L'analisi delle politiche sociali e del welfare state
Panoramica Storica
Logica politica e welfare state: dagli anni '50 l'intreccio tra welfare e competizione politica si è fatto più intenso. Sindrome che ha caratterizzato i sistemi politici durante i quattro decenni post-bellici definibile come scivolamento distributivo della politica sociale.
Le tipologie dei welfare state
Concetti fondamentali
Le politiche sociali: corsi di azione volti a definire le norme, gli standard e le regole che riguardano il paniere di rischi e bisogni in merito alla distribuzione di alcune risorse e opportunità, e a organizzarne la produzione e la distribuzione, considerate particolarmente rilevanti per le condizioni di vita e meritevoli di essere garantite dall'autorità dello Stato che può incidere sulla distribuzione direttamente e indirettamente. Le politiche sociali forniscono protezione sociale rispetto a panieri codificati di rischi e di bisogni che riflettono le caratteristiche di una data società.
Cittadinanza sociale: essere cittadino vuol dire godere di diritti-spettanze che danno titolo a ottenere risorse o fruire di opportunità che sorreggono le condizioni di vita. Contribuisce alla realizzazione degli ideali normativi della tradizione occidentale moderna: libertà, uguaglianza, solidarietà e sicurezza.
Bisogno: connota una carenza, la mancanza di qualcosa di importante e al tempo stesso un oggetto, un bene mancante oppure necessario per sopperire o rimediare alla mancanza. Rischio: connota l'esposizione a determinate eventualità che possono accadere e che quando accadono producono effetti negativi e generano dei bisogni.
Diamante del welfare: è il quadrilatero costituito da Stato, famiglia, mercato del lavoro e mondo associativo. Il sistema di relazioni formali e informali è denominato welfare mix. Lo stato è il contenitore e il regolatore sovrano di tutti i processi di produzione di benessere.
Inclusione sociale: l'ancoramento di individui e famiglie al tessuto sociale che li circonda assicurando loro risorse e opportunità.
Il welfare State: è un insieme di politiche pubbliche ossia corsi di azione che poggiano sull'autorità dello stato, che va collocato sullo sfondo di un processo di trasformazioni economiche, sociali e politico istituzionali definito processo di modernizzazione e che ha interessato le società europee dal XIX secolo trasformando la struttura produttiva e occupazionale, i modelli di organizzazione sociale. Il welfare state è nato come risposta alla nuova configurazione di rischi e bisogni originata dalle dinamiche di modernizzazione e si trova ad affrontare i cambiamenti in seno alle società postindustriali. La modernizzazione è un macroprocesso di sviluppi interdipendenti che sfidano le distribuzioni di risorse e opportunità e generano una domanda di nuove politiche sociali. Tramite queste politiche lo stato fornisce protezione contro rischi e bisogni secondo tre modalità idealtipiche - assistenza, assicurazione e sicurezza sociale - che corrispondono a tre diversi corsi di azione in campo sociale. Il terzo elemento connotativo riguarda specifici diritti sociali e corrispettivi doveri di contribuzione finanziaria. Le politiche sociali definiscono e distribuiscono risorse e opportunità tra i cittadini attraverso il conferimento di spettanze, titoli a ottenere prestazioni secondo norme, standard e procedure disciplinate dalla legge e garantite dall'autorità dello stato.
Il welfare state italiano: gran parte della spesa è assorbita da vecchiaia e superstiti (58,9% contro la media UE del 45,2%). Famiglia e abitazioni ed esclusione sociale rimangono sottodimensionate (4,7% e 0,8% contro media UE di 8,5% e 4,1%). L'Italia presenta una seconda distorsione di natura distributiva: vi è un netto divario di protezione tra le categorie occupazionali.
Garantiti: lavoratori dipendenti delle amministrazioni pubbliche e delle grandi imprese. La loro protezione è molto elevata.
Semigarantiti: variegata combinazione di lavoratori dipendenti o autonomi e lavoratori atipici. Pensione al minimo e per quanto riguarda i rischi diversi dalla vecchiaia le prestazioni e le tutele sono limitate negli importi e nella durata.
Non garantiti: restano relegati nell'economia sommersa, il rischio vecchiaia è tutelato grazie all'esistenza della pensione sociale, non godono di altre tutele.
