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LA SPEDIZIONE DEI MILLE - Coggle Diagram
LA SPEDIZIONE DEI MILLE
Francesco Crispi e Rosolino Pilo: due mazziniani siciliani rifugiati a Torino che seguivano con attenzione i segni del crescente malcontento popolare dell’Italia meridionale, pronti a intervenire
furono loro a suggerire a Garibaldi di guidare la «spedizione dei Mille», ma la diversità di opinioni bloccò l’azione del governo piemontese, che non fece in concreto nulla né contro né in favore della spedizione
Informato dei preparativi della spedizione, Cavour si dichiarò contrario, poiché temeva di irritare la Francia e l’Inghilterra e diffidava dei democratici e dei repubblicani
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La notte tra il 5 e il 6 maggio 1860, 1070 volontari (i Mille) guidati da Giuseppe Garibaldi partirono da Quarto*, presso Genova, su due piroscafi: il Piemonte e il Lombardo
Disponevano di pochi fucili antiquati e pochissime munizioni dopo essersi riforniti di armi sbarcarono a Marsala l'11 maggio 1860 e i garibaldini ottennero importanti successi contro l’esercito borbonico: a Calatafimi, Palermo e Milazzo.
Man mano che procedeva, Garibaldi assumeva la dittatura sulle terre conquistate in nome di Vittorio Emanuele II
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Garibaldi, dopo un’iniziale apertura, decise di non appoggiare il tentativo di riscatto sociale promosso dai contadini: si rese conto che senza l’appoggio della classe dirigente meridionale l’impresa sarebbe andata incontro a un sicuro fallimento
quando gli insorti manifestarono, Garibaldi non esitò a ordinare la repressione. Gli episodi più gravi si verificarono a Bronte (4 agosto 1860), dove le truppe garibaldine agli ordini di Nino Bixio, braccio destro di Garibaldi, arrestarono e fucilarono i rivoltosi
20 agosto: i Mille sbarcarono in Calabria, mentre in Sicilia venne formato un governo provvisorio sotto la guida di Francesco Crispi e il 7 settembre entrarono a Napoli
Il 1° ottobre ci fu l’ultima e decisiva battaglia, anche questa vinta da Garibaldi, lungo le rive del fiume Volturno
Il successo di Garibaldi fece mutare opinione a Cavour che ora riteneva indispensabile un intervento diretto dell’esercito sabaudo, i motivi furono:
il timore che Garibaldi proseguisse la sua azione puntando su Roma, il che avrebbe provocato l’intervento dell’esercito francese
la possibilità di annettere le Marche e l’Umbria, appartenenti allo Stato Pontificio.
la paura che Garibaldi accogliesse l’invito proveniente dai mazziniani di proclamare nel Sud dell’Italia la repubblica
21 ottobre: nelle regioni che erano appartenute al Regno borbonico si tennero dei plebisciti a suffragio universale
26 ottobre 1860: storico incontro tra V. Emanuele II e Garibaldi a Teano (Caserta) che costrinse Garibaldi a ritirarsi e a consegnare i territori conquistati
17 marzo 1861: si riunì a Torino il primo Parlamento nazionale e V. Emanuele II fu dichiarato «re d’Italia per grazia di Dio e volontà della Nazione»
3 mesi dopo, il 6 giugno 1861, moriva Cavour. L’Italia appena nata perdeva il suo principale artefice.