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PSICOLOGIA CLINICA: IL COLLOQUIO CLINICO E LE TECNICHE COMUNICATIVE (slide…

- - - - COMPITO DEL TERAPEUTA: INTEGRARE le DUE AGENDE! Deve integrare la sua agenda personale con quella professionale e contemporaneamente integrare quella del paziente
        
        APPROCCIO CENTRATO SUL PAZIENTE:
        
        Nel relazionarsi con il paziente il medico esplora l’agenda del paziente
        
        Il paziente si sente legittimato ad esprimere i propri vissuti e partecipa attivamente al processo decisionale, ed ai trattamenti.
        
        Flusso comunicativo bidirezionale
    - - AGENDA IMPLICITA: In modo non esplicito, manifestando segnali verbali/non verbali di insoddisfazione, incoerenza, disagio
      - AGENDA ESPLICITA: Esprimendo esplicitamente il proprio disagio/preoccupazione
- - - - Tecniche utilizzate: DOMANDE APERTE DIRETTIVE E NON, CHIARIFICAZIONI, VERIFICHE, SINTESI, COMMENTI SULLE EMOZIONI , FACILITAZIONI , COMMENTI RIFLESSIVI
    - - Tecniche utilizzate: DOMANDE APERTE DIRETTIVE E NON, CHIARIFICAZIONI, VERIFICHE, SINTESI, COMMENTI SULLE EMOZIONI , DOMANDE CHIUSE
        
        DOMANDE CHIUSE: risposte si/no, vero/falso, risposta multipla, risposte brevi
    - - Tecniche utilizzate: DOMANDE APERTE NON DIRETTIVE
    - - Tecniche utilizzate: **DOMANDE APERTE DIRETTIVE , CHIARIFICAZIONI, VERIFICHE, SINTESI, COMMENTI SULLE EMOZIONI , TECNICHE SPECIFICHE DEL DARE INFORMAZIONI
- - - - COMUNICAZIONE VERBALE
        
        RACCOLTA DELLE INFORMAZIONI vengono utilizzate le TECNICHE NON DIRETTIVE e DIRETTIVE CENTRATE SUL PAZIENTE
        
        TECNICHE NON DIRETTIVE: Uso del silenzio, incoraggiamento non verbale, facilitazioni e incoraggiamenti verbali e domande aperte non direttive
        
        DOMANDE APERTE NON DIRETTIVE:
        
        Usata per aprire l'intervista o per introdurre un'ulteriore area d'indagine;
        
        Segnala la disponibilità di ascolto;
        
        Da usare tutte le volte che il **paziente/utente introduce un
        nuovo argomento**
        
        TECNICHE DIRETTIVE: commenti riflessivi, ripetizioni, domande aperte direttive, sintesi, riformulazioni
        
        DOMANDE APERTE DIRETTIVE: Usata per indagare aree specifiche; Consente la chiarificazione di dettagli e scoraggia
        una elaborazione irrilevante da parte del paziente
        
        COMMENTO RIFLESSIVO: Ripete o riformula parte di ciò che l’utente ha detto o completa un sua frase aiutandolo a continuare il discorso in quella direzione; Evidenzia un segnale non verbale inviato dal paziente
        
        SINTESI:
        
        Usata per riepilogare quanto detto dal paziente/utente sottolineando tutti gli aspetti che fino a quel momento sono stati espressi;
        
        Trasmette ascolto attento e comprensione
        
        E’ un’utile tecnica per porre strutturare il colloquio e verificare la completezza dell’agenda (stabilendo anche le priorità dell’interlocutore)
        
        FACILITAZIONE: incoraggia l’utente a dire di più o a continuare la sua storia e trasmette ascolto (passivo)
        
        TRANSIZIONE: orienta il paziente rispetto al colloquio o alla visita e struttura i contenuti le fasi del colloquio
        
        VERIFICA:
        
        Usata per controllare l'accuratezza dell'informazione ottenuta. Da usare quando si è confusi od incerti
        
        Rassicura il paziente/utente che percepisce
        interesse nei suoi confronti
        
        Consente al paziente/utente di correggere eventuali errori
        
        CHIARIFICAZIONE:
        Viene usata quando il paziente ha scelto uno parola con significato ambiguo, confuso o vago;
        E’ usata anche per conoscere il significato che il paziente attribuisce all’espressione scelta
        