Cause: il welfare state può essere considerato come un nuovo sistema di potere, nel caso italiano si è consolidato durante i decenni della Prima Repubblica intorno a una vera e propria partitocrazia distributiva.
Conseguenze: crescenti problemi sul piano dell'efficienza, dell'efficacia e dell'equità sia all'interno delle generazioni che tra le diverse generazioni. La famiglia resta l'unico ammortizzatore sociale disponibile per il soddisfacimento di bisogni e la tutela dei rischi con l'attivazione di rete di solidarietà intergenerazionali e parentali. La famiglia può divenire una sorta di trappola se trattiene i giovani e ostacola la mobilità, irrigidisce i processi di riproduzione sociale, frenando la formazione di una domanda politica a fronte del cambiamento.
Dal 1992: è iniziata una fase di riforme in tutti i comparti della spesa.
Commissione Onofri (1997): nominata per valutare le compatibilità macroeconomiche della spesa sociale, i due obiettivi erano la riduzione delle risorse destinate ad assicurare alle classi di reddito medie un reddito simile sul lavoro e in pensione e attenuare la generosità di alcune prestazioni previste per l'occupazione standard e accrescere la protezione per le categorie sociali oggettivamente più deboli.
Cause della svolta: le crescenti pressioni funzionali acuite dal vincolo esterno imposto dal Trattato di Maastricht e dalla globalizzazione dei mercati finanziari. Le trasformazioni incisive della cultura politica, soprattutto sul terreno della politica sociale.
Espansione (1945 - 1975): sviluppo impetuoso e generalizzato; costante estensione e notevole miglioramento della protezione offerta dallo stato. Il raggio di copertura dei vari schemi raggiunse la totalità dei cittadini, viene abolita la prova dei mezzi.
Modello universalistico: schemi omnicomprensivi, generosi, su principi egualitari.
Modello occupazionale: schemi professionali con formule e regole differenziate, tramite contributi sociali.
La spesa sociale crebbe e vennero sviluppate tecniche sofisticate per migliorare e razionalizzare l'estrazione di imposte e contributi. Adozione del meccanismo della ripartizione per le pensioni. Vennero creati nuovi schemi di natura non assicurativa per l'erogazione di prestazioni e servizi di assistenza sociale.
Crisi (1975 - 1990): originata dalla crescente inadeguatezza delle vecchie soluzioni di fronte a nuovi problemi. Importanti mutamenti hanno minato le basi degli assetti edificati negli anni d'oro trasformandoli in strumenti organizzativi inadeguati sul piano funzionale. I modelli poggiavano su una serie di premesse socioeconomiche venute meno.
Vecchie premesse; trasformazioni; sfide;
- economia in rapida crescita; sviluppo lento o nullo; contenimento dei costi;
- società industriale; società postindustriale; ammortizzatori sociali, flessibilità;
- stabilità familiare e divisione di genere del lavoro; ridefinizione dei rapporti di genere; conciliazione tra vita professionale e riproduzione sociale;
- strutture demografiche in relativo equilibrio; invecchiamento della popolazione e nuove migrazioni; contenimento costi, ammortizzatori sociali;
- aspettative morigerate e stabili; aspettative crescenti; ridefinizione degli standard di prestazione;
- solidità e centralità dello stato nazione; internalizzazione economica, globalizzazione, integrazione europea; adattamento alle nuove condizioni di apertura;
Consolidamento (1919 - 1939): fu completato il catalogo dei rischi coperti dai vari schemi, di cui viene esteso il raggio d'azione includendo altri segmenti della popolazione o istituendone di nuovi, come ad esempio gli assegni familiari la cui titolarità spetta al capofamiglia lavoratore ma le prestazioni si erogano in base ai familiari inattivi. Estesa ai familiari l'assicurazione contro le malattie e ai superstiti quella pensionistica. Passaggio da nozione ristretta di assicurazione dei lavoratori a nozione più ampia di assicurazione sociale; definizione più estesa dei rischi e dei possibili beneficiari, idea di una protezione minima in base ai bisogni.
