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Storia - Coggle Diagram

- - - - Quella italiana era un'agricoltura povera: solo nella zona della pianura padana si erano sviluppate delle aziende agricole moderne che univano l'agricoltura all'allevamento bovino ed erano condotte secondo criteri capitalistici, ma nell'appennino e nell'Italia centrale prevaleva la mezzadria, che consentiva una pace sociale ma non favoriva lo sviluppo tecnologico, mentre nell'Italia meridionale era prevalente il latifondismo; tuttavia non mancavano delle colture specializzate destinate all'esportazione
      - Questo si rifletteva nel bassissimo livello di vita della popolazione rurale: i contadini vivevano al limite delle possibilità fisiche nutrendosi esclusivamente di pane e pochi legumi, soffrendo dunque di malnutrizione, e vivendo ammassati in abitazioni piccole e malsane
        
        Queste condizioni di vita erano completamente diverse tra nord e sud, divisione che vede il sud estremamente più arretrato rispetto al nord
  - - - Questi due schieramenti erano comunque espressione di una classe dirigente ristretta: la legge elettorale piemontese concedeva infatti il diritto di voto solo ai cittadini maschi di 25 anni che sapessero leggere e scrivere e che pagassero almeno 40 lire di imposte l'anno, vale a dire meno del 2% della popolazione totale
        
        In questo modo la vita politica assumeva un carattere gerarchico e personalistico, dominata da pochi notabili in grado di sfruttare la propria influenza e le proprie relazioni per ottenere i voti necessari all'elezione; nonostante ciò gli uomini della Destra (poi definita "storica") si distinsero particolarmente per onestà e rigore
      - Nel 1876 il governo passò dalla destra alla sinistra, quando il governo Minghetti diede le dimissioni: il re dunque chiamò Agostino de Pretis a formare il nuovo governo, che lo formò da soli uomini di sinistra
        
        La nuova classe dirigente riuscì ad esprimere il desiderio di democratizzazione della vita politica: tentò infatti di ampliare le basi della politica e seppe venire incontro alle esigenze di una borghesia in crescita
        
        Il programma della sinistra era basato su pochi punti fondamentali: ampliamento del suffragio elettorale, maggiore sostegno all'istruzione elementare, sgravi fiscali e il decentramento amministrativo: la prima riforma fu quella dell'istruzione elementare, di cui venne prolungato l'obbligo di frequenza a nove anni e furono inasprite le sanzioni per i genitori inadempienti
        
        Legato al problema dell'istruzione era anche quello del suffragio in quanto la nuova legge elettorale la prevedeva come requisito per poter votare; nonostante ciò la consistenza numerica dell'elettorato (quelli che votarono) rimase bassa, ma triplico il corpo elettorale (quelli che potevano votare)
        
        La riforma elettorale dell'82 segnò il culmine della stagione di riforme della sinistra: furono infatti le preoccupazioni suscitate dall'ampliamento del suffragio a favorire quel processo di convergenza fra le forze moderate di entrambi gli schieramenti, un processo che portò all'accordo tra de Pretis e Minghetti che fu poi chiamato trasformismo
        
        Ad un modello bipartitico dunque se ne sostituiva un altro basato su un grande centro che tendeva a inglobare le opposizioni moderate e a emarginare le ali estreme: questo ebbe come conseguenza il definitivo distacco della maggioranza dei gruppi democratici più avanzati
        
        In campo economico, la sinistra allentò la dura politica fiscale fino ad allora praticata: la tassa sul macinato fu abolita e venne aumentata la spesa pubblica, politica che provocò la ricomparsa di un crescente deficit di bilancio, tra l'altro senza riuscire a superare le difficoltà economiche dovute all'arretratezza del settore agricolo
        
        I pochi miglioramenti avevano infatti interessato i settori già relativamente progrediti, mentre le condizioni dei lavoratori delle campagne non era migliorate per nulla: questa realtà fu ampiamente documentata nella grande inchiesta agraria del 1877, nella cui relazione finale si indicavano come rimedi un'estensione delle opere di bonifica e di irrigazione, un più razionale avvicendamento delle colture e una loro maggiore diversificazione; questo però richiedeva abbondanza di capitali e disponibilità all'investimento da parte dei privati, tutte condizioni mancanti
        
