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La dittatura fascista - Coggle Diagram
La dittatura fascista
- l'Italia nel primo dopoguerra
Aumentò la disparità economica tra Nord e Sud. Ci furono una lunga serie di scioperi che coinvolsero grandi città come Torino, Milano, Genova dove erano grandi industrie (Fiat, Pirella, Ansaldo)
Si diffusero moti di piazza che coinvolsero operai, piccola borghesia… Ci furono assalti alle rivendite di generi alimentari nel corso dei quali furono prelevati prodotti di prima necessità
Per questo motivo il periodo compreso tra 1919 e 1920 passò alla storia con il nome di "biennio rosso" (dal colore delle bandiere dei socialisti)
- I contadini occupano le terre dei proprietari
I braccianti erano costretti a lavorare le terre dei padroni per uno stipendio sempre più basso. Per questo la ribellione arrivò anche nelle campagne
I contadini della Val Padana occuparono le terre e ottennero aumenti di stipendio e la riduzione a 8 ore di lavoro
Nell'Italia centrale, uniti in associazioni socialiste o cattoliche riuscirono a far dimezzare i licenziamenti e a far aumentare il raccolto spettante ai mezzadri
Nel Meridione i braccianti occuparono le proprietà dei latifondisti chiedendo al Governo le terre promesse durante la guerra
- Scontento per la Vittoria "mutilata"
Lo scontento dovuto alla Vittoria "mutilata", chiamata così in quanto all'Italia non era stata riconosciuta la Dalmazia. Per questo evento venne accusata l'incapacità del sistema politico liberale
Come protesta, i nazionalisti, tra cui Gabriele D'Annunzio; nel settembre 1919 occuparono la città di Fiume
La situazione si risolse quando tonò al governo Giolitti che firmò il Trattato di Rapallo con cui Fiume veniva dichiarata città libera
Dopo 13 mesi di occupazione e giorni di scontro, le milizie di D'Annunzio firmarono la resa e lui non subì conseguenze
- La riconversione industriale
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Le industrie sono costrette a passare dalla produzione di armi alla produzione civile, cioè di altre merci. Questo processo di riconversione industriale era complesso e costava molto
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- Gli operai occupano le fabbriche
Estate - Autunno 1920: occupazione delle fabbriche del Nord da parte degli operai. Chiedevano aumenti di salari e partecipazione diretta alla gestione delle aziende
Il Governo di Giovanni Giolitti, per non rischiare un conflitto tra borghesia e proletariato decise di prendere tempo fino al naturale esaurimento del movimento
Quando gli operai si resero conto che senza capitali e materie prime no potevano far partire le fabbriche, cercarono un compromesso: la restituzione delle fabbriche agli imprenditori in cambio di un aumento della paga e del diritto di controllo sull'operato dei dirigenti
Enormi perdite nel lato umano ed economico, questo ha provocato una grave crisi economica. Il debito pubblico era altissimo perciò il Governo era ricorso ai prestiti nazionali dai cittadini e dagli USA.
Fu emessa una grande quantità di nuove banconote che provocò la svalutazione a cui seguì l'inflazione: il costo della vita aumentò e questo portò a forti tensioni sociali
- Clima di paura e insicurezza
In Italia c'era un forte clima di paura e di allarme nelle classi dirigenti e nei ceti medi benestanti; si temeva una rivoluzione socialista. Questa fu una delle prime cause dell'ascesa del fascismo**
- Nascita e diffusione del fascismo
- Fondazione del Partito Fascista
1919:per iniziativa di Benito Mussolini si era formato il movimento fascista, diventato Partito Nazionale Fascista nel 1921
All'inizio raccolse scontenti per le riforme per le classi popolari, come il voto alle donne, la riforma agraria e la requisizione dei beni ottenuti in modo illecito.
