Due modelli: il criterio di distinzione è il formato di copertura, le regole di accesso e affiliazione ai principali schemi di protezione sociale.
Modello universalistico (paesi angloscandinavi): gli schemi coprono tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro posizione lavorativa.
Modello occupazionale (grande maggioranza dei paesi europeo-continentali): gli schemi sono rivolti ai lavoratori, che vengono coperti da una pluralità di schemi occupazionali con regole diverse gli uni dagli altri.
La scelta del formato di copertura ha definito i confini interni del welfare state, gli ambiti di condivisione dei rischi sociali e il raggio della solidarietà e della redistribuzione. I modelli universalistici hanno creato un unico grande bacino di solidarietà e redistribuzione, i modelli occupazionali hanno assecondato le demarcazioni tra settori produttivi e gerarchie occupazionali.
I tre regimi: durante la fase dell'espansione, il welfare state è passato attraverso una seconda importante giuntura evolutiva. Le formule di computo delle prestazioni, la gamma e la qualità dei servizi, le modalità di gestione e di finanziamento sono diventati decisivi per la conformazione del welfare state nei vari paesi e per la sua capacità di incidere sulle condizioni di vita dei cittadini, redistribuendo risorse e opportunità. Secondo Esping-Andersen si sono consolidati tre diversi regimi di welfare: sia al contenuto delle politiche sociali che l'intero sistema di interrelazioni tra queste e il mercato del lavoro e la famiglia.
Due dimensioni di variazione:
Demercificazione: grado in cui gli individui situati all'interno di un dato regime di welfare possono astenersi dalla prestazione lavorativa.
Destratificazione: grado in cui la conformazione delle prestazioni sociali dello stato attutisce i differenziali di status occupazionale o di classe sociale.
Efficacia massima nel social democratico, media in quello conservatore corporativo, minima in quello liberale. La loro differenziazione è riconducibile a dinamiche di natura sociopolitica: forza del movimento operaio, dei sindacati e dei partiti di sinistra nel socialdemocratico; peso delle tradizioni corporative, egemonia dei partiti moderati o conservatori espressione del ceto medio, dottrina sociale della Chiesa nel corporativo-conservatore; egemonia borghesia capitalistica e delle dottrine liberiste nel liberale.
Regime liberale: misure di assistenza basate sulla prova dei mezzi; schemi di assicurazione sociale circoscritti con formule di prestazioni poco generose; per bisognosi poveri, lavoratori a basso reddito; incoraggia il ricorso al mercato in modo passivo o attivo; demercificazione bassa: forte dipendenza dal mercato; destratificazione bassa: dualismo tra ricchi e poveri; USA, Canada, Regno Unito, Australia.
Regime conservatore corporativo: schemi assicurativi pubblici collegati alla posizione occupazionale; formule di computo collegate ai contributi o alle retribuzioni; per i lavoratori adulti maschi capifamiglia; enfasi sulla sussidiarietà degli interventi pubblici; demercificazione media; destratificazione medio-bassa; Germania, Austria, Francia, Paesi Bassi.
Regime social democratico: schemi universalistici di sicurezza sociale con alti standard di prestazione; formule di computo generose a somma fissa, finanziamento fiscale; per tutti i cittadini; demercificazione e destratificazione alta; Svezia, Danimarca, Norvegia.