        La situazione si aggravò quando l'Italia cominciò a risentire gli effetti della crisi che investì in quegli anni l'agricoltura europea: un brusco abbassamento dei prezzi colpì in primo luogo i cereali e poi tutto l'insieme dei prodotti agricoli, a eccezione delle colture da esportazione; al calo dei prezzi seguì un calo della produzione, con conseguenze gravissime per tutte le categorie produttive legate all'agricoltura
        
        Gli effetti sociali furono altrettanto gravi: si verificò infatti un aumento della conflittualità nelle campagne e un rapido incremento del flusso migratorio verso i centri urbani e soprattutto all'estero
        
        Il ritardo dello sviluppo industriale e la conseguente assenza di un proletariato di fabbrica numericamente consistente rallentarono in Italia la crescita di un movimento operaio organizzato: fino agli anni 70 l'unica organizzazione operaia di una certa consistenza fu quella delle società di mutuo soccorso, che avevano essenzialmente scopi di solidarietà, rifiutando la lotta di classe e lo sciopero
        
        Successivamente si formò il movimento internazionalista grazie all'azione di alcuni instancabili agitatori che concentrarono i loro sforzi nell'organizzazione di moti insurrezionali; il fallimento di questi moti però convinse il politico Andrea Costa che era necessario elaborare un programma concreto e dare vita ad un vero e proprio partito
        
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        Una decisa svolta in senso protezionistico si giunse nel 1887 con l'introduzione di una nuova tariffa doganale che proteggeva dalla concorrenza straniera importanti settori dell'industria nazionale; in campo agricolo questo regime fu esteso ai cereali, registrando la triplicazione del dazio sul grano
        
        Questa tariffa ebbe diverse conseguenze negative, accentuando gli squilibri tra i vari settori e le varie zone del paese: in agricoltura, l'aumento del prezzo dei cereali da un lato favorì le aziende in crisi, ma dall'altro danneggiò i consumatori; inoltre questo colpiva fortemente le colture specializzate dell'agricoltura meridionale
        
        Nella politica estera gli anni della sinistra furono decisivi: nel 1882 infatti il governo de Pretis stipulò con la Germania e con l'Austria-Ungheria il trattato della triplice alleanza, una coalizione di carattere difensivo che impegnava gli stati firmatari a garantirsi reciproca assistenza in caso di aggressione da parte di altre potenze
        
        La motivazione principale di questa decisione fu il desiderio di uscire da una situazione di isolamento diplomatico che appariva insopportabile in un'epoca dominata dalla logica di potenza
        
        Contemporaneamente, il governo de Pretis aveva ritenuto opportuno porre le basi per una piccola iniziativa coloniale in Africa orientale: il punto di partenza fu costituito dall'acquisto della baia di Assab nel 1882, e tre anni dopo fu occupata una striscia di territorio tra la baia e la città di Massaua
        
        Questa zona confinava con l'impero etiopico: l'Etiopia era un paese economicamente arretrato, dedito prevalentemente di pastorizia e presentava un'organizzazione sociale di tipo feudale dove il potere dell'imperatore, il negus, era fortemente limitato dai signori locali, i ras; in un primo tempo gli italiani cercarono di stabilire buoni rapporti commerciali con gli etiopi, ma si scontrarono poi con i ras quando cercarono di ampliare il controllo territoriale
        
        Alla morte di de Pretis, Francesco Crispi fu nominato presidente del consiglio, una figura che impresse una svolta all'azione di governo: si fece promotore di un'opera di riorganizzazione e di razionalizzazione dell'apparato statale, ma accentuò anche le spinte autoritarie e repressive
        
        Nel 1888 fu approvata una legge comunale e provinciale che ampliava il diritto di voto per le elezioni amministrative e rendeva elettivi i sindaci dei comuni con più di dieci milia abitanti; nel 1889 poi fu varato un nuovo codice penale che aboliva la pena di morte e non negava il diritto di sciopero; Crispi fu anche sostenitore dell'ascesa dell'Italia a grande potenza coloniale e pertanto puntò sul rafforzamento della triplice alleanza e sul consolidamento dei legami con la Germania, inoltre riorganizzo i territori italiani con il nome di colonia eritrea e avviò un'espansione sulle coste vicino la Somalia
        
