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Canto monodico e melodramma, Documenti scritti - Coggle Diagram
Canto monodico e melodramma
La grande diffusione della polifonia e le forme editoriali del madrigale, della villanella e della canzonetta (che caratterizzano la musica profana del Cinquecento) indicano quali erano gli orientamenti prevalenti delle classi colte, ma non esauriscono il quadro delle attività musicali
Il canto era un modo di recitare la poesia aggiungendo efficacia alle parole
Baldassar Castiglione nel Cortegiano dichiara di apprezzare l'arte di <<cantare alla viola per recitare>>
Prassi sostanzialmente improvvisativa
Volumi di frottole per voce e liuto pubblicati da Petrucci
I madrigali di9 Verdelot adattati per voce e liuto da Adrian Willaert
Nel Cinquecento era uso "cantare ottave", cioè cantare strofe dei poemi epici e particolarmente dell'Orlando Furioso, servendosi di moduli melodici prefissati.
Moduli di questo genere erano notissimi all'epoca e venivano anche usati per variazioni strumentali, o come bassi ostinati, sulla cui base inventare nuove melodie
Negli ultimi anni del Cinquecento, in piena epoca polifonica, la centralità del canto monodico si andava affermando nei cenacoli intellettuali, soprattutto fiorentini.
Il proposito degli intellettuali riuniti in questi incontri era di studiare e di ridare circolazione moderna non solo alla concezione musicale degli antichi greci, ma all'uso della musica nello spettacolo tragico
Sono famose le Camerate Fiorentine
La camerata presso il conte Giovanni de'Bardi
La storia della Camerata de'Bardi si svolse in 3 fasi
Seconda fase:
dal ritorno di Ferdinando alla fine del secolo
Domina la presenza di Emilio de 'Cavalieri in qualità di sovrintendente della musica e degli spettacoli di corte, ovvero di organizzatore degli spettacoli e di coreografo oltre che di compositore.
Terza fase:
Ambientata a casa di Jacopo Corsi
Jacopo Corsi aveva preso il ruolo di Bardi dopo il suo trasferimento a Roma, Vedono la luce Le nuove musiche e i primi esempi di vero e proprio melodramma
Prima fase:
dal 1579 al ritorno dall'esilio romano del fratello Ferdinando
In questa fase la polifonia viene messa sotto accusa, e viene proclamata la superiorità del canto monodico, promosso soprattutto da Vincenzo Galilei (padre di Galileo), che promosse il suo pensiero nell'accademia neoplatonica con relative dimostrazioni del nuovo stile, oggi perdute
La camerata presso Jacopo Corsi
Lo stile di canto che nacque da queste esperienze viene di solito designato come "Recitar cantando"
una sorta di declamazione musicale che non aveva ovviamente nulla a che fare con la musica greca, ma aveva legami melodici con il madrigale polifonico coevo.
Questo modo di cantare che poi diventerà tipico della tradizione operistica italiana, prenderà il nome di recitativo
Le ulteriori innovazioni ebbero la musica italiana come epicentro
Corelli fissò due tipi formali
La sonata e il concerto da chiesa
composto di quattro movimenti nella sequenza lento - veloce - lento - veloce
La sonata e il concerto da camera
adottava le forme di danza della suite, a volte introdotte da un preludio
Antonio Vivaldi forgiò un nuovo tipo di concerto
Il concerto solistico
Il tardo-barocco determinò la crescente importanza di tipi formali normalizzati, come la suddivisione del brano in due parti, entrambe ritornellate, in cui la seconda fa da specchio e risposta alla prima
Il principio della sonata scarlattina e dei movimenti di danza tanto frequenti nelle opere strumentali di Bach
Il madrigale polifonico coevo si tratta di un canto che tendeva a imitare le inflessioni della parola recitata, stilizzando musicalmente gli accenti e le durate delle sillabe, la direzione ascendente o discendente dell'intonazione e il dosaggio dell'intensità del timbro
Nella loro ricerca in cui la musica doveva far parlare o far danzare, i musicisti non avevano trovato molte alternative alla polifonia rinascimentale
Molto spesso la musica strumentale imitava lo stile contrappuntistico della musica vocale del tardo Cinquecento
La sempre crescente padronanza della nuova tonalità, ossia delle scale maggiori e minori, raggiunse un punto in cui era possibile scoprire nuovi principi di una forma puramente musicale
Qualunque altezza armonica intraprendesse, la triade di re maggiore, ad esempio, acquisiva stabilità con l'attenersi alle note della scala e ne guadagnava anche in dinamismo, però sarebbe comunque stato il suo fine ultimo
per raggiungere la stabilità poteva utilizzare l'attrazione conclusiva della cadenza perfetta V - I.
L'effetto era così potente da venire generalmente tenuto in serbo per i finali di brani o le singole sezioni, il tutto con un ritmo assai più scandito.
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