Il processo si svolge nel 1633 e lo scienziato, ormai anziano e malato, minacciato di reclusione e tortura, si vede costretto a umiliarsi. Abiura, così, pubblicamente con indosso un rozzo sacco, e fu condannato al carcere a vita. Al termine dell’abiura, però, egli sembrò mormorare fra i denti la frase che è entrata poi nella storia: "Eppur si muove".