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GIUSEPPE UNGARETTI OPERE - Coggle Diagram
GIUSEPPE UNGARETTI OPERE
L’allegria
Dopo la pubblicazione del 1923 con il titolo Il porto sepolto, viene rivista e pubblicata nel 1931.
È una raccolta di poesie che comprende a sua volta le prime due raccolte di Ungaretti, ovvero Il porto sepolto (1916) e Allegria di naufragi (1919).
L’ “allegria” è la felicità data dall’attimo in quanto evanescente e passeggero. Ungaretti infatti esprime il desiderio di strappare l’esistenza umana
all’usura del tempo e alle circostanze della storia.
Nel titolo originale, Allegria di naufragi, che accostava come un ossimoro l’immagine dell’allegria e del naufragio , egli intendeva evidenziare l’ambivalenza del vivere con le sue dicotomie.
La scelta successiva di esprimere solo la valenza positiva corrisponde alla volontà di privilegiare l’energia e la vitalità dell’esperienza umana.
Struttura
Divisa in 5 parti, la raccolta comprende 74 poesie composte tra il 1914 e il ‘19, disposte in ordine
cronologico:
- Il porto sepolto: il titolo si rifà ad Alessandria, nella cui baia si trova un porto sommerso precedente alla fondazione della città da parte di Alessandro Magno. A questo luogo il poeta attribuisce un significato simbolico: il suo ruolo è quello di rivolgersi all’intera umanità, sollecitandola a non arrendersi di fronte alle difficoltà e a cercare un altro significato nell’accettazione del destino comune, tramite la speranza
- Naufragi e Girovago: qui è centrale l’esperienza del poeta nella Prima Guerra Mondiale, da cui trae la volontà di continuare a vivere; in queste sezioni, accanto alla vitalità si vedono la stanchezza interiore e la malinconia
- Ultime: comprende le poesie più vecchie, che sono le ultime “prove” prima di una nuova stagione poetica dedicata alla sfera artistica
- Prime: comprende poesie composte dopo la fine del conflitto e considerate dall’autore il preannuncio di una nuova stagione poetica
TEMI
Il tema della guerra è fondamentale in tutta la raccolta: l’esperienza vissuta non lo porta a un senso di sradicamento e di fuga, ma ad un attaccamento alla vita ancor più di prima; l’esistenza del singolo può superare il proprio sradicamento nella condivisione di un destino collettivo.
La vitalità si afferma proprio nel dolore, riaccendendo il senso di appartenenza alla specie umana e trasformando la poesia in uno strumento salvifico.
Proprio per questo, la guerra, secondo Ungaretti, permette di riscoprire un’umanità solidale, l’amore e la fratellanza distrutti dalla società borghese, grazie a cui il dolore collettivo è capace di cancellare ogni tipo di differenza sociale.
Questo concetto si ritrova anche nelle immagini adottate dal poeta, come la metafora della “fibra” o del “brandello” a cui è ridotto l’essere umano.
STILE
La sua successiva esperienza a Parigi lo porta a conoscere nuovi tipi di scrittura, capaci di uscire dagli schemi metrici e di sondare la profondità della psiche e della condizione umana.
Dalla frequenza ai corsi del filosofo Henri Bergson ricava invece la riflessione sul tempo, inteso come “durata”: allo spazio empirico e oggettivo subentra quello onirico e soggettivo.
Durante il suo periodo ad Alessandria, Ungaretti impara la lingua e la letteratura francese, avvicinandosi ai poeti simbolisti dell’epoca; da questi anni, il poeta riprende alcuni aspetti nella sua poetica, come il deserto, il bilinguismo e lo stesso motivo del porto sepolto.
Grazie all’accostamento al Futurismo apprende l’abolizione dei legami sintattici tra parole e l’analogia. Infatti le prime poesie di Ungaretti si avvalgono delle caratteristiche del Futurismo, quali il rifiuto della punteggiatura, della sintassi e della metrica tradizionali (l’uso delle parole verso e dei versi liberi), il predominio della metafora e dell’analogia e gli espedienti tipografici.
Per Ungaretti non bastava infrangere i legami tra le parole, ma bisognava isolarle nel vuoto della pagina per recuperarne l’intrinseco significato scavando dentro i vocaboli.
La parola poetica recupera così una nuova valenza, carica di valore, in grado di cogliere il senso dell’esistenza umana. Quanto più la parola si libera delle relazioni, tanto più assume rilievo, rivelando le
verità che si celano nell’abisso, l’ “inesauribile segreto” che riposa al fondo della vita . Ciò spiega la crescente ricerca di essenzialità, che si concretizza sempre di più andando avanti nei componimenti, i quali si presentano sempre più scarni.
I risultati dello sperimentalismo di Ungaretti conducono a soluzioni di grande originalità, che rivoluzionano
l’intera poesia italiana del ‘900: il poeta riduce al minimo i verbi e le congiunzioni, abolisce i segni di punteggiatura, si serve degli spazi bianchi tipografici come pause di silenzio, disgrega i versi tradizionali sostituendoli con versi brevissimi, i cosiddetti “versicoli”.
Il sistema della poesia di Ungaretti è fondato sull’analogia, che non è quella estetizzante di D’Annunzio né quella dei Futuristi, ma un’analogia intesa come scoperta di una realtà visionaria ed esistenziale, come conoscenza profonda dell’assoluto.