        La politica coloniale di Crispi suscitava però perplessità in quanto risultava troppo costosa, pertanto, messo in minoranza, Crispi diede le dimissioni e al suo posto venne Giolitti: egli si presentò con un programma piuttosto avanzato introducendo in materia economica la progressività delle imposte, secondo cui i ricchi dovevano pagare di più dei poveri, mentre in politica interna si rifiutò di prendere misure contro i fasci dei lavoratori, associazioni popolari sviluppatesi in Sicilia che protestavano contro le tasse troppo pesanti e il mal governo locale
        
        L'ostilità dei conservatori, ostili ai progetti di riforma fiscale, contribuì a indebolire il governo e ad accelerarne la caduta, che avvenne poi con lo scandalo della banca romana, responsabile dell'emissione fraudolenta di carta moneta e di finanziamento occulto di uomini politici e giornalisti per influenzare la stampa e l'opinione pubblica in occasione delle campagne elettorali: Giolitti implicato nello scandalo, fu costretto a dimettersi e al suo posto tornò Crispi
        
        Tornato al governo nel 1893, Crispi, in campo economico, avviò una politica di risanamento del bilancio basata su pesanti inasprimenti fiscali e completò la riorganizzazione del dissesto bancario con una legge che istituiva la banca d'Italia; in materia di ordine pubblico, a differenza di Giolitti, ricorse a misure straordinarie contro i moti siciliani, instaurando uno stato d'assedio che fu accompagnato da una violenta repressione poliziesca
        
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    - - Con l'accentramento si ebbero anche diverse nuove leggi, come la legge Casati che creava un sistema scolastico nazionale e stabiliva il principio dell'istruzione elementare obbligatoria, e la legge Rattazzi che affidava il governo dei comuni a un consiglio eletto a suffragio ristretto e a un sindaco di nomina regia; inoltre il territorio nazionale fu suddiviso in province poste sotto il controllo dei prefetti
      - Tra i motivi che spinsero la classe politica a scegliere l'accentramento il principale fu l'ostilità delle masse contadine nei confronti del nuovo ordine politico che non aveva portato alcun mutamento radicale nella sfera dei rapporti sociali, e che aveva portato un pesante fiscalismo e la leva militare obbligatoria
        
        Dal 1861 si formarono in tutto il mezzogiorno delle bande che assalivano i piccoli centri occupandoli per giorni, massacrando i notabili liberali e bruciando gli archivi comunali; a queste aggressioni il governo reagì con spietatezza instaurando un vero e proprio regime di guerra: furono realizzati pertanto dei tribunali militari per giustiziare i ribelli, regime che in poco tempo pose fine al fenomeno del brigantaggio
        
        Rimasero però irrisolti i nodi politici e sociali che avevano reso possibile la diffusione del fenomeno: la divisione dei terreni demaniali fu portata avanti con poco interesse mentre la vendita dei beni ecclesiastici non migliorò la situazione dei piccoli proprietari e dei contadini senza terra, in pratica le scelte della destra accentuarono il divario tra nord e sud
    - - Particolarmente importante fu il miglioramento del settore agricolo che portò ad un accumulo di capitale volto al potenziamento delle infrastrutture, con la conseguente penalizzazione delle industrie
      - Tuttavia dopo circa un ventennio dall'unione, l'Italia si trovava arretrata rispetto agli altri paesi: questo fu dovuto principalmente alla durissima politica fiscale legata alla necessità di coprire i costi dell'unificazione
        
