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Risorgimento e i pensieri - Coggle Diagram
Risorgimento e i pensieri
Risorgimento
Il Risorgimento è stato descritto come il processo fondativo dello stato italiano, caratterizzato da un alto livello di conflitti.
Questo processo ha generato dibattiti che riflettono le tensioni politiche e sociali della nazione.
Una corrente revisionista
critica il Risorgimento per essere stato un movimento minoritario, , senza vero sostegno popolare, e che abbia creato divisioni tra laici e cattolici e tra Nord e Sud.
Secondo loro, il Risorgimento ha portato alla formazione di uno stato troppo centralizzato e poco efficiente."
Il “mito concordista”
il Risorgimento fu rappresentato come un "mito concordista"(storia), che minimizzava i conflitti interni e presentava l'unità nazionale sotto i Savoia come un esito ottimale e quasi conveniente.
Alfredo Oriani, nel suo libro La lotta politica in Italia, criticò questa visione: secondo lui, l’unità non fu un trionfo, ma un compromesso tra le debolezze dei democratici e della monarchia sabauda, che portò a uno stato fragile e poco sostenuto dalla gente comune.
L’interpretazione crociana
Benedetto Croce
aveva una visione positiva del Risorgimento: lo considerava un movimento che unì l’Italia ispirandosi alle idee liberali europee dell’Ottocento. Per lui, il Risorgimento non era solo una questione italiana, ma parte di un cambiamento più grande in Europa verso la libertà e il progresso.
Anche storici come
Adolfo Omodeo
e
Luigi Salvatorelli
condividevano questa idea: per loro, il Risorgimento era un passo fondamentale per riavvicinare l’Italia al resto d’Europa, sia politicamente che culturalmente.
Fascismo e Risorgimento
Gli storici fascisti, come Gioacchino Volpe, dicevano che il fascismo era la "vera conclusione" del Risorgimento, come se Mussolini avesse completato l’opera iniziata da Garibaldi e Cavour.
Piero Gobetti, invece, criticava il Risorgimento, definendolo una "rivoluzione fallita" perché non coinvolse veramente il popolo e finì in mano a politici moderati, creando uno Stato debole."
Durante il fascismo, il Risorgimento fu usato per scopo politico.
Linee recenti di ricerca
Gli studi più recenti sul Risorgimento hanno cambiato prospettiva:
Si è scoperto che il Risorgimento non fu solo politica, ma anche un movimento culturale, che costruì un’identità italiana attraverso simboli, parole e ideali condivisi.
Contrariamente all’idea di un’élite ristretta, oggi si sa che migliaia di persone vi parteciparono attivamente (come volontari, sostenitori, simpatizzanti), anche in una società dove molti erano poveri e analfabeti.
Si è passati da una visione nazionale a studi locali e regionali, mostrando come il processo fu influenzato anche dal contesto europeo.
Gramsci e l’interpretazione marxista
Antonio Gramsci
Politico
Giornalista
Antonio Gramsci, nei suoi scritti in carcere, definì il Risorgimento una "rivoluzione passiva"
Il Partito d’Azione (di Mazzini e Garibaldi) commise l’errore di non occuparsi della riforma agraria, che avrebbe potuto coinvolgere i contadini e cambiare davvero la società.
L’unità si realizzò con un patto tra i borghesi del Nord e i grandi proprietari terrieri del Sud, lasciando però irrisolti problemi come la povertà e le disuguaglianze.
Non ci fu una vera partecipazione del popolo, ma tutto fu gestito dai moderati piemontesi (come Cavour) e dalle élite.
Romeo e l’interpretazione liberale
Rosario Romeo difese la scelta dei moderati (come Cavour) durante il Risorgimento.
Secondo lui, in un'Italia arretrata economicamente:
La scelta moderata (senza rivoluzioni popolari) fu l’unica strada possibile per far crescere l’economia italiana in modo stabile."
Una riforma agraria radicale (come voleva Gramsci) avrebbe fatto più danni che benefici:
Al Sud, avrebbe distrutto non solo i vecchi latifondi, ma anche le prime forme di agricoltura moderna.
Al Nord, avrebbe frenato lo sviluppo capitalistico già in corso.