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CAPITOLO 28, CAPITOLO 29 - Coggle Diagram

- - - - Vengono portati tutti gli accattoni al lazzaretto che era l'edificio che era stato costruito in precedenza per i malati di peste
        
        E' pronto il nuovo raccolto: i contadini tornano al loro lavoro, cessa la carestia e la mortalità diminuisce.
        
        Dopo aver posto fine all’assedio di Casale, portano l’esercito imperiale a percorrere il Milanese per recarsi all’assedio di Mantova. Le truppe di Lanzichenecchi, soldati di mestiere che lo compongono, portano con sé la peste, ma le autorità sottovalutano questo pericolo. Rimosso per i cattivi successi della guerra, don Gonzalo lascia Milano accompagnato dagli scherni del popolo che lo incolpa della fame sofferta sotto il suo governo.
        Come tutti gli eserciti del tempo, anche quello tedesco pratica il saccheggio dei paesi che incontra nel proprio tragitto e la sua discesa attraverso la Valtellina e la Valsassina porta terrore e distruzione.
      - In queste condizioni si annuncia già il pericolo di contagio
        
        Nel lazzaretto le condizioni di sovraffollamento, di mancanza di igiene e di promiscuità rendono ancora più penosa la convivenza e la mortalità aumenta.
- - - - Perpetua reagisce con maggior senso pratico: nasconde la roba e seppellisce vicino al fico anche il "tesoretto" di casa.
    - - Lungo il cammino don Abbondio non cessa di brontolare: ora se la prende con il duca di Nevers, con l'imperatore, con il governatore, che, per difendere le loro meschine voglie di potere, scatenano guerre in cui sono coinvolti quelli che non ne hanno colpa.
      - Perpetua interrompe il padrone e si mostra invece preoccupata per non aver forse ben nascosto tutto, ridotta com'era a dover fare tutto da sola.
      - Agnese è presa dai suoi guai: sperava di riabbracciare la figlia, proprio in quell'autunno, ma capisce che, in quella situazione, donna Prassede non lascerà certamente Milano.
      - Intanto i tre fuggiaschi giungono al paese del sarto ed Agnese propone di passare a salutare quella famiglia cui è legato anche il ricordo della figlia.
        La moglie del sarto accoglie affettuosamente la donna in lacrime, il sarto spiega che quel paese non sembra essere sulla linea di passaggio dei Lanzichenecchi e invita gli ospiti a fermarsi.
        
        A tavola cercano di parlare di quanto sta succedendo ma don Abbondio è preoccupato solo di sapere se si manterrà la conversione dell'Innominato
        
        Si interrompe il discorso per parlare dell'Innominato: dal giorno della sua conversione, si era impegnato solo a far del bene. Anche se ormai girava disarmato e senza scorta, incuteva ugualmente rispetto perfino ai suoi nemici più accaniti per il senso di nuova autorità e prestigio che emanava da lui. All'incalzare della guerra egli aveva armato i pochi servitori rimasti ed aveva organizzato il castello per dare ospitalità e difesa ai fuggiaschi che vi si fossero rifugiati.