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ORAZIO: LE ODI - Coggle Diagram
ORAZIO: LE ODI
produzione lirica:
3 libri di Odi (
carmina
) scritti a partire dal
30 a.C.
e pubblicati nel
23 a.C.
nel
23 a.C.
se ne aggiunge un
4°
NON possono considerarsi poesia lirica nel senso moderno, perché Orazio riprende la
tradizione greca arcaica
prologo:
l'opera si apre con Orazio che si rivolge a Mecenate affermando di essere un
lyricus vates
la musa ispiratrice è
Polimnia
indica la sua intenzione di coltivare la poesia
lirica
che anticamente in Grecia era cantata con l'accompagnamento della
lira
riferimento
al poeta
Alceo
riprendendo la produzione scritta nel dialetto dell'isola di Lesbo
l'influenza di PINDARO:
celebre poeta greco, visto da Orazio come un ideale
ammirato, ma irraggiungibile
in un'ode del libro
4°
dichiara che chi tenta di emulare Pindaro, è destinato a precipitare miseramente come Icaro
contrapposizione di 2 concezioni diverse:
quella di una
poesia ispirata
, prodotta da eccezionali doti naturali
quella di una
poesia
che è
frutto di lavoro puntiglioso e di cura infinita
rimanda al principio del
labor limae
; Orazio si dedica con l'operosità delle api della sua città d'origine (MATINO) a un'arte accuratamente elaborata
Orazio
sceglie questa
alternativa
differenza con le Satire:
abbandona la strategia dell'
autosvalutazione
per passare alla solenne affermazione della grandezza eterna della sua opera
«Ho eretto un monumento più durevole del bronzo»
dichiara nella chiusura del
3 libro
non rifiuta
più il titolo di
poeta
definendosi più volte nelle Odi
Vates:
termine arcaico con significato sacro, presuppone un'investitura
divina
che fa sentire Orazio protetto dalle divinità
in conclusione:
la poetica dell'opera è il risultato di
2 concezioni distinte:
poesia come
frutto di una tecnica perfetta
poesia come
prodotto di geniale ispirazione
le oscillazioni tra i due ideali hanno come risultato un complesso insieme di
registri e tonalità