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METODOLOGIA - Coggle Diagram
METODOLOGIA
14. MICROSCOPIA
cellule procariotiche : fra 1 e10 micron
cellule eucariotiche : tra i 10 e i 100 micron
--> miscroscopio ottico
i due principali tipi di microscopio
MICROSCOPIO ELETTRONICO
con fascio di elettroni
SEM
(x superficie esterna)
cellule e tessuti sia morti che vivi
Immagini tridimensionali, per vedere le superfici delle cellule
Anche in questo caso si utilizza un fascio di elettroni, però il campione deve essere trattato in modo che sia completamente METALLIZZATO
(di solito di ORO), così questo fascio di elettroni che raggiunge il campione produce degli
elettroni secondari che si generano per eccitazione che vengono raccolti da un sistema di
rivelazione che crea un’immagine visibile in uno schermo.
TEM
(x sezione di tessuto)
osservabile l'“ultrastruttura cellulare”
CATODO (in alto) è un filamento tungsteno che è attraversato da corrente e che va a generare elettroni attratti dall’ANODO (sotto).
Il fascio di elettroni deve correre fino a raggiungere il campione attraversando diversi sistemi di lenti e deve fare questo in una
condizione di VUOTO.
Abbiamo una serie di lenti elettromagnetiche che orientano gli elettroni.
Una volta che gli elettroni arrivano
al RIVELATORE, questo crea un immagine digitale
aree chiare (poco elettrondense) : dove gli elettroni sono
passati con facilità.
aree scure (elettrondense) : dove gli elettroni hanno trovato
ostacolo
varie variazioni di grigio : indicano una maggiore o minore elettrondensità
cellule e tessuti morti
MICROSCOPIO OTTICO
con luce
MICROSCOPICO OTTICO CONVENZIONALE
(x sezione di tessuto)
STEREOMICROSCOPIO
(x superficie esterna)
tipologie di microscopi ottici
MICROSCOPI IN CAMPO CHIARO
la luce passa direttamente attraverso il campione
MISCROSCOPI IN CAMPO OSCURI
la luce è diretta sul campione con un determinato angolo
MICROSCOPI A CONTRASTO DI FASE
sistema di lenti che produce immagini visibili
di campioni trasparenti. Utili per osservare cellule vive
presenza di piano di fase o prismi che delineano i contorni con giochi di luce
MICROSCOPI A FLUORESCENZA
sfruttano e rilevano la fluorescenza dei campioni.
Utili per lo studio della distribuzione di molecole di interesse
Fluorescenza = capacità di alcune molecole di assorbire la luce ad una determinata lunghezza
d’onda e di emetterla ad una lunghezza d’onda maggiore.
NATURALE : prodotta da sostanze normalmente presenti nel tessuto
SECONDARIA : indotta da una colorazione con sostanze fluorescenti (fluorocromi)
MICROSCOPI A LUCE POLARIZZATA
filtro polarizzatore che evidenzia sostanze cristalline o
altamente ordinate che danno birifrangenza
(es. collagene, microtubuli, microfilamenti)
MICROSCOPIO OTTICO COMPOSTO
2 lenti che ingrandiscono:
immagine ingrandita dagli obiettivi e proiettata sugli oculari
gli oculari ingrandiscono ancora proiettando l’immagine direttamente all' occhio
parte meccanica
marte ottica
L’ingrandimento TOT = moltiplicazione dell’ingrandimento
dell’obiettivo e l’ingrandimento di cui è capace il mio oculare
MICROSCOPIO ATOMICO
a scansione di sonda
permette di osservare campioni con una
risoluzione molecolare e atomica
Non è necessario il trattamento preventivo del campione,
quindi posso lavorare con materiale vivo
parametri importanti di microscopia
INGRANDIMENTO
rapporto tra dimensione
dell’immagine e la dimensione reale
RISOLUZIONE
nitidezza e ricchezza in dettagli
limite di risoluzione:
Microscopio ottico = risoluzione 0.2 micron
TEM = 0.2 nanometri
SEM = 10 nanometri
CONTRASTO
distinzione zone chiare da scure
