Soddisfazione lavorativa
Esiti dell’esperienza lavorativa

Esiti positivi del lavoro per la persona e l’organizzazione L’esperienza lavorativa ha connotazioni positive che negative Gli esiti del lavoro derivano interazione tra persona ed organizzazione ma anche fattori di retroazione che assumono valenza causale

Esiti positivi: soddisfazione lavorativa> richiama aspetti relazione persona- organizzazione sia di tipo emozionale che cognitivo> è una categoria di atteggiamenti favorevoli elaborati da persona nei confronti del lavoro I modelli che hanno cercato spiegare formazione legami persona-organizzazione caratterizzati da soddisfazione lavorativa sono:
Modelli di discrepanza
Approcci centrati su aspetti di personalità
Approcci situazionali

MODELLI DI DISCREPANZA la soddisfazione lavorativa dalla mancanza discrepanza tra percezione del lavoro svolto e stati psicologici del lavoratore il confronto è l’elemento centrale soddisfazione e richiama teorie motivazionali Soddisfazione come esito comparativo

APPROCCI CENTRATI SUI MODELLI DI PERSONALITA’ a parità condizioni lavorative la soddisfazione deriva caratteristiche disposizionali le caratteristiche self> capacità di tollerare stress, atteggiamenti generali verso vita questi orientamenti mettono secondo piano l’interazione persona organizzazione

APPROCCI SITUAZIONALI non considerano lavoro nel suo insieme l’attenzione caratteristiche situazione lavorativa come fonte soddisfazione valutazione cognitivo-affettiva deriva da 4 aspetti: concreti, tangibili (i ricavi) sociali, derivanti dalle interazioni interpersonali e clima sociale, il clima organizzativo=insieme percezioni relative al lavoro che fa da sfondo a soddisfazione lavorativa del lavoro in sé, riguardanti caratteristiche proprie del lavoro generali, sicurezza, stabilità del posto e condizioni fisico-ambientali

Conseguenze soddisfazione lavorativa> Il modello di Leplat e Cuny pone soddisfazione come esito dell’esperienza lavorativa con effetti di retroazione sul modo in cui persone affrontano il lavoro> relazione che intercorre tra soddisfazione e rendimento riguarda variabili complesse dipendenti fattori causali >Tra conseguenze soddisfazione lavorativa citiamo: Cittadinanza organizzativa Assenteismo o turnover

Conseguenze soddisfazione lavorativa >cittadinanza organizzativa esprime forme appartenenza ad comunità il senso di appartenenza no riferito solo sistema di diritti e doveri organizzazione= parametro stretta connessione con soddisfazione come espressione comportamenti volontari altruistici

Conseguenze mancanza di soddisfazione lavorativa I fenomeni di assenteismo e di turnover rappresentano segnali d’allarme dell’adattamento persona L’assenteismo o il presenzialismo condotte a base motivazionale connesse al senso di soddisfazione Il turnover>valvola di sfogo per i lavoratori insoddisfatti = uscita volontaria dall’organizzazione

Conseguenze mancata soddisfazione lavorativa Il turnover uscita volontaria da un’organizzazione Le cause del turnover di ordine: personale, come tasso di disoccupazione o l’employability (livello di competenza) organizzativo, come quelle derivanti sistema premiante o opportunità di carriera offerte dall’azienda

ultimi decenni mondo lavoro serie di mutamenti portato a rivoluzione contesti lavorativi e cambiamento lavoratori stessi. L’evoluzione tecnologie informatiche determinato creazione di nuovi compiti e ruoli lavorativi, e fomentato l’esigenza di creare sistemi più complessi, che prevedono competenze tecniche, ma anche cognitive e sociali. La nascita macchine nuova generazione, che lavori prima svolti dall’uomo= aziende a effettuare downsizing e ristrutturazioni, che aumentato probabilità insorgenza diversi effetti psicosociali sia a livello organizzativo sia individuale> cosiddetta sindrome sopravvissuti, i conflitti sociali e atteggiamenti di sfiducia. Altre aziende applicato fusioni e incorporazioni gestire esigenze del mercato, provocando repentina trasformazione stili di gestione e comportamento lavoratori e organizzazioni stesse; si assiste per gradi a modifica tipologie di occupazione (il moltiplicarsi contratti a tempo determinato, part-time ecc.), relazioni dipendente/datore di lavoro all’interno contesti lavorativi, e qualità generale della vita lavorativa.

