dall'oralità alla scrittura: la documentazione prodotta dagli assistenti sociali è concatenata agli aspetti metodologici e professionali e svolge funzioni amministrativo-burocratiche. I professionisti devono essere in grado di gestire informazioni, notizie e dati utili nel rapporto con il singolo cittadino, all'interno dell'organizzazione e nel più ampio contesto in cui operano. Devono adoperarsi per garantire la rispondenza ai principi legislativi e l'adempimento alle necessità istituzionali di comunicazione e informazione. Il rischio è che i due aspetti non trovino equa attenzione, o che prevalgano logica adempitiva-formale o burocratizzazione dell'agire professionale. Esiste un momento precedente la produzione di un documento in cui l'assistente sociale si ferma, si interroga, prende degli appunti, abbozza una versione del suo scritto. Esiste il processo di documentazione in senso stretto. Ci sono una serie di funzioni che la scrittura svolge o può svolgere. Gli assistenti sociali dedicano parte del tempo-lavoro a scrivere, la scrittura è vissuta come attività marginale, accessoria. Neve e Dellavalle sottolineano come il problema dei forti carichi di lavoro si rifletta sulla scarsità di tempo da dedicare alla scrittura. A questa corrisponde un'insufficiente attenzione di parte delle organizzazioni al valore e al significato dei processi di documentazione; il mandato è altro e scrivere viene raramente considerato una priorità. L'atteggiamento può spingere un'eccessiva spinta al fare da parte del professionista e la conseguente difficoltà entro i servizi e da parte dei servizi a dedicare spazi e luoghi al pensiero. La sfida è riappropriarsi di una maggiore padronanza del tempo e farlo entrare come variabile importante, consapevole e dominata nel lavoro di servizio. Anche il tempo per scrivere deve essere definito, programmato e negoziato con l'organizzazione di appartenenza. Deve trasformarsi in una risorsa, sia per far crescere la scrittura e sia per recuperare sapere dal fare.
scrivere l'oralità: gran parte della scrittura all'interno delle professioni d'aiuto consiste nel trasporre la quotidiana comunicazione orale in una pagina scritta, nel trasformare un dialogo in un testo, nel senso forte che l'etimo richiama, ovvero come intreccio, trama fili di tessuto. Il testo scritto è frutto di un divenire, di un processo, di un'elaborazione di idee e pensieri, di una trasformazione di parole che appartengono a noi e ai nostri interlocutori. Scrivere l'oralità significa passare dalla plasticità e mutevolezza dello scambio orale alla compiutezza della scrittura. Significa selezionare e interpretare, dare organicità ai propri pensieri, fermare quanto osservato e vissuto e cristallizzarlo in un foglio secondo regole precise. La scrittura è un sistema che contribuisce a definire i significati che vengono condivisi, a segnare le intenzioni comunicative dei diversi soggetti, a sostenere la capacità di comprensione dei destinatari. Il momento della stesura di un testo solleva molti interrogativi circa le modalità per trasporre l'oralità in scrittura in modo adeguato, pertinente al contesto comunicativo ed efficace allo scopo; affrontare dei cambiamenti di strumentazione senza perdere la specificità e la ricchezza di elementi che spesso appartengono al non verbale. Si rischia inoltre di perdere l'aggancio al contesto comunicativo. Il parlato è adeguato o prova ad adeguarsi continuamente all'interlocutore e alla situazione comunicativa: viene pronunciato in un contesto che lo competa, lo sostiene e lo condiziona e che ne è condizionato.