        Per far fronte alle spese, i governi della destra dovettero ricorrere a una serie di inasprimenti fiscali sui redditi, sui patrimoni e anche sui consumi; la situazione peggiorò ulteriormente quando nel 1869, a causa della guerra contro l'Austria, fu introdotta la tassa sul macinato, cioè sulla macinazione dei cereali e dunque sul pane, che rappresentava la fonte di nutrimento principale della popolazione più povera, scatenando dunque una forte ondata di agitazioni sociali su scala nazionale
  - - - Dopo la battaglia di Sedan tra Francia e Prussia che vide questa come vincitrice, l'Italia non si sentiva più vincolata dai patti che aveva sottoscritto con la prima nella convenzione di settembre, con la quale l'Italia si impegnava a rispettare i confini dello stato della chiesa, pertanto inviò un corpo di spedizione nel Lazio: il 20 settembre 1870 fecero una breccia nelle mura presso porta pia ed entrarono in città; pochi giorni dopo un plebiscito confermava l'annessione di Roma e Lazio, segnando la fine del potere temporale dei papi
        
        Nel 1871 la capitale fu trasferita da Firenze a Roma, e nel frattempo era stata approvata una legge detta delle Guarentigie, cioè delle garanzie, con la quale il regno d'Italia si impegnava a garantire al pontefice le condizioni per il libero svolgimento del suo magistero spirituale; pur rifiutando tale legge, papa Pio IX si avvalse comunque delle sue prerogative, tuttavia rimase ostile nei confronti dell'unità, incitando gli italiani a non partecipare alla vita politica tramite il divieto "non expedit"
- - - - Le esigenze della produzione in serie favorirono l'accelerazione di un processo di meccanizzazione e razionalizzazione produttiva; infatti nel 1913 fu introdotta la prima catena di montaggio nelle industrie Ford, un'innovazione capace di ridurre i tempi di lavoro, ma che rendeva il lavoro ripetitivo e spersonalizzato
        
        Il tentativo più organico di questo nuovo modello di produzione fu proposto dall'ingegnere Frederick W. Taylor: il suo metodo si basava sullo studio sistematico del lavoro in fabbrica, sulla rilevazione dei tempi standard necessari per compiere le singole operazioni e sulla fissazione di regole e ritmi cui gli operai avrebbero dovuto uniformarsi; questo sistema però incontrò una diffusa ostilità fra i lavoratori che si sentivano privi di qualsiasi autonomia e vedevano il proprio lavoro subordinato alle macchine
  - - - Nella scala dei redditi, il ceto medio occupava una posizione molto distante da quella dell'alta borghesia mentre si avvicinava a quella del proletariato urbano, tuttavia la distinzione sul piano culturale era netta: agli ideali tipici della tradizione operaia contrapponevano i valori storici della borghesia
        
        La piccola borghesia inoltre era destinata a svolgere un ruolo di primo piano, sia in campo economico, in quanto principale destinataria di una serie di beni di consumo prodotti dall'industria, sia sul piano politico, come elettorato di massa capace di far pendere la bilancia dalla parte delle forze conservatrici o di quelle progressiste
  - - - L'idea di una scuola aperta a tutti e controllata dai poteri pubblici era di grande interesse per le classi dirigenti in quanto la scolarizzazione diffusa poteva rappresentare non solo uno strumento di promozione sociale, un mezzo per educare il popolo e per ridurre la criminalità, ma anche un canale attraverso cui lo stato poteva diffondere i suoi valori tra le giovani generazioni; pertanto tutti i governi d'Europa si impegnarono per rendere l'istruzione elementare obbligatoria e gratuita
        
        L'effetto più immediato fu un aumento della frequenza scolastica che provocò una forte diminuzione del tasso di analfabetismo; strettamente legato a questo fattore, ma anche ai progressi tecnologici, vi è la diffusione dei giornali che divennero più vivaci e più carichi di notizie, con il conseguente aumento dei lettori: la crescita dei lettori determinò inoltre un aumento di coloro che influivano sull'opinione pubblica, in quanto, siccome più cittadini avevano accesso alle informazioni, questi potevano farsi una propria opinione che si rispecchiava nelle scelte politiche
    - - Nonostante gli ostacoli di natura economica e politica, due importanti fattori spingevano per la trasformazione degli eserciti: uno era di carattere politico-militare, l'altro era di carattere tecnologico
        
        Il primo si basava sul fatto che la disponibilità di grandi masse consentiva agli stati di dotarsi di eserciti volti ad assolvere alla funzione di deterrente
        
