riflettendo dinamiche di potere squilibrate o emozioni negative non gestite. Differenze: nelle collusive permane una partecipazione formale di tutti, ma con coalizioni che escludono un membro; nelle disturbate è assente qualsiasi struttura: i ruoli sono confusi, la partecipazione manca o è caotica, e l’affetto è sano assente o patologico.
- Cosa si intende per alleanza familiare disturbata nel LTP?
Un’alleanza disturbata si verifica quando il sistema famiglia non garantisce nessuna delle quattro funzioni strutturali: la partecipazione è minima o disordinata, l’organizzazione dei ruoli manca o è eccessivamente inflessibile, l’attenzione si disperde e il contatto affettivo è assente o caratterizzato da negatività marcata, indicando un elevato livello di disfunzione relazionale.
- Quando si attribuisce un punteggio 0,1 o 2 alla funzione contatto affettivo? 0: assenza di segnali affettivi, mimica neutra o negativa e nessun sorriso.
1: espressioni emotive debilitate (emozioni forzate, rispecchiamento passivo di quelle altrui, o ostilità moderata).
2: manifestazioni genuine di calore e vicinanza (sorrisi spontanei, contatto visivo affettuoso, gesti di conforto).
- Quando si attribuisce un punteggio 0 alla funzione della organizzazione: parte: madre + padre?
Si assegna 0 quando i genitori non si orientano l’uno verso l’altro: nessuna negoziazione di ruoli, nessuna risposta alle richieste del bambino, interazione limitata o puramente verbale senza supporto pratico.
- Descriva i comportamenti da osservare e i punteggi relativi per la analisi della funzione della partecipazione
0: il soggetto si allontana completamente (esce, vagabonda, rifiuta di guardare o partecipare).
1: rimane passivo nella scena, osserva seduto senza mai prendere iniziativa.2: orienta il corpo verso il gioco e gli altri, partecipa attivamente, prende parte al compito.
- Quando si attribuisce un punteggio 1 alla funzione della partecipazione? Quando il soggetto è presente fisicamente ma limitato all’osservazione: seduto e silenzioso, senza mai proporre o rispondere attivamente al gioco.
- Quando si attribuisce un punteggio 2 alla funzione della organizzazione: genitore attivo? Il genitore sostiene e incoraggia il bambino: offre aiuto quando richiesto, accetta suggerimenti del partner, guida senza imporre, alterna iniziative con il figlio rispettandone i tempi.
- Quando si attribuisce un punteggio 0, 1 o 2 al bambino alla funzione della organizzazione: genitore attivo?
0: non chiede aiuto né partecipa; si isola o resta inattivo.
1: gioca con un solo genitore o mostra opposizione/polemica nella conduzione del gioco.
2: coordina con entrambi i genitori, alterna turni, integra suggerimenti e mantiene equilibrio nella triade.
- Quando si attribuisce un punteggio 1 o 2 alla funzione della organizzazione: genitore osservatore?
1: interferisce col partner in modo non ostile ma ingombrante—suggestioni non richieste, commenti ridondanti o critici.
2: osserva con empatia: sorride, annuisce, mantiene attenzione e disponibilità senza interrompere l’attività.
- Quando si attribuisce un punteggio 0,1, o 2 alla funzione della organizzazione: parte 3 insieme?
0: nessuna alternanza né coordinazione; ruoli confusi e disimpegno.
1: alternanza approssimativa, ma ostacola il flusso (ad es. non rispetta i turni del partner o del bambino).
2: alterna e coordina ruoli fra tutti, accetta e integra le proposte di ciascun membro in modo fluido.
- Quando si attribuisce un punteggio 0,1 o 2 al bambino alla funzione della organizzazione: parte 3 insieme?
0: rifiuta o ignora la triade, si disimpegna totalmente.
1: gioca con un solo genitore o alterna ma senza cooperare efficacemente.
2: partecipa a pieno, guida l’alternanza dei turni e favorisce il coinvolgimento di tutti.
- Quando si attribuisce un punteggio 0,1 o 2 alla funzione attenzione focale? 0: l’interesse è rivolto altrove (parla al telefono, guarda fuori, cambia attività).
1: presenza sul compito col capo, ma con incongruenze tra sguardo, parole e azioni (guarda ma parla d’altro).
2: totale coerenza: sguardo, verbalizzazioni e manipolazione degli oggetti sono sempre allineati al gioco triadico.
- Cosa intendono Stoneman e Brody per processo di role crossover all’interno della relazione fraterna?
Stoneman e Brody descrivono il role crossover come una dinamica in cui il fratello minore, superando in alcune abilità o funzioni il fratello maggiore, finisce per assumere – spesso inconsapevolmente – parte del ruolo tipicamente attribuito al primogenito. Questo può manifestarsi, per esempio, quando il più giovane diventa lui stesso “caretaker” o mentore nei confronti dell’altro, capovolgendo la gerarchia familiare e influenzando i confini di responsabilità e sostegno all’interno della coppia fraterna.
- Quali sono le caratteristiche della relazione fraterna individuate in letteratura?
La ricerca sul legame tra fratelli ha messo in luce quattro dimensioni fondamentali:
Affetto e vicinanza emotiva, che includono sostegno, intimità e disponibilità reciproca;
Conflitto e rivalità, ossia le liti, le gelosie e le competizioni che sorgono nel quotidiano
Supporto e cooperazione, ovvero la capacità di aiutarsi a vicenda e di imparare insieme;Power/status, il grado di influenza e di controllo che ciascun fratello esercita sull’altro, spesso legato a età o capacità.