15. PREPARAZIONE CAMPIONI ISTOLOGICI
fasi
DISSEZIONE / PRELIEVO
scopo
Studiare la morfologia
Preparare organi e tessuti per l’analisi istologica
Rinvenire parassiti negli organi
Definire la condizione riproduttiva
Espiantare materiale vivente per trapianti
procedura
Preparare gli strumenti necessari
Orientare correttamente l’animale
(di solito gli invertebrati vengono dissezionati
dalla superficie dorsale, i vertebrati da quella ventrale)
Aprire con cautela le cavità corporee per non danneggiare gli organi
Finalità della dissezione
vantaggi dello stereomicroscopio
Immagine dritta (non invertita) e tridimensionale
Possibilità di osservare campioni a fresco, non necessariamente su vetrino
Notevole distanza tra obiettivo e piano di osservazione
Illuminazione del preparato dall’alto e/o dal basso
FISSAZIONE
scopo
impedire alterazioni post mortem dei tessuti
conservare il materiale nelle condizioni più simili possibili a quelle vitali
immobilizzare i costituenti cellulari e tissutali del campione
proteggere i tessuti dagli stress delle fasi successive
metodi
fisici : utilizzo di alte o basse temperature
chimici : basati sull’uso di sostanze o miscele, chiamate fissativi
fattori importanti
Tempestività della fissazione (non appena si disseziona)
Scelta del fissativo
Quantità di fissativo: rapporto 10:1 v/v tra fissativo e campione
Tempo di fissazione per evitare sotto- o sovra-fissazione
principali fissativi
Aldeidi: Formaldeide/FORMALINA (4-10 %) uno dei più utilizzati in istologia (12-24h); GLUTERALDEIDE (2-3 %): fissativo indicato per piccoli pezzi destinati al TEM
Alcoli: ETANOLO (70-100 %)
Acidi organici e minerali: ACIDO ACETICO, a. tricloroacetico, a. picrico, a. cromico
Sali di metalli pesanti: bicromato di potassio, cloruro di mercurio
miscele di fissazione
LIQUIDO DI BOUIN: miscela di acido picrico, acido acetico e formalina (colore
giallo intenso). Ottimo fissativo, indicato per pezzi voluminosi (8-10 h)
LIQUIDO DI CARNOY: miscela di etanolo, cloroformio ed acido acetico. Usato
soprattutto per fissare cellule isolate
INCLUSIONE
INCLUSIONE = infiltrazione del campione con un mezzo di inclusione allo scopo di
conferire al frammento la durezza e la compattezza necessarie per procedere alla sezione in sottili fettine.
Di solito si usa la PARAFFINA.
fasi
disidratazione in solventi organici (etanolo) a gradazione crescente
chiarificazione : immersione nel solvente (xilolo) del mezzo di inclusione
infiltrazione: passaggi nel mezzo di inclusione allo stato liquido (paraffina fusa)
solidificazione del mezzo di inclusione contenente il campione all’interno di un’apposita formella che verrà poi rimossa.
strumenti
centralina di inclusione
processatore automatico
TAGLIO
piano: saggittale ; sezione: saggittale
piano: trasversale ; sezione: trasversale
piano: frontale ; sezione: longitudinale
microtomia
CRIOSTATO
Particolare microtomo, contenuto all’interno di una cella frigorifera, usato per
tagliare campioni congelati.
Il congelamento è un processo alternativo alla fissazione chimica e successiva inclusione ed è utile per campioni che necessitino di diagnosi rapida o di cui non si voglia alterare la composizione.
Le sezioni criostatiche hanno uno spessore 10-30 μm, vengono fatte aderire ai vetrini che si conservano a -80°C fino a quando verranno sottoposte a colorazione
ULTRAMICROTOMO
serve per tagliare campioni inclusi in resine epossidiche, destinati all’osservazione al TEM.
E’ provvisto di un binoculare ed utilizza una lama di vetro o di diamante. Permette di ottenere
sezioni molto sottili.
COLORAZIONE
16. CITOMETRIA