        L'altro si basava sul fatto che la tecnologia e l'industria consentivano la produzione in serie di armi, munizioni ed equipaggiamenti, permettendo di coprire i costi per eserciti molto grandi; inoltre lo sviluppo della rete ferroviaria ne permise anche il rapido spostamento
      - La leva obbligatoria poi fu seguita dall'inevitabile estensione del diritto di voto, in quanto era impossibile negarlo a coloro che andavano a rischiare la propria vita sul campo
        
        L'allargamento del diritto di voto alle grandi masse determinò dappertutto mutamenti di rilievo nelle forme organizzative e nei meccanismi della lotta politica: si affermò infatti il nuovo modello del partito di massa, realizzato per la prima volta dai socialdemocratici tedeschi, e basato sull'inquadramento di larghi strati della popolazione attraverso una struttura permanente articolata in organizzazioni locali e facente capo a un unico centro dirigente
        
        Un altro segno delle nuove dimensioni assunte dalla lotta politica e sociale fu costituito dalla rapida crescita delle organizzazioni sindacali: nate inizialmente in Gran Bretagna, grazie all'impulso del movimento socialista le organizzazioni dei lavoratori crebbero anche nel resto d'Europa negli ultimi anni dell'800; queste si federarono in grandi organismi nazionali di cui le più importanti furono quelle di ispirazione socialista, senza privare di importanza anche quelle cattoliche
        
        Grazie all'intervento delle organizzazioni sindacali, tra la fine dell'800 e l'inizio del 900 furono introdotte delle forme di legislazione sociale: furono istituiti sistemi di assicurazione contro gli infortuni e di previdenza per la vecchiaia, sussidi per i disoccupati, furono introdotte limitazioni agli orari giornalieri degli operai e fu sancito il riposo settimanale
        
        All'azione dei governi si affiancò quella delle amministrazioni locali: qui elementi di novità li troviamo nell'estensione dei servizi pubblici e in diverse iniziative nel campo dell'istruzione, dell'assistenza e dell'edilizia da parte degli organi di governo locale; inoltre per sopperire alle spese si ricorse a nuove forme di imposizione fiscale per accrescere le entrate, aumentando il peso delle imposte dirette a vantaggio di quelle indirette, introducendo anche il principio della progressività delle imposte
- - - - La tradizione bonapartista tuttavia portava inevitabilmente la Francia a intraprendere una politica estera ambiziosa e aggressiva: la prima occasione fu la guerra di Crimea in cui francesi e inglesi si allearono contro l'espansione russa per difendere l'impero ottomano, una seconda occasione fu invece la guerra contro l'Austria
    - - Appoggiandosi sul popolo e sulla chiesa, lo stato sacrificò le esigenze dei settori industriali chiamati a pagare i costi di un imponente apparato amministrativo e militare, mancando lo sviluppo economico degli anni 50-60
    - - Lo sviluppo economico non era stato accompagnato da un'evoluzione delle istituzioni, e ai vertici dello stato vi erano ancora gli esponenti degli Junker, gli aristocratici proprietari terrieri, tuttavia elementi di modernità, come un efficiente sistema di comunicazioni interne, una rete ferroviaria sviluppata e un'alta diffusione dell'istruzione, rappresentarono un fattore decisivo per i successi della Prussia nel campo economico come in quello militare
        
        L'artefice principale di questa politica fu Otto von Bismarck, un tipico rappresentante degli Junker: Bismarck si impegnò a realizzare una riforma dell'esercito che prevedeva l'aumento degli organici e il prolungamento del servizio di leva avendo come obbiettivo l'unificazione, obbiettivo raggiungibile solo sconfiggendo Austria e Francia sul campo di battaglia
        
        La contesa tra Austria e Prussia relativa all'amministrazione dei ducati di Schleswig, Holstein e Lauenburg costituì il pretesto per una guerra tra i due stati nel 1866, che vide la Prussia vincitrice
        
        Determinante per la vittoria fu la perfetta organizzazione dell'esercito, la migliore qualità degli armamenti e la rapidità di spostamento
        