        GESTIONE DELLE EMOZIONI
        
        EMOZIONE
        Dal latino “ex-movere” - stato affettivo intenso e di breve durata il quale:
        
        ha un inizio, una durata e una fase di attenuazione
        
        ha una configurazione caratteristica
        
        induce dei cambiamenti sia sul piano fisiologico (es. sensazioni corporee, espressioni del volto) che cognitivo (in relazione a scopi e credenze) e comportamentale (sono tutti e 3 necessari per descrivere l’emozione)
        
        è indotto da una causa precisa: stimolo esterno (evento, oggetto che attiva i sensi) / interno (evocazione di un’immagine, alterazione neurochimica)
        
        può comportare l’interruzione dei processi di pensiero
        
        EMOZIONI PRIMARIE: gioia, rabbia, paura, disgusto, sorpresa, tristezza
        
        Gli stimoli che inducono queste emozioni hanno significato evoluzionistico e mirano alla sopravvivenza e al recupero di uno stato di benessere.
        Funzionano infatti come segnali interni per comunicare al soggetto la necessità di attivarsi e predisporsi all’azione.
        Corrispondono agli eventi fondamentali per la sopravvivenza dell’individuo e della specie:
        Felicità-Tristezza > presenza o perdita dell’individuo amato Paura> presenza di un predatore/pericolo, ricerca di accudimento Rabbia > predominio di un rivale o proprio comportamento predatorio
        Disgusto> cibo nocivo, da rifiutare
        Sono innate (nei bambini da 1-2 mesi)
        Le espressioni facciali associate a queste emozioni sono universali
        
        EMOZIONI SECONDARIE: invidia, colpa, vergogna, gelosia, pena, delusione, disprezzo...
        
        Risultano dalla combinazione di una delle modalità fondamentali più una valutazione di sé nel contesto situazionale (emozioni primarie);
        
        Non sono innate ma frutto di apprendimento ed esperienza
        
        Non caratterizzate da espressioni facciali tipiche
        
        DUPLICE FUNZIONE:
        produzione di una reazione specifica alla situazione induttrice (biologicamente o culturalmente rilevante);
        regolazione dello stato interno dell’organismo in modo da prepararlo alla reazione specifica sia sul piano fisiologico, cognitivo che comportamentale.
        
        Collega lezione 21 (Rimondini)
        
        TECNICHE CENTRATE SULLE EMOZIONI: Tecniche che aiutano il paziente ad esprimere le proprie emozioni e a chiarire il significato di ciò che afferma il paziente
        
        DOMANDE APERTA DIRETTIVA
        DOMANDA DI CHIARIFICAZIONE
        COMMENTO RIFLESSIVO
        
        Attraverso i COMMENTI RIFLESSIVI è possibile:
        
        RIPETERE un elemento di ciò che il nostro interlocutore ha detto; - RIFORMULARE leggermente ciò che il nostro interlocutore ha detto;
        
        PARAFRASARE nel senso che l’ascoltatore inferisce il significato di quanto è stato detto e lo riflette con parole nuove; - RIFLETTE IL SENTIMENTO ossia fa una parafrasi che enfatizza la dimensione emozionale, attraverso affermazioni e metafore relative al sentimento
        
        TECNICHE CHE AIUTANO A GESTIRE LE EMOZIONI ESPRESSE
        
        LEGITTIMAZIONE: si comunica all’utente che le sue emozioni sono giustificabili o comprensibili dal suo punto di vista
        
        EMPATIA: non è solo lo stato emotivo o l’identificazione con i vissuti del paziente, bensì è una forma di
        comprensione dello stato attuale del paziente/utente (aspetti emotivi e cognitivi).
        Si esprime attraverso l’attenzione a tutti gli aspetti dell’interazione: parole, emozioni e gesti.
        Nell’atteggiamento empatico entrano in gioco osservazione e intuizione.
        
        COMMENTO EMPATICO:
        
        identificazione delle emozioni dell’utente e dell’evento associato, formulata sottoforma di ipotesi.
        
