La fine della guerra portò cambiamenti politici in Italia, indebolendo i liberali con l'ingresso delle masse nella politica tramite il suffragio universale maschile. Il Partito Popolare Italiano (PPI), fondato da Don Luigi Sturzo nel 1919, rappresentava i cattolici e promuoveva valori antisocialisti. Il PPI ottenne supporto da ecclesiastici, ceti medi e contadini, soprattutto nel nord Italia. Nel novembre 1919, il Partito Socialista divenne il principale partito italiano, ma con divisioni interne tra riformisti e massimalisti. Nel 1921, Gramsci
fondò il Partito Comunista d'Italia a Torino, ispirato al bolscevismo. I contrasti tra operai, liberali e socialisti, insieme all'opposizione continua dei socialisti, indebolirono il governo italiano, portando a una situazione politica instabile.