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CAPITOLO 32 - Coggle Diagram
CAPITOLO 32
- I magistrati cittadini, vista la situazione, decidono di rivolgersi al governatore
Gli chiedono provvedimenti fiscali urgenti per far fronte all'emergenza, tra cui la sospensione delle imposte governative e la cessazione di nuovi alloggiamenti militari, pregandolo inoltre di informare il re della situazione
Ambrogio Spinola però non fa nulla concretamente, perciò anche il cancelliere Ferrer gli scrive e il governatore allora gli lascia in mano tutta l'organizzazione riguardo alla situazione della peste, perchè lui doveva occuparsi di questioni militari
Chiedono inoltre al cardinal Borromeo di indire una processione solenne per portare il corpo di S. Carlo per le vie della città, al fine di stornare la minaccia della peste
il quale rifiuta per 3 motivi:
- la cittadinanza potrebbe perdere la propria fiducia nella protezione del santo
- teme che il radunarsi della folla dia modo ai cosiddetti "untori" di spargere più facilmente le loro sostanze
- l'afflusso di gente per le strade potrebbe aumentare i contagi
- A Milano continua a diffondersi la storia degli untori
Molti cittadini continuano a vedere le mura e le porte delle abitazioni unte di strane sostanze e pensano che gli unguenti siano composti di rospi, serpenti, bava degli appestati, che gli untori si servano di incantesimi e magie
I cittadini da quel momento iniziano a sospettare di chiunque e iniziano i primi casi di linciaggio e giustiazia
- Lo storico Ripamonti cita nella sua storia 2 episodi riguardanti gli untori
EPISODIO 1: Un giorno, nella chiesa di S. Antonio, un vecchio ottantenne prega in ginocchio per un po' e poi, prima di mettersi a sedere, spolvera la panca col proprio mantello. Alcune donne gridano che il vecchio "unge" le panche e gli uomini presenti gli si gettano contro per poi trascinarlo fuori dalla chiesa e portarlo al palazzo di giustizia
EPISODIO 2: Tre giovani francesi a Milano vengono visti mentre si accostano al Duomo e ne toccano le mura, probabilmente solo per curiosità o studio. La folla li riconosce come untori: vengono circondanti, malmenati e trascinati al palazzo di giustizia, dove per loro fortuna vengono riconosciuti innocenti e liberati.
- La storia degli untori si sparge anche fuori da Milano e quasi in tutta la Lombardia
In questo stato di cose i magistrati di Milano rinnovano al cardinal Borromeo la loro richiesta relativa alla processione e il prelato alla fine accetta. Permette anche che in seguito le reliquie del santo rimangano esposte per otto giorni in una cassa sull'altare maggiore del Duomo.
Inoltre il tribunale di sanità vista la situazione prescrive delle regole più restrittive per l'ingresso in città dall'esterno e ordina di inchiodare gli usci delle case dei malati di peste, per impedire agli infetti di mescolarsi alla folla.
- La processione dell'11 giugno 1630
Dopo la quale si pensava cessasse la peste, ma i casi aumentano però la colpa non viene data ai contagi causati dalla massa del popolo durante la processione, ma viene data agli untori
coloro che avrebbero approfittato della ressa per spargere con maggiore facilità i loro unguenti malefici; e poiché nessuno ha visto nel corteo macchie di unto sui muri né altrove, si pensa che gli untori abbiano sparso delle polveri venefiche e che queste, attaccatesi ai vestiti e ai piedi scalzi di molti partecipanti al corteo.
- In questo periodo il compito dei magistrati dei cittadini è molto difficile perchè devono provvedere le diverse necessità come sostituire il ruolo di MONATTI, APPARITORI e COMMISSARI, però possono fare solo ciò che possono
1:coloro che portano via i cadaveri dalle case per seppellirli, che conducono i malati al lazzaretto e ne bruciano i vestiti infetti.
2: coloro che precedono i carri dei morti e suonano un campanello per avvertire i passanti di star lontano
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Infatti il impegno è sterile anche per la mancanza di mezzi finanziari, dal momento che il governatore, impegnato nell'assedio di Casale, usa tutto il denaro disponibile per le paghe dei soldati e si disinteressa di fatto alle sorti della città sconvolta dalla peste.
Anche perchè vi era il progetto di costruire un altro piccolo lazzaretto per contenere più persone ma tutti i progetti vengono abbandonati per la mancanza di denaro
Un altro compito in quel momento è quello di seppellire i morti nell'unica fossa scavata davanti al Lazzaretto che però si riempie e i morti vengono abbandonati in giro per la città
Si chiede perciò aiuto al padre dei cappuccini che prende il controllo per 4 giorni reclutando contadini per scavare altre fosse, contribuendo con risorse di denaro per reclutare altri medici, assistendo i malati e dando loro conforto
Il compito del cardinal Borromeo in quel periodo consiste nel incitare tutti ad assistere i bisognosi infatti lui si reca spesso in visita ai lazzaretti, porta soccorso agli ammalati, aiuta i sequestrati nelle case e si trattiene presso i loro usci, ascoltando le loro lamentele
- Durante questo momento di debolezza della città a causa della peste oltre ad esempi di benevolenza riscontriamo anche esempi contrari
Molti criminali approfittano della debolezza delle pubbliche autorità per saccheggiare e derubare i malati, ad esempio i monatti e i commissari non riescono più a controllarli
- Aumenta sempre anche la paura degli untori, perciò si vive nel sospetto reciproco e si inizia a non avere più fiducia ne tra parenti ne tra amici
Prima si credeva che gli untori facessero ciò per denaro ma da questo momento si attribuisce la casa di ciò al demonio
Si diffonde una leggenda al riguardo: si racconta di uno che vide arrivare nella piazza di Milano una carrozza con i cavalli, la quale si ferma e lo invita a salire e lui non può rifiutare, viene portato in un palazzo dove gli danno il compito di ungere tutte le mura della città in cambio di tutto l'oro che vuole
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- Si inizia anche la ricerca degli untori e dei luoghi dove si produce l'unguento che veniva sparso