        Con la successiva pace di Praga l'Austria dovette accettare lo scioglimento della vecchia confederazione germanica e dunque la fine dell'influenza nell'Europa centro-settentrionale; pertanto l'impero asburgico spostò il proprio centro d'interesse verso l'area danubiano-balcanica e fu diviso in due stati, uno austriaco e l'altro ungherese, uniti dallo stesso sovrano, ma ciascuno con un proprio governo e parlamento
        
        L'occasione per il conflitto con la Francia fu offerto da una questione dinastica: quando il trono di Spagna divenne vacante, la corona fu offerta ad un parente del re di Prussia, cosa che spaventava Napoleone III in quanto si sarebbe trovato accerchiato dai prussiani; a seguito poi della pubblicazione di un comunicato stampa volutamente provocatorio da parte di Bismark, la Francia dichiarò guerra alla Prussia
        
        Come per la guerra austriaca, le truppe prussiane ebbero la meglio per la loro maggiore rapidità di movimento e pochi giorni dopo, a Parigi, fu abbattuto l'impero e proclamata la repubblica: il governo francese fu costretto a chiedere l'armistizio
        
        Nel frattempo era stato proclamato l'impero tedesco (il secondo Reich) che nasceva dalla fusione della Prussia e degli stati della confederazione del nord con gli stati della Germania meridionale; successivamente, con la pace di Francoforte la Francia dovette cedervi anche l'Alsazia e la Lorena
        
        Con l'unità tedesca tramontarono molti dei valori liberal-democratici tipici dell'ottocento come il diritto di nazionalità e libertà dei popoli, mentre si affermava sempre di più l'ideologia della forza, della politica di potenza fondata sullo sviluppo degli eserciti
        
        Con 40 milioni di abitanti, una vasta disponibilità di materie prime, un'economia in continua crescita, un esercito efficiente e un sistema d'istruzione qualificato, il nuovo stato tedesco si presentava come la maggiore potenza continentale europea; la politica era di competenza del governo centrale, presieduto da un cancelliere responsabile di fronte all'imperatore, mentre il potere legislativo era esercitato dal parlamento diviso in due camere, una elettiva (il reichstag), e un consiglio federale (il bundesrat)
        
        Una vivace dialettica politica caratterizzò la Germania con la nascita di nuovi movimenti politici di massa: alle tradizionali formazioni liberali e conservative già presenti, il partito conservatore e il partito nazional-liberale, si aggiunse anche il partito cattolico del centro e il partito socialdemocratico
        
        Nei primi anni '70 Bismarck avviò una politica fortemente anticattolica, emanando diverse riforme volte ad affermare il carattere laico dello stato e a porre sotto sorveglianza il clero cattolico; questo scatenò però l'opposizione dei cattolici tedeschi che riuscirono nel giro di pochi anni a raddoppiare la loro rappresentanza in parlamento: Bismarck fu dunque costretto ad attenuare le misure da lui prese
        
        Bismarck cercò anche di soffocare lo sviluppo del movimento operaio: il parlamento infatti approvò alcune importanti leggi di tutela delle classi lavoratrici, che istituivano assicurazioni obbligatorie per gli infortuni, le malattie e la vecchiaia; l'obbiettivo di Bismarck era quello di dare soddisfazione ad alcune esigenze della classe operaia per tenerla in una posizione subalterna; tuttavia l'affermazione socialdemocratica sancì il fallimento della politica bismarckiana nei confronti del movimento operaio, cosa che contribuì anche all'allontanamento dal governo del cancelliere
        
        Nel ventennio in cui rimase al potere Bismarck fu l'arbitro dell'equilibrio europeo: dopo la vittoria sulla Francia infatti, il cancelliere tedesco costruì un sistema di alleanze con lo scopo di impedire che la Francia potesse uscire dal suo isolamento politico-diplomatico; a questo fine si alleò con l'Austria-Ungheria, con la Russia e con l'Italia
        
        Fulcro centrale del sistema Bismarckiano fu il patto dei tre imperatori, stipulato nel 1873 tra Germania, Austria-Ungheria e Russia, che si basava sulla solidarietà delle tre monarchie e aveva come obbiettivo quello di tutelare gli equilibri conservatori; questa alleanza però aveva un punto debole: la vecchia rivalità tra Austria e Russia nella penisola balcanica, dove le popolazioni slave erano in perenne conflitto contro il dominio ottomano
        
