Diocleziano creò altri imperatori garantendoli un supremo comando in modo da poter amministrare meglio l'impero: un solo sovrano non era sufficiente per governare un impero tanto vasto e quindi bisognasse dividerlo tra altre persone alleate tra di loro.
Scelse Marco Aurelio Massimiano come suo alleato politico e con lui nel 286 si divise l'impero in 2 (occidente ed oriente) ognuno governato da un augusto. Questa divisione non bastava, infatti decisero di dividere nuovamente l'impero con altre due persone, i cesari (successori dell'impero).
Nasceva così la tetrarchia e si tornava sul criterio della successione per scelta del migliore.
Si ebbe anche una divisione amministrativa in modo da rendere più efficiente l'impero con una complessa burocrazia.
Con questa riforma l'Italia perse di privilegio: la penisola venne divisa in province, i suoi abitanti furono costretti a pagare delle tasse e nessuno dei quattro governanti scelse come capitale Roma: perdita d'importanza della ciità, Milano, Sirmio, Treviri, Nicomedia.
Tetrarchia di Diocleziano: lui controllava i territori più popolosi ed importantie quindi aveva un'autorità maggiore: aveva scelto come suo cesare Caio Galerio, mentre Massimiano controllava tutti gli altri territori con Cesare Costanzo Cloro.
Divise l'impero in quattro prefetture ciascuna affidata ad un tetrarca e ognuna suddivisa in 12 diocesi ripartite da un certo numero di province.
Le province erano affidate ad un alto ufficiale DUX che organizzava la difesa militare e un prefetto che regolava l'amministrazione civile.
I municipi era costituiti dalle curie, organi che avevano il compito di riscuotere le tasse.
I curiales dovevano riscuotere le tasse con il proprio denaro, infatti tendevano a rinunciare ad una carica troppo onorario e Diocleziano rese il ruolo ereditario.