Riforma (1990 - presente): il passaggio da uno sviluppo economico sostenuto a uno sviluppo nullo ha originato alcuni problemi di governo finanziario della spesa sociale incentivando l'adozione di politiche di controllo dei costi soprattutto nei settori pensionistico e sanitario. La transizione al postindustrialismo ha provocato una redistribuzione delle opportunità lavorative, generato nuovi dualismi, promosso una redistribuzione delle opportunità di protezione sociale. La maggior partecipazione femminile al mercato del lavoro e la ridefinizione dei rapporti di genere hanno posto il problema di una più efficace conciliazione tra vita professionale e riproduzione sociale richiedendo un ripensamento di molti tradizionali istituti del welfare state. L'instabilità crescente del matrimonio e della famiglia tradizionale ha fatto emergere sindromi di nuova povertà che non hanno trovato tutela negli assetti vigenti e hanno promosso un ripensamento delle politiche socioassistenziali.
Instaurazione (XIX secolo - 1914): viene introdotta l'assicurazione obbligatoria, che fu un'innovazione istituzionale di vasta portata. Offriva prestazioni standardizzate, su precisi diritti individuali e secondo modalità istituzionali su base prevalentemente nazionale. Il primo paese a introdurla fu la Germania nel 1883 contro le malattie, nel 1884 contro infortuni, nel 1889 contro vecchiaia e invalidità.
Fattori cornice: connessi alla Grande trasformazione delle economie e delle società europee causate dalla Rivoluzione industriale. Prima lo scardinamento dell'economia e delle relazioni sociali preindustriali e poi l'insorgenza di un contromovimento contro gli eccessi di mercificazione e le conseguenze sociali.
Fattori specifici: la variabile cruciale sembra essere stata la mobilitazione dei lavoratori in relazione al contesto politico istituzionale circostante.
Regimi monarchico autoritari: la costituzione di un partito operaio segnò un campanello d'allarme per le élite conservatrici al governo spronandole a concedere l'assicurazione obbligatoria ai fini del controllo sociale e di autolegittimazione.
Regimi parlamentari: il partito operaio deve introdurla nel proprio programma politico e bisogna raggiungere una consistenza parlamentare sufficiente a imporne l'introduzione.
Lo scivolamento distributivo della politica sociale durante la fase espansiva: a metà degli anni '50 il carattere redistributivo della politica sociale è andato attenuandosi. La crescita economica ha trasformato il profilo delle società europee che ha assunto la forma del rombo; la massa media è diventata la principale protagonista del welfare state. Le politiche distributive operano secondo una logica sui generis caratterizzata da un'asimmetria tra benefici e costi. Durante gli anni '90 le leggi annuali di bilancio erano diventati pacchetti distributivi precisi nell'elencare benefici, vaghi nell'imputazione dei costi. Lo scivolamento distributivo è stato alimentato da:
versante della domanda: progressiva frantumazione della struttura sociale registrata in tutte le democrazie occidentali. La politica di classe ha lasciato il posto alla politica delle categorie: nuovi aggregati sociali definiti in base al settore o al loro pacchetto di spettanze in seno al welfare.
versante dell'offerta: connesso con l'affermazione di partiti pigliatutto, strategie di competizione espansiva mentre l'estensione della sfera di influenza partitica ha messo a disposizione nuove risorse per questa competizione.
Crisi e riforma di welfare: dalle distribuzioni alle sottrazioni: dagli anni '90 il problema dei costi del welfare state è tornato in primo piano forzando gli obiettivi del risanamento, del recupero di efficienza, della modernizzazione e ricalibratura dei vari schemi e programmi sociali. In questi anni la politica sociale ha assunto i contorni di una politica sottrattiva, registrando una dislocazione nelle sedi di conflitto. I conflitti sulla riforma del welfare avvengono nell'arena elettorale. Le decisioni riguardo ai tagli sono elaborate in seno all'arena governativa. Tutte queste dinamiche complicano e rallentano il processo di riforma e ne condizionano rotta e contenuti, gli interessi dello status quo distributivo controllano le quote di consenso di gran lunga più consistenti. Strategia privilegiata dell'inseguimento adattivo: poche riforme di struttura e molti tagli ai margini. I politici prestano attenzione a evitare il biasimo da parte degli elettori.