evidente lavoro connotati incertezza e insicurezza, non più e non solo come assenza o presenza di esso, e il sentimento di insicurezza sul lavoro diffonde gradualmente fra i lavoratori. L’obiettivo articolo> presentare stato dell’arte del fenomeno della job insecurity – macrotema emergente ultimi anni e interesse per psicologia lavoro e organizzazioni –, definendo sue caratteristiche e analizzando conseguenze a livello individuale sia organizzativo. Dopodiché avanzati suggerimenti ovviare al fenomeno in questione. Cos’è la job insecurity> diversi modi in letteratura> es Greenhalgh e Rosenblatt definiscono l’insicurezza lavorativa> l’impotenza percepita nel mantenere continuità desiderata in situazione di potenziale minaccia. Heaney, et al. riferimento percezione potenziale minaccia per continuità del lavoro attuale; Sverke e collaboratori lavoro di classificazione e di meta-analisi di quanto letteratura espresso job insecurity, individuando comun determinatore lega molteplici definizioni fenomeno: preoccupazione per continuità futura del lavoro in corso

Dalle definizioni intuibile che l’insicurezza lavorativa> percezione soggettiva, da ciò si evince che stessa situazione oggettiva interpretata in modi differenti da vari lavoratori. Ad es licenziamento temuto da alcuni dipendenti di azienda, anche se da punto di vista oggettivo no esserci ragione per temerlo, mentre altri sentire fiduciosi sul loro lavoro anche se alta probabilità che essere licenziati. In definitiva, quando si parla di job insecurity> riferimento insicurezza soggettiva scaturita possibilità oggettiva di perdita di lavoro.
Conseguenze della job insecurity In letteratura job insecurity è considerata, date sue caratteristiche, vero e proprio stressor= caratteristica lavoro che conseguenze negative sia singolo lavoratore sia organizzazione di cui esso fa part>e Per conseguenze negative su salute e il benessere lavoratori, la job insecurity è negativamente correlata soddisfazione proprio lavoro, al benessere psicologico e salute fisica. Per quanto riguarda conseguenze organizzazioni, percezione di job insecurity è associata a abbassamento fiducia nel management e commitment, aumento intenzione a lasciare posto di lavoro, a resistenza ai cambiamenti nell’organizzazione, e riduzione delle prestazioni

Inoltre dimostrato che i membri più qualificati di organizzazione sono più propensi a lasciare l’azienda, perché più probabilità trovare nuovo lavoro. Tutto ciò contribuisce debole l’organizzazione, a diminuire sua valenza sul mercato; inoltre questi problemi richiedono nuovi investimenti l’azienda cercare nuovi lavoratori e gestire situazioni di mancata salute organizzativa. Ulteriori studi> effetti job insecurity su degli outcome che definiti extralavorativi> dimostrato che l’insicurezza lavorativa è negativamente correlata soddisfazione vita in generale e al sentirsi felici. Inoltre, studio di De Cuyper et. al dimostrato che il fenomeno in questione è associato sia vittima di episodi di bullismo, sia all’esserne l’autore.

= problema mobbing concepito non solo come a singolo lavoratore ma anche insieme di strategie e pratiche volte a governare forza lavoro. E questo uso del termine mobbing dilata il concetto corrente, in altre parole quel sistema consistente in successione episodi traumatici correlati l'uno con l'altro e scopo l'indebolimento resistenze psicologiche e manipolazione volontà del soggetto mobbizzato. La questione ancorata all’attuale fase crisi generale capitalismo e cosiddetta globalizzazione. Secondo McCarthy docente Griffith University di Brisbane> ricerche su questo fenomeno cause dell'estensione di esso:

IL MOBBING COME PRODOTTO TIPICO DELLA MODERNA AZIENDA CAPITALISTICA Per capire quali origini attuale lavoro “ossessivo”, indietro nel tempo, agli albori del moderno capitalismo industriale. I padroni prime grandi industrie il problema di imporre operai di venire a lavorare tutti i giorni. Costringerli violenza no buona soluzione perché per lavorare, servivano uomini, donne e bambini. Invece che alla forza si ricorreva intimidazione> tutto l'armamentario solito mobbing. La violenza psicologica, rispetto fisica, vantaggio che sola azione colpire più persone. es di questa violenza psicologica su grande scala sirene che nei borghi minerari suonavano quattro di notte per chiamare lavoro il primo turno di cavatori. Gli ambienti di lavoro odierni discendono dalle fabbriche, miniere e workhouses (stabilimenti, dove i poveri erano messi ai lavori forzati)