        Infatti nel 1877, a seguito di una violenta repressione da parte dei turchi di alcune rivolte scoppiate in Bosnia, in Erzegovina e in Bulgaria, la Russia dichiarò guerra e sconfisse la Turchia, sostanzialmente garantendosi l'egemonia nei Balcani: questa prospettiva allarmò le altre potenze europee che si tenevano pronte a schierarsi contro la Russia
        
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- - - - Ideologica perchè legato al concetto di nazione: ognuno infatti vedeva la propria nazione come la migliore e pertanto doveva essere anche quella più forte e con più territori
      - Culturale poichè in questo periodo si sviluppano le scienze, in particolare è qui che vengono pubblicate le opere di Darwin circa l'origine delle specie: queste, se pur forzatamente, generano una forma di razzismo che vede l'uomo bianco come la specie migliore, in quanto le sue caratteristiche gli hanno permesso di preservarsi nel tempo
        
        A questo è legato lo spirito missionario, quel dovere definito da Kipling come "fardello dell'uomo bianco", per cui quest'ultimo deve espandersi per civilizzare i nativi, le "popolazioni selvagge"
        
        L'interesse dell'opinione pubblica nei confronti delle colonie fu fortemente alimentato dall'eco generato dalle grandi esplorazioni: in questo interesse confluivano infatti la prospettiva di grandi ricchezze nascoste nei territori da esplorare, la curiosità per i luoghi ignoti, la moda letteraria dell'esotismo e le figure dei grandi esploratori stessi
      - Economica perchè le potenze europee andavano alla ricerca di materie prime a basso costo e di sbocchi commerciali: ci troviamo infatti a ridosso della seconda rivoluzione industriale durante la quale, grazie all'introduzione di nuovi metodi di produzione, si assiste ad un drastico aumento di produzione, questa però manda in crisi le fabbriche (grande depressione) che si ritrovano con prodotti che non riescono a vendere
    - - Tali conquiste furono possibili perchè sia la Tunisia che l'Egitto avevano intrapreso dei programmi di modernizzazione che finirono per provocare il dissesto delle finanze, costringendo i due paesi ad aumentare la pressione fiscale per far fronte ai debiti contratti con le potenze europee (in particolare Francia e Gran Bretagna): per evitare la bancarotta Francia e Gran Bretagna optarono per l'intervento militare
      - I principali contrasti tra i conquistatori si ebbero con la conquista del Congo da parte del Belgio: il re belga Leopoldo II si era infatti costruito una sorta di di impero personale dopo aver scoperto della presenza di ingenti quantità di risorse minerarie, e cercò di consolidare il suo dominio attraverso uno sbocco sull'Atlantico, suscitando però l'opposizione del Portogallo, detentore dei territori presi di mira da Leopoldo
        
        Lo scontro armato si riuscì ad evitare grazie alla conferenza di Berlino del 1884 convocata da Bismark: questa riconobbe la sovranità personale di re Leopoldo sul suo territorio e gli fu assegnato un piccolo sbocco sul mare; alla Germania fu riconosciuto il protettorato sul Togo e sul Camerun; la Gran Bretagna ebbe il controllo sul basso Niger; alla Francia andarono i territori sulla riva destra e sull'alto corso del Congo
        
        Dai territori ottenuti i Francesi iniziarono una politica espansionistica contro gli stati mussulmani del Sahara ottenendo enormi territori; contro questa espansione la Gran Bretagna non oppose resistenza, poichè non erano territori di suo interesse mentre si concentrò sull'Africa sud-orientale, importante per il controllo dell'Oceano Indiano
        
        Tra il 1885 e il 1895 i britannici risalirono il continente con l'intenzione di saldare i possedimenti britannici a sud dell'equatore con quelli della regione del Nilo, assicurandosi un dominio ininterrotto; questo disegno però si scontrava con la presenza della Germania che si era già assicurata i territori di interesse britannico: la Gran Britannia dunque stipulò un accordo con la Germania secondo il quale veniva riconosciuta l'Africa tedesca e in cambio la Gran Bretagna otteneva l'isola di Zanzibar, nodo importantissimo per i commerci nell'Oceano Indiano
        