- Secondo Bowlby quali sono le condizioni che favoriscono l'elaborazione del lutto nei bambini? **22. Secondo Bowlby, l’elaborazione del lutto nei bambini è favorita da un contesto in cui il bambino si sente sicuro di esprimere le proprie emozioni e in cui gli adulti di riferimento riconoscono apertamente la perdita. Un ambiente di sostegno, in cui si rispettano i tempi individuali di tristezza e dove viene garantita la continuità affettiva – per esempio la presenza coerente di figure di attaccamento che offrano conforto e rassicurazione – permette al bambino di esplorare il proprio dolore senza sentirsi colpevole o inadeguato. Bowlby sottolinea inoltre l’importanza di comunicare in modo diretto e onesto, usando un linguaggio adatto alla sua età, e di fornire rituali di separazione (come un funerale o una piccola cerimonia familiare) che aiutino a dare senso all’evento e a integrare la realtà della perdita nella sua rappresentazione mentale del mondo.
- Quali sono le caratteristiche della relazione fraterna individuate in letteratura?
Un’ulteriore sintesi enfatizza che i fratelli possono essere fonte di: accudimento (“caretaking”), insegnamento (“teaching”), specchio emotivo (rispecchiamento dei sentimenti) e competizione per le risorse familiari. Questi processi convivono e si modulano a vicenda, definendo un equilibrio unico per ciascuna coppia di fratelli.
- Cosa intendono Stoneman e Brody per processo di role crossover all’interno della relazione fraterna?
Secondo Stoneman e Brody, nel role crossover il minore acquisisce funzioni protettive, educative o decisionali usualmente appannaggio del maggiore, così che il confine tra chi “accudisce” e chi “riceve cura” diventa flessibile. Tale inversione di ruoli è significativa perché segnala adattamenti familiari a cambiamenti di capacità, salute o contesto dei singoli individui.
- Cosa si intende per conflitto costruttivo relativamente alla relazione fraterna?
Il conflitto costruttivo è quello in cui le divergenze nascono e si risolvono attraverso il rispetto reciproco e l’empatia: i fratelli riconoscono il punto di vista dell’altro, negoziano soluzioni comuni e giungono a compromessi che rafforzano la loro relazione anziché danneggiarla. In questo senso, la capacità di gestire il contrasto diventa un’occasione di crescita individuale e di consolidamento del legame.
- Come si può aiutare un bambino che ha subito un lutto significativo? Aiutare un bambino che ha subito un lutto significativo significa anzitutto offrirgli uno spazio protetto in cui possa esternare paure, rabbia o tristezza, senza forzature né minimizzazioni. È fondamentale mantenere al più possibile le routine quotidiane, perché la prevedibilità delle attività restituisce un senso di controllo e sicurezza. La spiegazione dell’accaduto va modulata in base al livello di sviluppo cognitivo del bambino, evitando euphemismi fuorvianti e rispondendo con chiarezza alle sue domande, anche ripetitive. Coinvolgerlo in rituali familiari o simbolici, come la creazione di un album di ricordi o una piccola piantumazione in memoria della persona scomparsa, facilita l’elaborazione emotiva. Infine, oltre al sostegno affettivo dei familiari, in alcuni casi può essere utile il confronto con uno psicologo o un gruppo di pari, per imparare strategie di coping adeguate e sentirsi meno solo nella propria sofferenza.
- Che cosa si intende per elaborazione del lutto?
L’elaborazione del lutto è un processo dinamico in cui la persona attraversa emozioni di dolore, tristezza, rabbia e smarrimento, imparando a integrare la perdita nella propria vita. Non si tratta di dimenticare o “superare” rapidamente l’evento, ma di accogliere gradualmente il senso della separazione, rielaborando i ricordi e ridefinendo il proprio rapporto con il defunto. In questo percorso la sofferenza viene riconosciuta come legittima e significativa, e il lutto si modifica da esperienza dolorosa a ricordo arricchito dalla trasformazione affettiva.
- Quali sono le specifiche reazioni al lutto nei bambini piccoli?
Nei primi anni di vita il lutto si manifesta soprattutto attraverso cambiamenti comportamentali: disturbi del sonno e dell’appetito, pianti improvvisi, regressioni (ad esempio ritorno al ciuccio o al pannolino) e sintomi somatici quali mal di pancia o cefalee. La comprensione razionale è limitata: la perdita è sentita come separazione improvvisa e temporanea, e spesso il piccolo aspetta il ritorno della figura scomparsa. Spesso compaiono ricordi intermittenti o fantasie di rincontro, mentre la capacità di verbalizzare il dolore è ancora scarsa.
- Come è inteso il concetto di morte a partire dai sei anni di età?
Intorno ai sei anni i bambini acquisiscono una visione più matura della morte: riconoscono la sua irreversibilità, capiscono che ogni essere vivente ne è inevitabilmente soggetto (universalità) e percepiscono la cessazione definitiva delle funzioni vitali (non-funzionalità). Cominciano inoltre a comprendere la causalità dell’evento, ossia che esistono cause interne o esterne che determinano la morte, e si appropriano del concetto di mortalità personale, intuendo che un giorno anche loro moriranno.
- Descriva le caratteristiche del CONCETTO di morte
Il concetto di morte si articola in quattro dimensioni fondamentali: irreversibilità (l’essere vivente non torna più in vita), non-funzionalità (cessazione di pensiero, emozioni e funzioni biologiche), universalità (tutti gli esseri viventi, senza eccezioni, muoiono) e causalità (la morte è il risultato di processi interni o eventi esterni). A questi si aggiunge la mortalità personale, la consapevolezza che la morte riguarderà anche sé stessi, che si sviluppa più tardi nell’età evolutiva.