Poi, intenzionato a ristabilire l'ordine, anche con l'uso della forza si schierò al fianco di industriali e proprietari terrieri ottenendo l'appoggio dell'alta e media borghesia
- Nessuno ottiene la maggioranza
Nell'elezione del 1919 il Partito Socialista ottenne più deputati delle elezioni precedenti e i liberali che avevano governato fino ad allora, persero la maggioranza assoluta
Poiché nessun partito ottenne la maggioranza, ci furono nuove elezione nella primavera 1921 e i risultati elettorali confermarono le elezioni precedenti
Le forza politiche avrebbero dovuto raggiungere accordi su programmi e obiettivi ma non ci riuscirono. Pertanto si susseguirono Governi molto deboli
- Nasce il Partito Comunista
Il Partito Socialista era diviso tra riformisti, favorevoli a grandi riforme e massimalisti che volevano fondare una Repubblica Socialista
Nacque poi una nuova corrente guidata da Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci* che aveva come modello i sovietici e che nel 1921 diede vita al Partito Comunista d'Italia**
- Mussolini sfrutta la crisi per il consenso
Le difficoltà economiche e le tensioni sociali favorirono la crescita del movimento fascista. Mussolini sfruttò la paura de l popolo e gli +interessi economici, soprattutto il risentimento dei reduci* della Grande Guerra, assicurandogli un futuro
Ricevette l'appoggio dei nazionalisti che volevano un'Italia forte, della classe dirigente, degli industriali, dei proprietari terrieri e dei piccolo-borghesiche temevano le idee rivoluzionarie
- Si forma un partito cattolico
1919: i cattolici fondano il Partito Popolare, il cui ispiratore e primo segretario è Luigi Sturzo. In questo modo anche loro facevano parte del mondo politico.
I valori erano la famiglia, la difesa della religione e il rispetto della proprietà privata e della libera iniziativa economica. Era una forza moderata che assunse una posizione di centro, tra destra e sinistra
- I fascisti contro gli avversari politici
Dopo le elezioni del 1921, i fascisti intensificarono l'uso della violenza, dandosi un'organizzazione paramilitare. Nacquero le "squadracce", che svolgevano spedizioni punitive contro socialisti, comunisti e sacerdoti arrivando a uccidere i loro esponenti
Il Governo liberale guidato da Luigi Facta fu incapace e ne sottovalutò la gravità ritendo il fascismo destinato a concludersi in breve tempo**
La debolezza del governo favorì il movimento fascista che faceva della forza, dell'ordine e della capacità organizzativa, uniti al culto di Mussolini la propria bandiera
- Mussolini istruisce nuovi organi di potere
Mussolini Duce del fascismo, cominciò ad affermare il suo potere personale e quello del Partito Nazionale Fascista (PNF)
Istituì 2 nuovi organismi:
- il Gran Consiglio del Fascismo: il massimo ente direttivo del partito e l'organo decisionale dello stato e al suo interno si decideva se promuovere una legge o no
- la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale in cui erano le squadracce armate: era agli ordini del Duce e aveva il compito di scoprire tutti gli oppositori del PNF, indicandoli come soggetti pericolosi per la sicurezza nazionale
- Le elezioni del 1924 vinte con violenza
- 1923 nuova legge elettorale: il partito con più voti otteneva la maggioranza assoluta in Parlamento
- 1924 i candidati del PNF presentano un'unica lista chiamata "listone"
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- Mussolini capo del nuovo governo
Il sovrano affidò a Mussolini di formare il nuovo Governo, legittimando il colpo di stato e violando le norme dello Statuto Albertino e la legalità: infatti il movimento fascista non aveva vinto le elezioni
Entrarono a far parte del Governo anche i rappresentati del Partito Popolare, liberali e nazionalisti convinti che il partito fascista si sarebbe adattato alle regole della democrazia
Votarono contro solo repubblicani, socialisti e comunisti. Anche Giolitti lo appoggiò, era convinto di poterlo usare per arginare la temuta avanzata delle sinistre per poi sbarazzarsene
- Responsabilità di Mussolini
Con l'omicidio i gruppi moderati si allontanarono dal fascismo. Poco dopo, con l'appoggio del re, Mussolini rivendicò la "responsabilità politica, morale e storica" dell'omicidio e dichiarò che non avrebbe esitato a usare la forza contro gli avversari politici
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Mussolini decise di prendere il potere e il 28 ottobre 1922 le squadre di camicie nere armate si diressero a Roma per occuparla. Il Primo Ministro Facta decise di reagire e chiese al re Vittorio Emanuele III di intervenire dichiarando lo stato d'assedio.Lui però si rifiutò temendo una guerra civile
Il giorno dopo Facta rassegnò le dimissioni insieme a tutto il Governo che aveva guidato fino a quel momento. Non si oppose mai al regine e nel 1924 fu nominato senatore del Regno
Nuove riforme e un regime dittatoriale e totalitario: dittatoriale perché tutti i poteri dello Stato erano di Mussolini e totalitario perché il PNF divenne l'unico partito politico del paese
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