Successivamente approdò sull'isola dei Ciclopi, grandi giganti con un occhio solo, dove incontrò il figlio di Poseidone, Polifemo, che lo rinchiuse nella sua caverna insieme ai suoi compagni. Ogni giorno andava al pascolo con il suo gregge e quando ritornava torturava e divorava alcuni uomini dell'equipaggio. Allora Odisseo insieme a gli altri suoi compagni rimasti escogitarono un piano per scappare. Il giorno dopo, quando Polifemo uscì col gregge, Odisseo e l'equipaggio affilarono un tronco, appena il gigante tornò nel rifugio mangiò altri due uomini, poi Odisseo gli offrì un po' di vino dicendogli di chiamarsi Nessuno. Polifemo, che gradì il vino, non lo mangiò, anzi, gli promise un premio: lo avrebbe mangiato per ultimo. La stessa notte l'equipaggio prese l'affilato tronco, salì sul letto e infilzo l'unico e grande occhio del ciclope rendendolo cieco. Polifemo saltò giù dal letto confuso, urlando dal dolore e dalla rabbia e chiedendo aiuto agli altri giganti. Polifemo diceva di essere stato accecato da Nessuno, ma i Ciclopi, pensando fosse stato un dio a punirlo, lo ignorarono. Il giorno dopo Polifemo liberò il gregge, allora Odisseo e l'equipaggio approfittarono della situazione, si nascosero sotto le pecore e una volta usciti presero le barche e scapparono.
Dopo essere stato sull'isola dei Ciclopi approdò nelle isole Eolie, dove venne accolto da Eolo, dio dei venti. Odisseo e l'equipaggio restarono lì un mese e alla fine di questi giorni, il dio, per far navigare tranquillamente il re di Itaca e i suoi compagni verso casa, donò al naufrago un otre contenente tutti i venti contrari alla navigazione. Quando Odisseo e l'equipaggio ripresero il viaggio verso la patria qualcuno dei compagni, per curiosità o per dispetto nei confronti del capitano, aprì l'otre liberando tutti i venti cattivi imprigionati in esso, mandando le navi nuovamente fuori rotta.
Dopo la brutta tempesta, generata dai cattivi venti fuoriusciti dall'otre, Odisseo e l'equipaggio fecero tappa nella terra dei Lestrigoni, dove vivevano giganti mangia uomini. Ma appena le navi dell'eroe cercarono di approdare sulla costa, vennero distrutte dai grandi e mostruosi abitanti di quel territorio, solo quella di Odisseo si salvò.
Dopo aver perso le altre navi Odisseo raggiuse l'isola di Circe, una potente maga che trasformò i suoi compagni in maiali. Solo uno si salvò e riferì l'accaduto al suo capitano. Saputo l'accaduto Odisseo andò in cerca dei suoi compagni. Nel tragitto l'eroe incontrò Ermes che lo avvertì di tutto quello che sarebbe successo e poi gli donò un fiore che lo avrebbe protetto dalle magie di Circe. Quando Odisseo incontrò la maga successe tutto quello che il messaggero aveva predetto. Odisseo riuscì a far togliere ai compagni la maledizione a loro assegnata, ma Circe riuscì, con la sua bellezza, a convincere l'eroe di restare con lei. Passò un anno e la maga dovette lasciar andare Odisseo, ma il re prima di partire dovette andare negl'inferi a parlare con l'indovino Tiresia per sapere il suo futuro.
Per entrare negl'inferi Odisseo dovette donare del sangue di pecora ai morti con cui voleva parlare. La prima persona che bevve il sangue di pecora fu l'indovino Tiresia che previse tutto quello che succederà nel viaggio. Odisseo e l'equipaggio sarebbero passati con la sua nave vicino agli scogli della sirene, poi ad un bivio avrebbe scelto la rotta che l'avrebbe portato ad approdare sull'isola del sole, dove tutti i suoi compagni sarebbero morti e in fine lo avvisò che nella sua dimora ora alloggiavano delle persone che divoravano i suoi averi, i Proci. Dopo queste parole Odisseo scorse nell'ombra la sagoma di sua madre, l'eroe con gioia, ma anche tristezza, le andò incontro a braccia aperte. Dopo aver incontrato anche altri eroi protagonisti con lui nella guerra di troia e avendo soddisfatto il suo desiderio di sapere Odisseo uscì dagl'inferi e con i compagni salparono dall'isola di Circe pronti ad affrontare nuove prove.
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