        Comunica all’utente che si è colta, compresa ed accettata la sua situazione emotiva
        
        RASSICURAZIONE: espressioni attraverso le quali si segnala all’utente ottimismo, incoraggiamento, rassicurazione. (Attenzione agli
        interventi prematuri e/o inappropriati)
        
        COMMENTO DI RISPETTO: serve per mettere a fuoco le risorse e le capacità dell’interlocutore e lo incoraggia ad affrontare
        situazioni difficili
        
        COMMENTO DI PARTECIPAZIONE: espressione che indica partecipazione e attenzione nei confronti dell’interlocutore
        
        BASI NEUROFISIOLOGICHE DELLE EMOZIONI Le aree cerebrali coinvolte nell’origine delle emozioni appartengono alla componente più ‘antica’ del nostro cervello
        Sulla base di dati provenienti dalla neuroanatomia comparativa, MacLean (1955, 1990) ha proposto la presenza in senso evoluzionistico di tre sistemi nel cervello dei mammiferi:
        
        Protoreptilian (rettili, uccelli, mammiferi)
        •regolazioni interne (viscerali e ghiandolari)
        •attività primitive basate su istinti e riflessi
        
        Paleomammalian (mammiferi)
        •presenza di cure materne
        •comunicazione audio-vocale al fine di
        mantenere la vicinanza e il contatto
        •presenza di gioco, indispensabile per lo sviluppo del comportamento sociale.
        
        Neomammalian brain (uomo)
        
        SISTEMA LIMBICO Complesso sistema che comprende regioni sottocorticali e corticali le quali “coordinano le afferenze sensoriali con le reazioni corporee e le necessità viscerali” (Papez 1958) e che “rappresentano il luogo di origine delle emozioni”(Fulton 1951)
        Interviene nell’elaborazione di tutto l’insieme dei comportamenti correlati con la sopravvivenza della specie, elabora le emozioni e le manifestazioni vegetative che ad esse si accompagnano (amigdala: ‘computer emotivo’; ipotalamo: regolazione temperatura, metabolismo, ritmo circadiano etc; ipofisi: ormoni; formazione reticolare: attenzione e vigilanza)
        è coinvolto nei processi di memorizzazione (ippocampo, corpi mamillari)  connessione tra memoria ed emozioni; bulbo olfattivo
        è una formazione filogeneticamente antica (basi fisiologiche dell’emotività e del comportamento simili in tutti i mammiferi, Valzelli 1970).
        – Trauma psichico – Terapie corporee
        comprende e ha connessioni con aree neocorticali che, in maniera gerarchica, modulano l’intensità e il significato delle emozioni.
        
        EMOZIONI: Rapporto specifico tra certi siti, l’elaborazione e il riconoscimento di date emozioni
        Es. Stimolazione elettrica del sistema limbico:
        1- zone ipotalamiche, connessioni col fascio mediale del proencefalo, connessioni con mesencefalo (piacere)
        2- aree olfattive, area del setto, amigdala, ippocampo (paura, difesa, aggressività)
        3- giro cingolato, corteccia entorinale, giro paraippocampale (attenzione/sorpresa)
        EMOZIONI E MOTIVAZIONI
        Grazie alle funzioni e alle strutture del sistema limbico compaiono motivazioni primarie (es. attaccamento) che in presenza delle risposte ambientali (es. accudimento) consentono di stabilire diverse relazioni con i conspecifici
        le emozioni costituiscono il segnale della qualità di tali relazioni
        
        1 more item...
        
        CANALE VERBALE (caratterizzato da un canale acustico-fonatorio)
        
        LINGUISTICA: capacità di comunicare attraverso il codice linguistico
        
        COMUNICAZIONE VOCALE (parole pronunciate)
        
        TECNICHE COMUNICATIVE
        
        COMUNICAZIONE NON VOCALE (parole scritte)
        
        PARALINGUISTICA: capacità di produrre e interpretare elementi che modulano la comunicazione. Comprende:
        
        tono di voce (elevazione della voce);
        
        continuità, pause e velocità;
        
        timbro di voce (fa riconoscere l’individuo);
        
        pronuncia e accento (indicazioni culturali);
        
        intonazione (modulazione della voce che
        “colora” il messaggio)
        
        accentuazione (enfasi per dare significato)
      - COMUNICAZIONE NON VERBALE (CNV): Predisposizione innata a comprendere le intenzioni dei conspecifici “sulla base di un processo di simulazione automatico e immediato”
        
        Risulta essere cruciale perchè legata a meccanismi biologici di base e si colloca all'interfaccia tra natura-cultura
        
        I segnali NON verbali sono legati alle 6 EMOZIONI PRIMARIE
        
        Insieme di sistemi predisposti alla decodifica della CNV:
        