La quarta Europa sociale: il welfare dell'Europa meridionale (Spagna, Portogallo, Grecia): nelle prime due fasi hanno seguito la via bismarckiana con una pluralità di schemi assicurativi occupazionali. Durante la fase dell'espansione hanno edificato sistemi di protezione sociale in larga misura diversi rispetto a quelli degli altri paesi conservatori-corporativi: hanno introdotto formule di prestazioni molto generose per le categorie centrali del mercato del lavoro mentre per le categorie più deboli le formule sono rimaste modeste. Fino agli anni '80 assenza di rete di sicurezza di base contro il rischio di povertà. Modello delle solidarietà familiari e parentali: il sistema familiare funzioni in base all'esistenza di forti relazioni intergenerazionali e di parentela. Livelli sbilanciati di demercificazione; destratificazione bassa. Tende a produrre nuove differenziazioni trasversali rispetto alla struttura di classe, due gruppi: insiders - titolari di spettanze forti, outsiders - titolari di spettanze deboli. Tra gli anni '70 e '80: istituito servizi nazionali a vocazione universale. Prodotto di una costellazione causale complessa: corporativismo, presenza della Chiesa cattolica, aspra competizione politica. Fase della crisi e della riforma: nuova giuntura critica, nuovi processi di differenziazione istituzionale. Manifesto di un processo di ibridazione reciproca.
I welfare state ibridi dell'Europa centro orientale (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Estonia, Lettonia, Lituania, Bulgaria e Romania): tra gli anni '50 e '70 il ruolo e la natura delle assicurazioni occupazionali furono depotenziati, le imprese di stato divennero i principali erogatori di prestazioni e servizi per i propri dipendenti e furono creati sistemi sanitari e d'istruzione a raggio universale. Le donne erano al pari degli uomini ma le loro condizioni erano ben diverse da quelle dei paesi nordici. Il welfare comunista fu caratterizzato da un mix di universalismo e particolarismo. Dopo la caduta del Muro di Berlino i paesi avviarono la difficile transizione alla democrazia e all'economia di mercato: percorsi e modalità diversi nei vari paesi. Negli anni '90 questa transizione fu accompagnata da enormi rivolgimenti sociali e occupazionali che causarono un marcato aumento della povertà e delle disuguaglianze non adeguatamente compensato dalla rete del welfare. Furono istituiti nuovi sistemi di protezione basati su tre pilastri: una safety net di base; assicurazioni sociali con formule contributive e con finanziamento a capitalizzazione; assicurazioni e servizi privati. I welfare state stanno fronteggiando la sfida di bilanciare le legittime aspirazioni dei propri cittadini a ottenere livelli di protezione di standard europeo senza compromettere il vantaggio competitivo rappresentato da modelli economici imperniati sulla flessibilità, bassi livelli di imposizione fiscale e contributiva e su costi del lavoro più bassi di quelli della Vecchia Europa.
Due modelli: il criterio di distinzione è il formato di copertura, le regole di accesso e affiliazione ai principali schemi di protezione sociale.
Modello universalistico (paesi angloscandinavi): gli schemi coprono tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro posizione lavorativa.
Modello occupazionale (grande maggioranza dei paesi europeo-continentali): gli schemi sono rivolti ai lavoratori, che vengono coperti da una pluralità di schemi occupazionali con regole diverse gli uni dagli altri.
La scelta del formato di copertura ha definito i confini interni del welfare state, gli ambiti di condivisione dei rischi sociali e il raggio della solidarietà e della redistribuzione. I modelli universalistici hanno creato un unico grande bacino di solidarietà e redistribuzione, i modelli occupazionali hanno assecondato le demarcazioni tra settori produttivi e gerarchie occupazionali.
I tre regimi: durante la fase dell'espansione, il welfare state è passato attraverso una seconda importante giuntura evolutiva. Le formule di computo delle prestazioni, la gamma e la qualità dei servizi, le modalità di gestione e di finanziamento sono diventati decisivi per la conformazione del welfare state nei vari paesi e per la sua capacità di incidere sulle condizioni di vita dei cittadini, redistribuendo risorse e opportunità. Secondo Esping-Andersen si sono consolidati tre diversi regimi di welfare: sia al contenuto delle politiche sociali che l'intero sistema di interrelazioni tra queste e il mercato del lavoro e la famiglia.
Due dimensioni di variazione:
Demercificazione: grado in cui gli individui situati all'interno di un dato regime di welfare possono astenersi dalla prestazione lavorativa.
Destratificazione: grado in cui la conformazione delle prestazioni sociali dello stato attutisce i differenziali di status occupazionale o di classe sociale.
