MECCANISMI DI PATOGENICITA'
Per colonizzare il tenue, organo in cui causano la malattia, è necessario che i vibrioni riescano a eludere i meccanismi di difesa dell'immunità innata, superino la barriera di muco e raggiungano i villi intestinali, aderiscano e colonizzino le superfici epiteliali, si replichino e si trasformino in una forma sedentaria e infine inizino a produrre e secernere le tossine e altri fattori responsabili della disfunzione e del danno cellulare e conseguentemente della patologia.
Poiché i vibrioni sono sensibili all'acidità dello stomaco è indispensabile l'ingestione di una carica infettante elevata. Dopo essersi fatto strada attraverso il muco secernendo delle mucinasi, il vibrione colonizza la superficie utilizzando diversi fattori: uno dei più importanti è il TCP, un pilo presente in diverse copie sulla superficie cellulare, recettore per l'ingresso del fago filamentoso CTX che trasporta i geni delle principali tossine del vibrione. A livello del tenue i vibrioni producono e secernono la tossina colerica, una proteina oligomerica costituita da cinque subunità B formanti un pentamero ad anello e da un'altra subunità A legata in maniera non covalente a questo. Il pentamero possiede i siti di legame per i recettori della membrana cellulare, la tossina viene quindi traslocata in microvescicole nel citoplasma e, attraverso l'associazione con microfilamenti di actina, trasportata nel reticolo endoplasmatico. A questo punto la subunità A si dissocia dal complesso, viene attivata da una proteasi endocellulare e si ritrova libera nel citosol dove esplica la sua attività enzimatica. Questa consiste nella ADP-ribosilazione di una proteina G che controlla il funzionamento dell'adenilato ciclasi con conseguente attivazione dell'enzima e incremento del livello di AMP ciclico. Tale incremento stimola la secrezione di ioni cloro nel lume intestinale, accompagnata da perdita di acqua, ioni sodio e bicarbonato. Alla patogenesi del colera concorre anche una tossina chiamata Zot che modifica le giunzioni serrate tra le cellule epiteliali favorendo la perdita di liquidi. I danni che provoca il vibrione sono in realtà invisibili macroscopicamente, fatta eccezione per una lieve iperemia dei tessuti, ciò significa che i danni avvengono perlopiù a livello biochimico.
PATOLOGIA
La manifestazione clinica più caratteristica del colera è un'imponente diarrea acquosa che può raggiungere volumi di 8-12 L nelle 24 ore, con feci ad acqua di riso per la presenza di frustoli di muco. La perdita di liquidi si accompagna a quella di sali, in particolare sodio, potassio e bicarbonato, e la conseguenza è una disidratazione più o meno accentuata accompagnata da ipopotassiemia e acidosi metabolica. In assenza di trattamento la letalità è particolarmente alta e può superare il 50%. Questo dato è completamente differente nel caso in cui si intervenga tempestivamente somministrando per via orale liquidi per reintegrare la perdita di acqua e sali. L'uso di antibiotici non modifica il decorso della malattia ma riduce l'eliminazione dei batteri nell'ambiente.
DIAGNOSI
La diagnosi di laboratorio si basa sulla ricerca del vibrione in campioni di feci emesse dai pazienti o prelevate con un tampone rettale. Abitualmente si consiglia l'arricchimento del campione in acqua alcalina, terreno che favorisce lo sviluppo del vibrione del colera ma inibisce la crescita di enterobatteri eventualmente presenti. L'arricchito viene quindi seminato su un terreno selettivo e sulle colonie sospette viene effettuato il test dell'ossidasi: nel caso di positività, l'identificazione definitiva viene effettuata mediante spettrometria di massa o con la ricerca degli antigeni. Negli ultimi anni si stanno diffondendo ceppi resistenti agli antibiotici comunemente usati come complemento della terapia anticolerica.