per Bergson, la dimensione spirituale è essenzialmente caratterizzata dalla libertà. La nozione di causalità, che prevede che ogni azione o evento spirituale sia un "fatto" necessariamente determinato da una serie di cause, non si può applicare alla vita della coscienza. I sostenitori del principio di causalità, infatti, esteriorizzano l'azione spirituale ed il presunto motivo dell'azione, considerandoli esterni rispetto a se stessi e tra loro, e immaginando che il secondo agisca sul primo. Questa esteriorizzazione risulta in contrasto con la testimonianza della coscienza, la quale non è altro che un unico e continuo processo di mutamento. Non si può dire perciò che l'anima sia determinata da certi sentimenti, ma si dirà che ciascuno di questi sentimenti, non appena raggiunge una sufficiente intensità per essere percepito, è tutta l'anima, si identifica con essa. Pertanto dire che l'anima è determinata da un certo sentimento significa in realtà affermare che essa si determina da sé, e che quindi è libera.