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La politica pensionistica - Coggle Diagram

- - - - Prima criticità: prolungamento della fase di vita attiva permette di agire sui versanti delle entrate e delle uscite e contribuirebbe alla sostenibilità degli schemi di primo pilastro nella fase di transizione al sistema contributivo. Il piano di riforma mira a indurre un mutamento istituzionale del sistema previdenziale attraverso una ridefinizione dei pesi e della rilevanza dei pilastri pensionistici. Due misure cruciali:
        1. riduzione del prelievo contributivo nel primo pilastro per i nuovi assunti: previsti aggiustamenti parametrici parametrici finalizzati a prolungare la permanenza nel mercato del lavoro degli occupati più anziani attraverso una serie di misure in differenti periodi. A breve termine: incentivi per il rinvio del pensionamento una volta conseguito il requisito minimo per accedere alle pensioni di anzianità. Innalzamento di 3 anni del requisito anagrafico per accedere alle pensioni di anzianità in combinazione con il requisito contributivo di 35 anni dal 2008. Scalone Maroni: brusco irrigidimento delle condizioni di accesso tra 31/12/2007 e 1/1/2008. Abolita età pensionabile flessibile e reintrodotta l'età di pensionamento fissa e differenziata per sesso prevista da Amato. Gli anni di contribuzione rimangono 5;
        2. trasferimento obbligatorio del TFR maturando ai fondi pensione.
        Innalzamento età: liberalizzazione del limite superiore dell'età pensionabile, introduzione di incentivi per i lavoratori che decidono di posticipare il pensionamento e eliminazione del divieto di cumulo tra pensione e reddito da lavoro.
        Pilastro pubblico: decontribuzione di mettere a repentaglio l'adeguatezza delle prestazioni nel sistema contributivo e la solidità degli schemi pubblici a ripartizione nel breve periodo. I sindacati contestano la proposta di trasferimento obbligatorio del TFR, accusando il governo di esporre i lavoratori ai rischi derivanti dall'investimento delle risorse nei fondi a capitalizzazione.
        La riforma è approvata in via definitiva nel 2004. La legge delega 243/2004 mantiene alcune misure previste.
      - Seconda criticità: Dal 1/1/2008 i lavoratori dipendenti privati avranno 6 mesi di tempo per decidere la destinazione del TFR nel caso rimangano silenti, confluirà al fondo complementare collettivo di riferimento.
        Decreto legislativo 252/2005: interventi finalizzati a favorire la concorrenza tra le varie forme pensionistiche attraverso l'armonizzazione della disciplina per i fondi pensione e per i PIP, sostenere lo sviluppo della previdenza a capitalizzazione. I lavoratori possono decidere di versare il TFR indifferentemente ai fondi pensione negoziali, a quelli aperti e che la posizione individuale possa essere trasferita da una forma integrativa all'altra dopo soli 2 anni di iscrizione. Due importanti aspetti:
        
        caso di silenzio da parte del lavoratore: trasferimento del TFR alla forma pensionistica collettiva prevista dagli accordi o contratti collettivi salvo intervenuto un diverso accordo aziendale;
        
        la portabilità del contributo del datore di lavoro nel caso di trasferimento da un fondo negoziale ad altra forma pensionistica. Il processo di riconfigurazione del sistema pensionistico italiano non termina con l'adozione dei provvedimenti da parte di Berlusconi I e II. Durante la campagna elettorale del 2006: promesse di nuovi interventi sull'edificio previdenziale.