Efficacia massima nel social democratico, media in quello conservatore corporativo, minima in quello liberale. La loro differenziazione è riconducibile a dinamiche di natura sociopolitica: forza del movimento operaio, dei sindacati e dei partiti di sinistra nel socialdemocratico; peso delle tradizioni corporative, egemonia dei partiti moderati o conservatori espressione del ceto medio, dottrina sociale della Chiesa nel corporativo-conservatore; egemonia borghesia capitalistica e delle dottrine liberiste nel liberale.
Regime liberale: misure di assistenza basate sulla prova dei mezzi; schemi di assicurazione sociale circoscritti con formule di prestazioni poco generose; per bisognosi poveri, lavoratori a basso reddito; incoraggia il ricorso al mercato in modo passivo o attivo; demercificazione bassa: forte dipendenza dal mercato; destratificazione bassa: dualismo tra ricchi e poveri; USA, Canada, Regno Unito, Australia.
Regime conservatore corporativo: schemi assicurativi pubblici collegati alla posizione occupazionale; formule di computo collegate ai contributi o alle retribuzioni; per i lavoratori adulti maschi capifamiglia; enfasi sulla sussidiarietà degli interventi pubblici; demercificazione media; destratificazione medio-bassa; Germania, Austria, Francia, Paesi Bassi.
Regime social democratico: schemi universalistici di sicurezza sociale con alti standard di prestazione; formule di computo generose a somma fissa, finanziamento fiscale; per tutti i cittadini; demercificazione e destratificazione alta; Svezia, Danimarca, Norvegia.
Il modello sociale dell'Unione Europea:
Trattato di Roma (1957): vietò tutte le forme di discriminazione basate sulla nazionalità da parte degli stati membri in materia di occupazione. Poi si è aggiunta la lotta alle discriminazioni di genere.
Gender mainstreaming (dagli anni '90): integrazione esplicita della dimensione di genere in tutte le politiche dell'UE e nella valutazione del loro impatto.
Trattato di Amsterdam (1997): sancì la parità di genere come obiettivo fondamentale dell'integrazione.
Fondo sociale europeo: istituito già nel Trattato di Roma, obiettivo di sostenere l'occupazione, investendo in misure a favore dei giovani e dei disoccupati e di lotta all'esclusione.
Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (2006): eroga risorse per ammortizzare le espulsioni di lavoratori a seguito di chiusure o delocalizzazioni aziendali riconducibili alle trasformazioni del commercio mondiale e alla liberalizzazione dei mercati.
Trattato di Lisbona (2009): ha definito la missione UE sulla sfera sociale - piena occupazione, progresso sociale, elevato livello di tutele, lotta all'esclusione e alle discriminazioni, promozione della giustizia sociale, della parità tra donne e uomini, della solidarietà tra le generazioni e dei diritti dei minori.
Fondo europeo di aiuto agli indigenti (2014): fornisce contributi ai vari paesi membri per iniziative di assistenza materiale alle persone in povertà estrema.
Pilastro europeo dei diritti sociali (2017): destinato a diventare cornice di riferimento per la modernizzazione dei sistemi nazionali e dell'iniziativa UE nel prossimo decennio. Si compone di venti principi e diritti raggruppati in tre aree:
- pari opportunità e accesso al lavoro;
- condizioni di lavoro eque;
- protezione sociale adeguata e sostenibile.
Una nuova Grande trasformazione? La ricalibratura si è resa necessaria anche a fronte delle dinamiche di globalizzazione che pongono sfide ai tradizionali assetti di welfare e richiedono un riadattamento istituzionale volto a conciliare redistribuzione e solidarietà sociale con efficienza e competitività economica. Una combinazione di crescita vertiginosa nei paesi in rapida industrializzazione e bassa crescita nell'area OCSE ha determinato una massiccia diminuzione della disuguaglianza tra Nord e Sud del mondo. Incremento delle differenze di reddito tra strati sociali nei paesi sviluppati. Dagli anni 2000 a oggi la disuguaglianza di reddito è aumentata: cresciuta la quota di reddito percepita dall'1% più ricco e aumentato il rischio di povertà ed esclusione sociale. Questo ha avviato un processo di disarticolazione della struttura sociale in termini di chance di vita.