        NEURONI SPECCHIO
        
        SCIMMIA: localizzati nel lobo parietale inferiore e nella circonvoluzione frontale inferiore
        
        UOMO: localizzati nelle aree motorie e premotorie, area di Broca,corteccia parietale inferiore e sistema limbico
        
        MECCANISMI DI COORDINAZIONE RECIPROCA
        
        **NASCITA: COMUNICAZIONE è IMPLICITA
        
        FASE EVOLUTIVA: COMUNICAZIONE DIVENTA ESPLICITA grazie all'ESPRESSIVITÀ DEL VOLTO e dello SGUARDO, della VOCALIZZAZIONE e del TONO POSTURALE attivando degli SCHEMI EMOTIVI SPECIFICI
        
        PRIME FASI DI VITA implica: REGOLAZIONE RECIPROCA attraverso COORDINAZIONE; SINTONIZZAZIONE.
        È un ATTITUDINE INNATA!
        
        La CNV è cruciale per l’interazione e definisce le abilità di base che consentono ai mammiferi, fin dall’infanzia, di comprendere e co-regolare la qualità del rapporto interpersonale in atto.
        Tali abilità permangono inalterate per tutto il corso dell’esistenza.
        
        FUNZIONI DELLA CNV:
        
        **Comunicare atteggiamenti interpersonali;
        
        espressione degli atteggiamenti circa l'immagine di sè;
        
        funzione metacomunicativa;
        
        sostiene e completa la CV;
        
        regolazione dell'interazione conversazionale;
        
        esprime le emozioni
        
        CNV RELAZIONE TERAPEUTA-PAZIENTE
        
        Sia l’operatore che il paziente:
        Sperimentano emozioni;
        mostrano emozioni;
        giudicano le rispettive emozioni
        
        QUALITÀ DELLA RELAZIONE spesso IMPLICITA condizionando l'ESITO DELL'INTERVENTO
        
        La qualità del rapporto tra paziente e curante si definisce già nei primi minuti di interazione ed è fortemente influenzata dagli aspetti paralinguistici.
        Tale qualità tenderà a permanere nel tempo
        
        Gli aspetti impliciti dell’interazione sono attivi sin dalla nascita e condizionano la regolazione dell’interazione reciproca: coordinazione, arousal, stati affettivi-> CLIMA EMOTIVO della RELAZIONE
        
        Sono sufficienti brevi frammenti di interazione NV per vederne gli effetti; tali effetti tendono a perdurare nel tempo
        
        I linguaggi non verbali presentano un certo grado di universalità in quanto legate a strutture e meccanismi neurobiologici geneticamente determinati, ma allo stesso tempo presentano un certo grado di variabilità, in quanto ogni manifestazione si inserisce in un preciso contesto culturale, sociale, relazionale.
        
        La comunicazione non-verbale è governata da principi di:
        
        RECIPROCITÀ
        SIMMETRIA
        RISPECCHIAMENTO
        
        ASPETTI della CNV :
        
        *Sguardo, contatto visivo
        
        Espressività del volto
        
        Postura (ripiegata, gonfiata, irrigidita)
        -movimenti corporei-> CONSAPEVOLEZZA DI SÈ, RICONOSCIMENTO DELL'UTENTE
        
        Contatto fisico
        
        Prossemica
        
        Tono della voce
        
        Silenzio, iniziativa
        
        Risposta psicofisiologica*
        -mimica facciale (tipica delle emozioni)
        
        SGUARDO CONTATTO VISIVO
        Uno degli aspetti più studiati della CNV
        Associato a percezione di:Rispetto e genuinità; Empatia
        
        EFFETTI NEGATIVI: durata del contatto visivo associata ad un incremento dell’ansia nel paziente
        
        EFFETTI POSITIVI durata del contatto visivo associata alla SODDISFAZIONE PERCEPITA, TEMPO DEDICATO e al RICONOSCIMENTO DEL DISAGIO EMOTIVO
        
        PROSSEMICA:
        
        capacità di variare il rapporto con lo spazio in cui avviene l’interazione: distanza interpersonale, contatto reciproco
        
        La distanza e la spazialità che si assume rispetto agli altri come canale di comunicazione
        
        La definizione e la delimitazione dello spazio personale funge da **strumento di regolazione e controllo delle
        relazioni**
        
        Ciascun individuo è portatore di uno spazio personale mobile (sfera ideale) = area che non può essere violata
        