8) per contrastare il panico provocato questa incertezza aziende, si diffonde mobbing: tutte tensioni e stress accumulati scaricati su vittime. Quindi il mobbing è fenomeno provocato contesto economico, più ancora che da quello culturale. Secondo McCarty> struttura organizzativa aziende moderne causa del mobbing. Nel corso anni ’90 aziende per far fronte concorrenza determinata accentuazione crisi, riorganizzate profondamente. I capitalisti imposto ricetta flessibilità del lavoro. Soprattutto introdotto retorica “ristrutturazione” dove come moderni Menenio Agrippa pontificano ai loro lavoratori che tutti collaborare al risultato comune eccellenza aziendale. Basta con lavori inutili e lavoratori “scansafatiche” (quelli che rivendicano i loro diritti e scioperano): sono questi i rami secchi tagliati licenziamenti. fatti passare come effetti positivi ristrutturazioni l'eliminazione burocrazie, il “coinvolgimento lavoratori nelle decisioni”, produttività e l'aumento “comunicazione”

realtà e ben altra. Non il paradiso com’è venduto moderni illusionisti, ma è fatta di: aumento ore lavorative, carichi lavoro e straordinari non pagati. Dove risorse “ottimizzate” (dire razionalizzate) e scarseggiano costantemente. Ciascun impiegato svolgere molte mansioni e addossarsi ogni giorno nuove responsabilità e nuovi compiti. La struttura gerarchica “piatta”, quindi no capi e tutti stessa qualifica: che significa che tutti i dipendenti chiamati ad assumere ruoli dirigenziali e fare anche lavoro dei manager, senza percepire i loro stipendi
MOBBING E TERZO SETTORE Il Terzo Settore> impropriamente Non-profit costituito da organizzazioni che no enti pubblici, ma no aziende private. Queste organizzazioni: associazioni di volontariato, organismi senza fini di lucro (ONG), fondazioni, cooperative e “imprese sociali” che di solito assistere e curare soggetti deboli. Da un capo all'altro del mondo si moltiplicano notizie di imprese Non-profit citate in giudizio abusi psicologici sui collaboratori.

sospettare che questi punta di un iceberg. Nel Terzo Settore, normale ricorrere prestazioni di persone (soci-lavoratori, soggetti svantaggiati che essere reinseriti, volontari ecc.). I volontari o soci-lavoratori cooperative no tutelati legislazioni del lavoro e non avanzare pretese come fossero dipendenti regolari. Coloro a vario titolo, lavorano nel Non-profit esposti sfruttamento, ancora di più lavoratori normali. Anche il fatto queste persone siano spesso molto motivate fattore di rischio> spirito di missione anima molti di quelli che lavorano organizzazioni senza fini lucro giustifica salari, ridotti, l'intensificazione carichi di lavoro e richieste di “sacrificarsi per gli altri”. In questo contesto chiaro ogni abuso psicologico permesso. Tanto più che, occhi di tutti, imprese non profit=“l'economia buona”. I soci e i volontari membri comunità condivide valori uguali per tutti: questo spinge a isolare e mobbizzare singole persone viste come elementi estranei. Perché succede questo? Ci s’immagina che i professionisti solidarietà tutti seri e onesti. Ma nel non profit si possono incontrare persone tutt'altro che gradevoli. Ma uno motivi che ultimi anni il mobbing si è diffuso a macchia d'olio nelle imprese del Terzo Settore> queste organizzazioni legate sempre di più imprese definite For-profit (aziende lavorano per fare soldi, eufemismo per definire un'azienda capitalistica)

=vocazione assistenziale imprese sociali lasciando il posto logiche dell'efficienza, redditività, produttività. Anche competitività spazio in questo mondo di cooperazione e reciproco aiuto: parola d'ordine ultimi anni è, infatti “competizione”. Le aziende del Non-profit accettano donazioni e sponsorizzazioni, o forniscono a loro servizi di tipo. Inoltre tantissime realtà Terzo Settore reinseriscono soggetti svantaggiati lavorare in imprese edili, software houses o industrie manifatturiere allestite interno cooperative stesse. Il Non-profit “professionale” imita logiche del business vero e proprio. Ed è per questo che, andando ricerca dell'efficienza e massimo rendimento dei lavoratori, accadono episodi di mobbing. Quando le aziende Terzo Settore assumono modelli di comportamento aziende capitaliste, gli svantaggi produzione ricadono sui soci-lavoratori, sui volontari, sui portatori di handicap o ex tossicodipendenti che aiutano nel reinserimento lavorativo. Ormai operatori del Non profit regolati da obblighi di prestazione tutto simile a quelli dei lavoratori dipendenti. Vediamo testimonianza di lavoratrice cooperativa: “Dopo arrivata ho fatto assistenza signora anziana a Reggio. Poi signora è morta e suo figlio dovevo lasciare la sua casa. Mi ha trovato lavoro a S..., cooperativa che fa cinture di pelle> alloggio dentro fabbrica, ma io no lavorare dentro la fabbrica, io non dovevo lavorare con gli operai.