élite di plutocrati: pienamente inserita nei circuiti globali, la globalizzazione è un grande vantaggio;
ceto borghese: benestante ma ancorato a patrimoni nazionali, controlla buona parte di autorità nei vari paesi;
massa media: flussi di reddito regolare da lavoro dipendente, autonomo o da pensione, stagnazione e riduzione dei redditi, percettori degli aspetti negativi sul piano della sicurezza economica e sociale;
deprivati, esclusi, precari: non percepiscono nulla.
La crisi finanziaria del 2008 ha indebolito la capacità dei sistemi di welfare di svolgere la propria funzione di stabilizzazione economica e sociale, specie nei paesi caratterizzati da maggiori problemi di bilancio che hanno dovuto aumentare le tasse e ridurre la spesa sociale.
Assicurazione sociale: imperniato sull'erogazione di prestazioni semistandardizzate in forma automatica e non discrezionali, sulla base di precisi diritti/doveri e secondo modalità istituzionali altamente specializzate e centralizzate. Nucleo centrale del moderno welfare state, grazie all'assicurazione nascono i diritti spettanze. Albori ('800): impostazione di tipo prevalentemente attuariale. I nuovi schemi assicurativi pubblici erano strumenti per la condivisione dei rischi all'interno delle categorie di lavoratori, che ricevevano i contributi versati in conti individuali. Se subiva uno dei danni previsti riceveva una prestazione commisurata ai contributi versati. I nuovi schemi assicurativi pubblici avevano due tratti di originalità: obbligatorietà dell'adesione e finanziamento tramite contributi, grazie a ciò ha potuto coprire rischi difficili come la disoccupazione e ha consentito di attivare flussi redistributivi in direzione verticale. Grazie all'obbligatorietà ha accresciuto le capacità dello stato di incidere sulle condizioni di vita dei cittadini redistribuendo risorse e opportunità in base a vari criteri di equità.
Esempi: indennità di disoccupazione/maternità/malattia.
Principio dell'obbligatorietà: mira a contrastare i comportamenti di irresponsabilità e imprevidenza individuale e a ripartire i rischi all'interno di platee di lavoratori ampie, prevedibili e stabili nel tempo, mantenendo bassi gli importi contributivi e impedendo quei fenomeni di scrematura tipici del settore assicurativo privato e volontario.
Passaggio da premi a contributi sociali: il premio è una somma forfetaria - elargito a tutti - indipendente dalla situazione reddituale dell'assicurato ma collegata al suo profilo di rischio. Il contributo è una fonte di finanziamento che prescinde dai profili di rischio individuali, proporzionale al reddito dell'assicurato.
Es: lavoratore di fabbrica profilo di rischio di infortuni più alto - premio assicurativo indipendentemente dal reddito.
Sicurezza Sociale: schema di protezione obbligatorio, caratterizzato da copertura universale e prestazioni uguali per tutti, assenza di collegamento tra la fruizione di benefici e partecipazione specifica al loro finanziamento da parte dei beneficiari.
1935 - Social Security Act, Stati Uniti: per designare i primi schemi di assicurazione obbligatoria contro vecchiaia, invalidità e superstiti.
1938 - primo Servizio Sanitario Nazionale fiscalizzato, Nuova Zelanda: rivolto a tutta la popolazione residente.
Seconda guerra mondiale - rapporto Beveridge: sistema di protezione esteso a tutta la popolazione attiva per quanto riguarda la garanzia del reddito e a tutti i cittadini per quanto riguarda l'assistenza sanitaria, volto a fornire prestazioni uniformi corrispondenti a un minimo nazionale indispensabile per condurre una vita dignitosa.
1946 - pensione popolare, Svezia: non contributiva, a somma fissa, fruibile da tutti i cittadini over 65 senza prova dei mezzi e indipendentemente dal loro status occupazionale.
Assistenza: interventi a carattere condizionale e discrezionale volti a rispondere in modo mirato a specifici bisogni individuali. Le sue prestazioni sono subordinate all'accertamento da parte pubblica di due condizioni: specifico bisogno individuale manifesto e assenza di risorse per farvi fronte autonomamente. Selettiva rispetto alle condizioni di bisogno e di reddito e residuale rispetto alle capacità di risposta individuale o familiare.
Esempio di assistenza: XVII secolo: Poor Laws inglesi - distinzione tra poveri abili e inabili.
Prova dei mezzi: tutte le forme di valutazione da parte di una qualche autorità pubblica della situazione economica di chi richiede una prestazione di assistenza o l'accesso agevolato a un servizio.