        4 distanze tipiche che definiscono i rapporti interpersonali: intima, personale, sociale e pubblica
        
        PERSONALE: distanza che ci separa dagli altri in riunioni di lavoro, serate con amici
        
        SOCIALE: distanza che prendiamo dagli estranei o dalle persone che non conosciamo bene
        
        INTIMA: E’ l’area che una persona difende come sua proprietà. Comprende l'AREA INTIMA RAVVICINATA quando vi è il CONTATTO FISICO
        
        PUBBLICA: distanza scelta quando ci rivolgiamo a un gruppo di persone
        
        POSTURA: Indicazioni di apertura/chiusura verso l’interazione
        
        GESTI/CINESICA**:
        
        capacità di **veicolare informazioni tramite movimenti di occhi,
        braccia e capo**
        
        Movimenti che vengono messi in atto durante il processo comunicativo della persona**;
        
        Gesto è tale se recepito dall’altro mediante un codice preesistente;
        
        La gesticolazione di solito è congruente con il verbale (gestiti dalla stessa intenzione comunicativa, se si
        interrompe il discorso si interrompono anche i gesti)
        
        SGUARDO E MIMICA FACCIALE: Comunica apertura/chiusura, interesse/disinteresse;
        Lo sguardo serve a gestire la regolazione dei turni, può fungere da segnale di appello. Nella conversazione ha
        la funzione di sincronizzare (evitare le sovrapposizioni e favorire l'avvicendamento dei turni), di monitoraggio (controllo dell'interazione) e di segnalazione (manifestazione delle proprie intenzioni).
        
        PERCEZIONE MULTIMODALE: Le espressioni facciali fanno parte di un più ampio repertorio espressivo;
        La categorizzazione di espressioni facciali in presenza di incongruenti posture riduce l’accuratezza e aumenta i
        tempi di risposta
        
        MULTIMODALITÀ: La percezione delle manifestazioni di un’emozione è multimodale, coinvolge l’organismo nelle sue diverse modalità;
        MULTIMODALITA’ dell’espressione emotiva, capacità dell’individuo di esprimere uno stato emotivo attraverso sistemi espressivi molteplici, quali per esempio i movimenti del volto, il sistema vocale, gesti, postura...
        Non tutte le modalità hanno la stessa efficacia: il volto costituisce la regione più importante e il canale privilegiato
        Elementi contestuali e sociali ci aiutano a riconoscere le manifestazioni emotive
        
        SOCIOCULTURALE: capacità di interpretare correttamente le situazioni sociali in base alle regole della propria cultura o es.
        rapporti di ruolo
        
        CANALE NON VERBALE (NON è caratterizzato da un canale acustico-fonatorio)-> Mediante il non-verbale vengono comunicati desideri, affetti e sentimenti (aspetti impliciti dell’interazione)
      - Interazione tra almeno due agenti mediata da segni condivisi e dallo stesso repertorio di regole semiotiche.
        
        SEGNI CONDIVISI: Rappresentazioni della realtà che
        sottendono un significato per gli agenti coinvolti
        
        REGOLE SEMIOTICHE: Principi organizzatori del sistema di segni (grammatica)
        
        Può essere: ESPLICITO e IMPLICITO
        
        ESPLICITO: gli agenti sono consapevoli del significato che esprimono
        
        IMPLICITO: i segni influenzano gli agenti, ma l’inviante non è sempre consapevole dei segnali che invia e di come questi possano essere decodificati dal ricevente
        
        Qualunque comportamento può implicare un messaggio, non necessariamente intenzionale, ma dotato di significato da parte di un ricevente.
        
        Una COMUNICAZIONE EFFICACE promuove interazione e non solo passaggio di informazioni. OBIETTIVI DI UNA BUONA COMUNICAZIONE: ACCURATEZZA EFFICIENZA SUPPORTO
        
        Una buona comunicazione centrata sul paziente può:
        
        Migliorare la COMPRENSIONE del trattamento
        
        Aumentare la SODDISFAZIONE del paziente
        
        Migliorare la COLLABORAZIONE al trattamento
        
        Incidere sullo stato di SALUTE
        
        Ridurre le RICHIESTE di altre visite
        
        Uno stile comunicativo direttivo caratterizzato dall’uso di domande chiuse e verifiche è apprezzato solo da alcune particolari categorie di pazienti: soggetti con problemi organici acuti, stati di emergenza.
        Le tecniche comunicative centrate sul paziente sono maggiormente correlate alla soddisfazione del paziente
        