Quelli più giovani, amici dei proprietari. Io assistere ragazzo spastico. Arrivava la mattina lì due ore. Io portavo con sedia a rotelle a fargli dei giri. ho chiesto: “Perché ogni giorno viene ragazzo viene questo ragazzo che no aiutare nessuno e qui nessuno può aiutare lui?”. risposto: “Perché così risulta facciamo assistenza ai ragazzi handicappati e contributi dallo Stato” raccontato al figlio signora che mi ha trovato quel posto e ho detto che questo mi faceva schifo. Lui ha fatto la spia e loro insultarmi e a perseguitarmi tutti i giorni. Mi dicevano: “Vecchia, tornatene a casa da dove sei venuta, non ti vogliamo”. Non mi facevano più portare Daniele. Poi chiuso il tubo dell'acqua mia camera, così no lavare. E che non potevano sprecare la corrente e quando andavano la sera staccavano l'interruttore e restare dentro al buio. Ma io non sapevo dove andare e rimasta lì chiusa al buio. Ma io non sapevo dove andare e rimasta lì per altri cinque mesi”. Asunciòn, 56 anni, Reggio Emilia

Luoghi che assomigliavano più a prigioni che a spazi liberi. Per questo =potrebbe dire aziende moderne derivano ambienti traumatizzanti= che esse stesse ambienti traumatizzanti non si vuole dire che non ci siano state trasformazioni, ma che sotto il modo di produzione capitalistico e nell'attuale fase di crisi generale Modo di Produzione Capitalistico, il trauma lavoro ingrandendo e intensificando. Perciò lavorare per padrone> esporsi a un trauma. Perciò se per creare i profitti necessario alcune persone lavorino in maniera traumatica= uno degli scopi aziende produrre quel tanto di violenza psicologica necessaria a far andare avanti meccanismo economico. La violenza psicologica >una benzina per fare andare avanti l'economia mondiale e aziende diventano così raffinerie che producono benzina. Perciò il mobbing >prodotto tipico aziende capitalistiche moderne.

QUALI PROSPETTIVE? Questo malessere lavoratori nasce organizzazione capitalista del lavoro rende inevitabili infortuni sul lavoro e malattie. Non si tratta cattiva volontà singolo capitalista nell’applicare misure di sicurezza o che sia forma di sadismo, o negligenza di qualche lavoratore, al quale si attribuiscono particolari problemi “psichici”. apparire battuta ma non lo è. In un momento in cui la crisi economica del capitalismo causa un continuo e costante peggioramento condizioni di vita e di lavoro del proletariato e masse popolari, dove i motivi per lottare certamente non mancano, psichiatria ci viene a dire che prendendo certe pastiglie vedremo “meglio” il mondo che ci circonda e smetteremo di soffrire. Magari certi psichiatri inventare nuova malattia, molto diffusa tra i lavoratori: la “stanchitudine”. Molti lavoratori stanchi, qual è la causa: troppo lavoro? Assolutamente no, nuova malattia, la stanchitudine e c’è per essa anche la cura, un farmaco: la stancocaina (un derivato cocaina) è così il lavoratore comincia a sentirsi “meglio”.

Perciò anche questo malessere porta a uso di psicofarmaci da parte dei lavoratori, gli stress determinati dal mobbing (che costringe lavoratore a licenziarsi),dovuti fine legge immanente produzione capitalistica, dato che tutto quello che si è descritto prima è in rapporto alla redditività dell’impresa, =aumento del saggio di profitto il quale costituisce vera molla produzione capitalistica. Da questa legge nessun capitalista, può svincolarsi. Questo non tanto per assolvere questi criminali che stessi che fanno morire i proletari ma per condannare blocco produzione capitalistica che genera in continuazione, costituendo “una distruttrice non solo di carne e di sangue, ma anche di nervi e di cervelli”. L’esperienza dimostra che difesa delle condizioni di salute dei lavoratori non scaturisce semplicemente dai progressi della scienza, dalla entrata in vigore di nuove leggi dall’azione che possono fare le A.S.L. per fare rispettare normative, ma soprattutto rapporti di forza tra le classi.

