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Il caravaggio - Coggle Diagram
Il caravaggio
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Nei primi anni del Seicento è ormai famoso, soprattutto per la grandissima sensibilità nel rendere gli effetti di luce ed ombra, ma viene arrestato per aver ucciso un uomo durante una rissa. Fugge a Napoli, poi a Malta.
Nel 1609 torna a Napoli, dove dipinge il David con la testa di Golia: la testa mozzata del gigante è un suo autoritratto!
Il cardinale Scipione Borghese chiede al papa Paolo V la grazia per Caravaggio, ma prima di ottenerla il pittore muore di febbre nel 1610 a Porto Ercole, sulla strada per Roma. Viene sepolto in una fossa comune.
Nella mitologia Bacco è il dio del vino. Caravaggio lo raffigura come un ragazzo del popolo, avvolto in un lenzuolo come se fosse una tunica, mentre offre all’osservatore del vino rosso in un bel calice.
La sua vera natura può essere dedotta dai tralci di vite e i grappoli d’uva intrecciati sulla testa.
Il dio-ragazzo ha le guance arrossate e lo sguardo annebbiato: la sua espressione indica che ha bevuto un po’ troppo.
Davanti a lui c’è un cesto di frutta dipinto realisticamente e del vino in una bottiglia di vetro sottile, che riflette straordinariamente la luce.
Bacco, 1597,
Olio su tela, 65 x 85 cm. Firenze, Gallerie degli Uffizi.
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I sentimenti sono resi in modo naturale: non vi è teatralità, anzi, la scena crea un’atmosfera di silenziosa intimità.
I volti degli apostoli esprimono una grande sofferenza interiore; i gesti sono misurati: Giovanni, in piedi dietro alla Vergine, appoggia sulla mano il viso segnato dalla tristezza; Maria Maddalena, in primo piano, si piega su se stessa quasi per trattenere in sé la propria disperazione.
Il corpo della Vergine, illuminato da un fascio di luce, è adagiato su una tavola di legno, totalmente abbandonato alla morte, scomposto e illividito.
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Molti studiosi sono giunti alla conclusione che il volto di Oloferne sia l’autoritratto di Caravaggio.
Il pittore, che ha avuto una vita intensa, probabilmente aveva sviluppato una paura nei confronti della morte; l’autoritratto rappresenta questo concetto: il timore di morire! Questo chiodo fisso lo accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni.
(dopo l’uccisione del rivale, Ranuccio Tomassoni, in occasione di una partita di pallacorda, la vita del Merisi divenne un inferno: fu condannato a morte e costretto a fuggire continuamente)
La serva anziana sembra una caricatura: è in contrasto con la purezza e il fascino di Giuditta, che spicca anche per le sue dimensioni. La ragazza è disegnata in modo molto umano: non vorrebbe commettere l’omicidio, ma è costretta a farlo. Lo si intuisce anche dalla posizione irreale delle braccia, che sono troppo tese per poter imprimere forza all’attacco…ma la decapitazione avviene comunque e il sangue sgorga con impeto.
Caravaggio dimostrò l’attenzione per la REALTÀ in tutte le sue opere, comprese quelle di carattere religioso.
Il contesto in cui sono ambientate le scene è spesso ispirato ad ambienti popolari e alla vita quotidiana delle borgate romane.
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Per questo motivo i suoi quadri vengono spesso rifiutati dai committenti, come ad esempio accadde alla famosa tela La morte della Vergine.
Michelangelo MERISI, detto Caravaggio dal paese d’origine della sua famiglia, nasce il 29 settembre del 1571 a Milano, dove studia pittura; è uno dei più importanti pittori italiani e del barocco europeo. La sua vita è difficile: ha un carattere ribelle, frequenta taverne malfamate e personaggi pericolosi, viene coinvolto in diverse risse e commette un omicidio.
Nel 1592 arriva a Roma dove diviene il protetto del cardinale Francesco Maria del Monte, un raffinato collezionista che, colpito dalla sua abilità nel dipingere nature morte, gli commissionò molte opere.
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ll cesto sporge leggermente dal piano d’appoggio e l’ombra sotto di esso contribuisce a conferire volume e realismo (illusione di profondità)
Lo sfondo è volutamente neutro, privo di dettagli: serve a far risaltare la canestra.
Ogni frutto è dipinto con precisione e minuzia; Caravaggio contrappone elementi rigogliosi ad altri bacati o avvizziti. Attraverso questi dettagli rappresenta la caducità della vita e la fragilità dell’esistenza umana.
Nel 1599 dipinge Giuditta che decapita Oloferne; è una scena di morte violenta tratta dalla Bibbia (Antico Testamento).
Il pittore studiò a fondo la storia: la lama usata è una daga, un’arma antica. Decide però di vestire Giuditta con un abito del Seicento e non del VI secolo a.C.
La modella è una cortigiana, che ha posato più volte per le sue tele. Caravaggio nei suoi confronti nutriva un certo interesse, tanto da arrivare ad uccidere il suo protettore e per certi aspetti rivale in amore.
Spettacolare è il drappo rosso che risalta in secondo piano; è colorato con un rosso molto intenso: dona una certa teatralità alla scena e amplifica il gesto sensazionale dell’attacco a sorpresa di Giuditta.
Tutto il resto è buio, avvolto nell’oscurità: In questo modo l’attenzione si concentra sui personaggi e non su dettagli inutili.
Decisamente realistici, espressivi e coinvolgenti sono gli sguardi delle tre figure.
È una NATURA MORTA, la più celebre e importante realizzata dal pittore.
Il soggetto inanimato è l’elemento centrale della rappresentazione; ha un significato simbolico.
Canestra di frutta, 1594/98; Olio su tela; 31x47 cm. Pinacoteca Ambrosiana, Milano.
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