        Riconoscere e rispondere ad un cue con tecniche che incoraggino l’espressione del paziente, quali ad esempio facilitazioni e domande aperte, fa sentire ascoltato il soggetto ed aumenta la probabilità di ottenere nuove informazioni
        
        L’atto comunicativo si colloca all’interno di un’ INTERAZIONE DINAMICA, che è influenzata dalle CARATTERISTICHE DEI SOGGETTI INTERAGENTI e dal CONTESTO in cui ha luogo.
        Le variabili contestuali riguardano una moltitudine di elementi che includono l’ambiente, l’organizzazione del lavoro, i tempi per la comunicazione e lo spazio riservato alla formazione e supervisione.
        Le variabili contestuali possono svolgere nel processo comunicativo un RUOLO FACILITANTE O INIBENTE/OSTACOLANTE
        Nella presa in carico del paziente l’operatore sanitario ha almeno tre livelli di interazione interpersonale:
        
        **PAZIENTE
        2.FAMIGLIARE
        3.EQUIPE MULTI/INTERPROFESSIONALE **
        
        Il messaggio comunicato dall’operatore sanitario, seppur adattato al livello in di interazione deve sempre mantenere una sua coerenza e trasparenza.
        Per fare ciò
        è necessario investire su due tipi di «sapere»: SAPER FARE E SAPER ESSERE.
        La professionalità dell’operatore sanitario si fonda su conoscenze, tecniche e abilità che per essere appropriatamente poste in atto devono incardinarsi in una CORRETTA ATTITUDINE E PIENA CONSAPEVOLEZZA delle implicazioni personali e professionali legate al ruolo che gioca nella vita della persona che state assistendo.
        
        HARD SKILLS: Esiste un insieme di conoscenze e tecniche necessarie alla messa in atto di interventi specifici per ogni disciplina (hard skills)
        
        SOFT SKILLS:Accanto a tali competenze, ne esistono altre di natura più trasversale che caratterizzano la capacità del professionista di porsi in modo adeguato, proattivo, collaborativo ed efficace nel contesto di cura. Nonostante esse rappresentino un PREDITTORE della QUALITÀ del SERVIZIO OFFERTO al PAZIENTE NON viene valorizzata la loro presenza nei processi di SELEZIONE DEL PERSONALE
        
        Anche la possibilità di esprimere le proprie teorie ed opinioni rispetto alla malattia aumenta il grado di soddisfazione del paziente e migliora il suo atteggiamento verso la propria condizione
        
        L’ansia, porta i pazienti a sovrastimare la probabilità che eventi negativi possano loro accadere, anche quando sono state fornite tutte le informazioni necessarie per fare delle stime corrette di probabilità. Questo aumenta il rischio di sviluppare atteggiamenti di eccessiva apprensione che andrebbero a condizionare ulteriormente le funzioni mnestiche con uno sbilanciamento sempre sul versante negativo.
        
        Inoltre l’ansia produce degli effetti anche a livello dell’attenzione, inducendo una selezione delle informazioni che sono percepite dal soggetto come più minacciose
        
        L’aderenza al trattamento, la prognosi, la collaborazione nel processo terapeutico da parte del paziente confermano l’utilità di poter disporre di un buono stile comunicativo
      - In sanità si lavora in gruppi INTERDISCIPLINARI la presa in carico del paziente deve essere INTEGRATA → Lavorare in gruppo comporta una serie di vantaggi e svantaggi
        
        VANTAGGI:
        ✓ Lavoro più pratico ed efficiente
        ✓ Collaborazione
        ✓ Soluzioni di problemi più creative
        ✓ Potenziamento di risorse e creatività
        ✓ Possibilità di confronto (es. cognitivo,
        emotivo)
        ✓ Supporto
        ✓ Condivisione di emozioni ed esperienze
        ✓ Condivisione di responsabilità
        ✓ Arricchimento personale e professionale
        
        SVANTAGGI:
        х Legate a caratteristiche personali (es. cultura, personalità, motivazioni)
        х Legate alle diverse figure professionali (es. medico, infermiere, tecnico)
        х Legate ai diversi ruoli (es. responsabile, primario, caposala)
        х Legate all’organizzazione del lavoro (es. turni)
        х Legate alle regole dell’istituzione (es. orari apertura ambulatori)
        х Legate alla struttura (es. ubicazione reparti)
        
