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Divina commedia 9 canto (riassunto) - Coggle Diagram
Divina commedia 9 canto (riassunto)
Dante affascinato dal fatto di avere un corpo in carne e ossa, si sdraia sull'erba nella
valletta
e si addormenta
verso l'alba, il poeta sogna di vedere sopra di sé un'aquila dalle penne d'oro, che volteggia e sembra sul punto di scendere a terra
Dante nel sogno pensa di essere sul monte Ida, dove Ganimede fu rapito da Giove tramutatosi in aquila, e pensa che il rapace colpiva la le sue prede
Poi sogna che l'aquila piombi su di lui e lo afferri, portandolo in alto fino al sole dove gli sembra di bruciare: nel sogno prova dolore, il che lo induce a svegliarsi improvvisamente
Dante si sveglia d'improvviso e impallidisce, raggelando: accanto c'è Virgilio, mentre il sole è già alto nel cielo e lo sguardo del poeta è rivolto al mare
Virgilio gli spiega che non ha nulla da temere e deve anzi confortarsi, poiché il viaggio procede bene ed egli è giunto alla porta del Purgatorio
Virgilio spiega inoltre che poco prima, quando Dante dormiva, una donna era giunta nella valletta dicendo di essere santa Lucia e prendendo il poeta addormentato, per condurlo in alto
Sordello e gli altri principi della valletta erano rimasti lì e Dante era stato trasportato alla porta del Purgatorio quando fu giorno, seguito dallo stesso Virgilio
Lucia aveva deposto Dante in quel punto, ma prima i suoi occhi avevano indicato al maestro l'accesso al monte, quindi la santa se ne era andata proprio nel momento del risveglio di Dante
Il poeta è riconfortato dalle parole di Virgilio e appena il maestro lo vede privo di dubbi e di paure procede verso la porta, seguito da Dante stesso
Dante avverte il lettore che la materia del suo poema si innalza, perciò il suo stile diventerà d'ora in avanti più elevato.
I due poeti si avvicinano al punto in cui la parete rocciosa del monte è spaccata e dove c'è una porta alla quale si sale lungo tre gradini, di colore diverso, e sulla soglia c'è un angelo che fa la guardia e non dice nulla
Dante fissa lo sguardo e vede che l'angelo siede sul gradino più alto e il suo volto è così luminoso che non riesce a vederlo; egli tiene in mano una spada, che riflette i raggi del sole e impedisce a Dante di vederla bene
L'angelo chiede ai due che cosa vogliono e chi li ha condotti lì, avvertendoli che l'accesso alla porta potrebbe recare danno. Virgilio risponde che santa Lucia poco prima ha indicato la porta, quindi l'angelo dà ai due il permesso di salire i gradini
Dante inizia salire i tre gradini:
il secondo è molto scuro, formato da una pietra ruvida che presenta una spaccatura nella lunghezza e nella larghezza
il terzo sembra di porfido, rosso come il sangue che sgorga da una vena
il primo è di marmo bianco e candido, talmente chiaro che il poeta ci si può specchiare
L'angelo tiene i piedi su quest'ultimo e siede sulla soglia. Virgilio conduce Dante lungo i tre gradini e lo invita a chiedere umilmente di aprire la porta
Il poeta si getta devotamente ai piedi dell'angelo, chiedendo misericordia dopo essersi battuto per tre volte il petto
L'angelo incide sette P sulla fronte di Dante con la punta della spada, raccomandandogli di lavare queste piaghe una volta avuto accesso alle Cornici
L'angelo estrae dalla sua veste, del colore grigio della cenere, due chiavi, una d'oro e l'altra d'argento, con le quali apre la porta usando prima quella argentea
L'angelo avverte che se una delle due chiavi non funziona la porta non può aprirsi, aggiungendo che quella d'oro è più preziosa, ma quella d'argento richiede molta scienza e acutezza in quanto è quella che permette al penitente di entrare
Spiega inoltre che le chiavi gli sono state date da san Pietro, il quale gli ha raccomandato di sbagliare nell'aprire piuttosto che nel tenere chiusa la porta, purché i penitenti mostrino una sincera contrizione
Poi l'angelo spinge la porta per aprirla, dicendo di entrare e avvertendo i due poeti che chi guarda indietro torna fuori. Gli spigoli della porta, fatti di metallo massiccio, ruotano intorno ai cardini ed emettono un forte stridore, mostrando che la porta è restia ad aprirsi più di quanto lo fu la rupe Tarpea dopo la rimozione di Metello
Dante ascolta con attenzione e gli pare di udire una voce che canta l'inno Te Deum laudamus, in modo simile ai canti alternati al suono dell'organo, per cui le parole ora si sentono e ora no