Dunque dalla lotta operai e altri lavoratori salariati interessi diversi e contrapposti a quelli capitalisti. Se analizziamo l’andamento infortuni sul lavoro e malattie professionali riscontrare anni in cui il movimento operaio era offensiva diminuiti anche gli infortuni e malattie professionali. Nel periodo tra fine anni ’60 grandi fabbriche, sull’onda lotte politiche e sindacali come fenomeno di massa, nuova consapevolezza rapporto lavoro-profitto-malattia e si forma tra i lavoratori visione autonoma relazioni fra scienza, produzione e ambiente. Si stamparono nelle grandi fabbriche migliaia di volantini, centinaia di libretti, opuscoli letti e discusse in assemblee generali. Non solo ma i lavoratori raccolgono i dati, dell’ecatombe di “omicidi bianchi”, inchieste stragi all’interno ambienti di lavoro. Tra ’68 e ’69 le lotte operaie, spesso al di fuori strutture e linea ufficiale dei sindacati, puntano all’organizzazione del lavoro, condizioni in fabbrica per estendersi a lotte generali investono condizione operaia al di fuori dell’ambito lavorativo.

In questo periodo lavoratori in discussione prassi fino d’ora: quella della mitizzazione salute e delega ai tecnici e lottano in prima persona per controllo condizioni di lavoro e norme di sicurezza. La salute, è come rivendicata una variabile indipendente, sganciata da produttività aziendale. Dalla metà anni ’70 con l’avvio crisi generale del capitalismo, con linea dell’EUR di accettazione da parte sindacato delle compatibilità con svendita dei diritti e conquiste dei lavoratori, ristrutturazioni e conseguenti esternalizzazioni, i ritmi di lavoro accelerati, hanno determinato inevitabile calo tensione sui problemi legati sicurezza luoghi di lavoro. Con conseguente e consistente incremento infortuni e malattie professionali. Per certi versi essere tornati al vecchio periodo dell’accettazione. Questo periodo dall’inizio rivoluzione industriale al secondo dopoguerra, caratterizzato dal fatto dell’accettazione da parte classe operaia delle condizioni di lavoro in cui salute non veniva salvaguardata. Infatti i pescecani capitalisti, sempre cercato di eludere legislazione in materia (contando sull’appoggio magistratura), cercano contrapporre e barattare posto di lavoro con condizioni di salute e sicurezza.

Per avere le mani sempre più libere eliminare del tutto contrattazione e i diritti lavoratori. I lavoratori ricattati e svenduti da organizzazioni sindacali subalterne logiche padronali, costretti a subire tutto mantenere il posto di lavoro con misero salario. E non dimenticare che in situazione dove, nel Servizio Sanitario Nazionale, prevalgono criteri aziendalistici di pareggio bilancio sul diritto a salute, prevenzione, compresa sui luoghi di lavoro. La controriforma sanitaria voluta da tutti i governi borghesi in quest’ultimo periodo ha infatti aperto strada a privatizzazione sanità, subordinandola al mercato, facendo diventare salute merce e malattia un affare.

Dunque i lavoratori sfruttati, mutilati, ed uccisi dai singoli padroni, tutta la classe borghese e suo Stato che medesimo interesse ad elevare il grado di sfruttamento dei proletari. Quindi senza l’azione diretta operai, senza forte mobilitazione del movimento lavoratori, non solo l’insieme normative materia di sicurezza sul lavoro e di prevenzione della salute dei lavoratori rimarrà lettera morta, o servirà solo ad abbellire la facciata dell’impresa capitalistica.

1) ultimi anni l'economia mondiale enormi trasformazioni tecnologiche, commerciali e finanziarie;
2) aziende moderne sopravvivere mercati globali, dove concorrenza è spietata;
3) per vincere sfida globalizzazione, aziende cercare sempre più flessibili e leggere: diminuire il costo del lavoro;
4) per alleggerirsi aziende licenziano dipendenti e si trasformano in reti di imprese;
5) i lavoratori che no licenziati sempre più precari, perdono garanzie salariali di tempo e si abituano a vivere sotto costante minaccia perdere il proprio posto, tanto più che nutrito esercito di disoccupati preme per entrare nella forza-lavoro;
6) impiegati e operai inoltre affrontare ambienti lavorativi continua evoluzione con sempre nuove cose da imparare e dove nessuno vale più per proprie capacità individuali, ma per propria abilità di integrarsi con gli altri;
7) nasce “capitalismo del caos” “nuovo” scenario economico mondiale caratterizzato “grande incertezza