        Se le criticità legate al lavoro in gruppo non sono appropriatamente gestite è facile che si verifichino situazioni conflittuali che se protratte nel tempo portano a malessere lavorativo e riduzione della qualità delle cure offerte
        
        CONFLITTO IN AMBITO LAVORATIVO
        
        CONFLITTO: Dal latino conflictus “urto, scontro”.
        Il conflitto nasce dall’incontro/scontro di idee, scopi o bisogni di due o più persone. All’interno di un gruppo di lavoro il conflitto implica la necessità di operare una scelta.
        Si generano quando tra i membri del gruppo gli scopi (bisogni essenziali) sono divergenti o quando gli scopi dell’uno interferiscono con gli scopi dell’altro.
        I contenziosi nascono perché le persone sono tra loro in una situazione di INTERDIPENDENZA.
        Se non sono gestiti correttamente questi possono portare a gravi danni nelle relazioni interpersonali e all’incapacità del gruppo di condurre a termine i compiti necessari per raggiungere gli obiettivi.
        
        I CONFLITTI COME MEZZO PER STABILIRE I BISOGNI PSICOLOGICI ESSENZIALI:
        
        Competenza: esperirsi come capaci di interagire efficacemente con il contesto ambientale;
        
        Relazionalità/appartenenza: sentirsi connessi, accettati e importanti per l’altro; senso di appartenenza a una comunità (attaccamento sicuro, Bowlby, 1982)
        
        Autonomia e coerenza: esperire le proprie azioni come parte integrante di valori e interessi personali, esperire un senso di “volizione” e di coerenza interna, mantenimento del proprio senso di identità.
        
        COME GESTIAMO UN CONFLITTO DIPENDE DA: come interpretiamo la relazione con la controparte, cioè dal significato che le diamo (minaccia ai nostri desideri, potenziale vantaggio etc)... ...ma anche la controparte ci vive nello stesso modo!
        
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        CONFLITTO VIENE VISSUTO COME:
        
        Spiacevole e distruttivo per le relazioni (rabbia, tensione, risentimento, ansia, ...)
        
        Controproduttivo e costoso per un gruppo o una organizzazione (perdita di funzionalità di un sistema e quindi dei costi)
        
        La maggior parte di noi tenta di evitarlo!
        
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        RICONOSCERE E SAPER GESTIRE LE CRITICHE Siamo vulnerabili di fronte alle critiche perché rappresentano una minaccia di rifiuto. Due tipologie:
        
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        CONSAPEVOLEZZA/ELABORAZIONE DEL CONFLITTO IMPLICANO...
        
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        OPPORTUNITA’ POTENZIALMENTE POSITIVA
        
        Rafforzare le relazioni. Affrontando insieme un conflitto i membri del gruppo hanno la possibilità di conoscersi meglio e sentirsi più vicini tra loro.
        
        Aumentare la fiducia
        
        Consapevolezza: nel conflitto le persone imparano a conoscere gli aspetti positivi e negativi del proprio comportamento e le conseguenze sugli altri.
        
        Cambiamento: il conflitto può evidenziare potenziali problemi nelle procedure, nell’assegnazione di compiti e/o responsabilità rappresentando quindi l’opportunità per migliorare l’efficienza del gruppo
        
        La comunicazione con l’utente è un atto relazionale in cui, in tempi ristretti, entrano in gioco diversi fattori: EVENTI, PENSIERI, EMOZIONI, COMPORTAMENTI SENSAZIONI FISICHE-> ABC
        
        AGGRESSIVITÀ:Comportamenti ostili, aggressività verbale, assenza di interesse per scopi e bisogni altrui, tendenza ad imporsi, competitività.
        Imporre il proprio obiettivo su quello dell’altro
        L’ASSERTIVITÀ**: Capacità di sostenere e valorizzare le proprie idee nel confronto e nel rispetto di quelle altrui, scegliendo sempre attivamente di rinunciare o sostenere un obiettivo a seconda dalla situazione e dell’utilità e valore che esso riveste.
        Compromesso tra i miei e altrui obiettivi
        PASSIVITÀ: Comportamenti passivi, tendenza ad evitare il conflitto, frustrazione, rancore, senso di soprafazione, aggress. passiva
        Incapacità di preservare e sostenere il proprio obiettivo