        Anche qui la Gran Bretagna rischiò di scontrarsi con i francesi ma, siccome questi ultimi non erano preparati ad uno scontro, ritirarono le truppe cosa che allentò i rapporti tra le due potenze
        
        In Africa meridionale l'imperialismo della Gran Bretagna si scontrò con il nazionalismo boero: i Boeri erano i discendenti degli agricoltori olandesi che nel 1600 avevano colonizzato la regione del Capo di Buona Speranza, caduti poi sotto la sovranità della Gran Bretagna durante le guerre napoleoniche; per sfuggire alla sottomissione, molti di loro si spostarono verso nord dove fondarono le repubbliche dell'Orange e del Transvaal; la scoperta di ricchi giacimenti d'oro e diamanti risvegliò l'interesse della Gran Bretagna
        
        Se nella prima guerra boera i britannici vennero sconfitti, nel periodo successivo la politica britannica si fece più aggressiva: a capo di questo nuovo movimento ci fu Cecil Rhodes, che investì parte del suo immenso patrimonio affinchè la Gran Bretagna potesse espandersi fino allo Zambesi, circondando completamente i boeri e avviando un afflusso di immigrati nelle miniere, fenomeno che rischiava di stravolgere il carattere patriarcale e contadino della società
        
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    - - Dal punto di vista economico l'esperienza coloniale ebbe alcuni effetti positivi sui paesi che ne furono investiti: vennero messe a coltura nuove terre, introdotte nuove tecniche agricole, costruite infrastrutture e avviate attività industriali e commerciali, questo al prezzo del continuo impoverimento di risorse materiali e umane
      - Il razzismo condizionò molto la politica degli stati europei: infatti furono censite le razze e accentuate le divisioni all'interno delle società; le nuove città coloniali furono spesso caratterizzate da quartieri separati e dalla creazione di confini che dividevano la vita degli indigeni da quella degli europei
        
        Gli effetti della colonizzazione sulle culture dei paesi afro-asiatici furono drammatici: mentre alcune politiche, come quella britannica, furono più rispettose degli usi locali, altre, come quella francese, furono molto più oppressive, nel tentativo di introdurre elementi di modernizzazione forzata; infatti interi sistemi di vita, di riti, di credenze, di costumi, e di valori entrarono in crisi: nei molti casi in cui mancava una tradizione scritta, rimase appena traccia di queste culture
      - Sul piano politico l'espansione coloniale finì per favorire la formazione di nazionalismi locali a opera di nuovi dirigenti, formatisi nelle scuole europee dove avevano avuto la possibilità di assorbire gli ideali democratici e i principi del nazionalismo
- - - - Inizialmente furono reparti specializzati di SS (i "gruppi operativi") a eseguire le fucilazioni di massa, ma questa procedura richiedeva tempi lunghi, era troppo visibile e poteva provocare la resistenza dei militari; pertanto dal 1941 furono impiegate delle camere a gas mobili, dei veicoli diesel i cui gas di scarico intossicavano gli ebrei
        
        Nel frattempo era iniziata la costruzione del primo campo di sterminio a Belzec: deportare milioni di ebrei costituiva un grosso problema organizzativo, risolto nella riunione di Wannsee nella quale fu deciso di incentivare la deportazione ad est della Germania, in viaggi che avrebbero visto i più deboli perire per "selezione naturale"
        
        Soprattutto ad Auschwitz cominciarono a giungere deportati provenienti da tutta Europa: all'arrivo avveniva una selezione che separava gli adatti al lavoro ai non adatti, agli anziani e ai bambini, che venivano spediti direttamente nelle camere a gas e poi cremati; le vittime di questa procedura ammontano a circa 6 milioni
        
        Altre vittime dei campi erano zingari, sinti e rom, anch'essi oggetto dei pregiudizi raziali nazisti
        
        Lo sterminio non si arrestò nemmeno dopo la guerra, quando i superstiti furono costretti a percorrere lunghe marce nel gelo dell'inverno, per evitare l'arrivo dei sovietici nei lager e per occultare l'infamia che si erano procurati; Auschwitz così divenne nel tempo l'emblema del male assoluto