CAPITOLO 26
- Continuano i rimproveri per Don Abbondio da parte del cardinale
Don Abbondio rimane in silenzio dopo le domande che gli ha posto il cardinale perchè è consapevole di non aver fatto il suo dovere, ha anche piegato il capo di fronte alle minacce subite di non celebrare il matrimonio
Poi non ha rivelato ai 2 sposi la minaccia che gli era stata fatta, ma ha raccontato a loro un sacco di scuse. Lucia e Agnese hanno raccontato tutto al cardinale
Il curato pensa tra sé che il cardinale non ha esitato ad abbracciare l'innominato nonostante i suoi delitti, mentre ora accusa lui per una piccola innocente bugia detta per salvarsi la vita, lamentandosi che è destinato ad essere perseguitato da tutti: chiede poi ancora al superiore cosa avrebbe dovuto fare in una simile circostanza, al che il cardinale ribadisce, irritato per la caparbietà di don Abbondio, che avrebbe dovuto amare e pregare, facendo il proprio dovere senza timore di perdere la sua vita. Inoltre avrebbe dovuto rivolgersi a lui per chiedere aiuto.
Don Abbondio osserva con amarezza tra sé che questi erano proprio i consigli che Perpetua gli aveva dato dopo l'incontro coi bravi, benché continui a pensare che un giorno don Rodrigo tornerà in paese e il cardinale non potrà proteggerlo dalla sua ira, poiché il porporato non ha né fucili né bravi=non ha le stesse armi
- Don Abbondio si difende dopo i rimproveri
Il cardinale spiega che secondo lui il curato ha agito così perchè è troppo attaccato alla vita terrena e lui risponde dicendo che lui non doveva prendere quelle scelte in quelle circostanze quindi non sa come ci si sente
Don Abbondio si pente di ciò che ha appena detto e ha paura della reazione del cardinale
Federigo ribatte che, in effetti, la sua condizione di superiore è assai penosa, dal momento che è costretto a rimproverare agli altri quelle debolezze che, forse, egli stesso ha dimostrato in occasioni simili, anche se ciò non può frenarlo dall'esercitare la sua autorità. Egli deve comunque dare il buon esempio e non può pretendere dagli altri ciò che lui stesso non sarebbe pronto a fare, cosicché esorta don Abbondio a fargli notare francamente le sue eventuali manchevolezze, affinché comprenda i rimproveri
Don Abbondio riconosce che tutto è contro di lui, benché anche i due promessi abbiano le loro colpe in quanto, come si affretta a riferire, hanno tentato l'insidia del "matrimonio a sorpresa": Federigo ribatte di essere a conoscenza della cosa, tuttavia è ben triste che il curato tenti di difendersi accusando i suoi fedeli, poiché i due giovani non avrebbero certo tentato quel sotterfugio se avessero potuto sposarsi regolarmente come era dovere di don Abbondio consentirgli.
- Finisce il dialogo e il curato si pente
Don Abbondio riflette sul discorso e sui rimproveri e rimane in silenzio, prova un po' di rimorso, non giunge però al punto di piangere e chiedere perdono per le colpe commesse, ma si mostra abbastanza commosso perché il cardinale comprenda che le sue parole sono servite a smuovere qualcosa
Federigo gli spiega che Renzo e Lucia ora sono lontani e non hanno bisogno del suo aiuto in questo momento e si augura che lui vada ad aiutarli quando ne avranno bisogno, così lui promette che gli aiuterà
- Lucia si trasferisce da donna Prassede
La mattina donna Prassede passa a prendere Lucia a casa del sarto dove Agnese invece rimarrà ancora qualche giorno
Intanto il cardinal Borromeo riceve la visita proprio del curato della parrocchia di quel paesino, il quale chiede di parlargli e gli consegna da parte dell'innominato un involto contenente cento scudi d'oro e una lettera: in questa il bandito prega il cardinale di fare avere la somma ad Agnese come parziale risarcimento per il male fatto a Lucia
Agnese allora lo ritira e fa ringraziare l'Innominato, pensa a un futuro con quelle e le sogna anche la notte
- Lucia riferisce alla madre del voto
Agnese va a trovarla a casa di donna Prassede e le riferisce del dono dell'Innominato e che lei e Renzo sono la sua famiglia e che è disposta a trasferirsi ovunque per seguirli e andare al sicuro via da Don Rodrigo
Lucia allora le rivela che non può più sposare Renzo e ciò per via del voto pronunciato quand'era prigioniera al castello dell'innominato, scusandosi per non aver detto prima alla madre quel doloroso segreto, però la madre la capisce per tutto ciò che ha dovuto passare
Questa, per parte sua, dichiara di essersi votata alla Vergine e di essere nelle Sue mani, affermando poi di non voler più pensare a Renzo poiché, evidentemente, non erano destinati a sposarsi: prega poi la madre di informare Renzo facendo scrivere a un parente una lettera in cui gli spieghi le circostanze del voto, nonché di inviargli la metà dei cento scudi d'oro a mo' di risarcimento per il sacrificio che dovrà fare, sperando che possa mettersi l'animo in pace. Agnese dichiara che lo farà senz'altro e che, in fin dei conti, lei non si aspettava gran che da quel denaro, anche se è certa che la somma non sarà per Renzo fonte di troppa consolazione dal momento che dovrà rinunciare a Lucia
- Non ci sono notizie di Renzo
Oltre ad Agnese neanche il cardinale, che aveva promesso a Lucia di trovare informazioni su di lui non sa nulla, ha inviato una lettera dove gli è stato rivelato che il giovane ha effettivamente abitato per un po' nel paese del cugino Bortolo, nel Bergamasco, ma un giorno se ne è andato e non si sa cosa ne sia stato di lui, poiché anche lo stesso Bortolo afferma che forse si è arruolato per andare a combattere in Oriente, forse è partito alla volta della Germania, forse è addirittura morto nel guadare un fiume
- Voci false su Renzo= spiegazione
il governatore dello Stato di Milano, don Gonzalo Fernandez de Cordoba, protesta vivacemente col residente di Venezia in Lombardia per il fatto che la Repubblica offre asilo e rifugio a Renzo, che è riuscito a sottrarsi all'arresto dopo essere finito nelle mani della giustizia
La Repubblica di Venezia incoraggia gli operai milanesi della seta a trasferirsi nel territorio di Bergamo come ha fatto Renzo, la sua politica è di assicurar loro molti vantaggi tra cui la sicurezza: per questo motivo qualcuno avverte Bortolo che Renzo farebbe meglio a cambiare paese e ad assumere una falsa identità per qualche tempo, quindi il cugino del giovane lo porta subito in un filatoio non molto distante da quello in cui già lavora e lo presenta come Antonio Rivolta.
Poco dopo giunge da Venezia un ordine scritto al capitano di Bergamo, che gli fa capire che dovrà prendere informazioni su Renzo in modo da non trovarlo e che la risposta dovrà essere negativa, compito che il capitano esegue alla perfezione.
In seguito Bortolo risponde in modo evasivo alle domande su Renzo e talvolta inventa delle storie strampalate per giustificare la sua scomparsa, anche quando le informazioni gli vengono chieste per conto del cardinale pur non nominato