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ORAZIO da stampare - Coggle Diagram
ORAZIO da stampare
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LA POESIA
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necessario il labor limae, che richiede molto tempo e molte correzioni per arrivare alla forma perfetta
bisogna che siano uniti in modo armonico l'ingegnum, il talento proprio, e l'ars, la preparazione tecnica e culturale.
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LA SATIRA
Non è nuovo per Roma
fondata da Lucilio nel II secolo a.C. erano componimenti non troppo lunghi generalmente in esametri.
Orazio si rifà a Lucilio ma le chiama sermo,: egli le definisce come prose, per il loro andamento prosastico
Orazio ricollega la sua satira all'antica commedia greca e a quella di Lucilio come genere basato sulla riprovazione dei vizi
contengono infatti ispirazioni di tipo morale, riprendendo i difetti morali delle persone
Secondo Orazio quindi la satira, il sermo, non può essere considerato vera poesia.
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Per fare poesia occorre,
ingnenium, talento, ispirazione quasi divina
mentre i sermones non vogliono nulla di tutto ciò, sono delle conversazioni che mantengono la stessa quantità di sillabe e di ritmo della poesia, ma sono molto più vicine alla prosa, poiché i suoi versi sono scioglibili in essa.
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Linguaggio che sappia far risuonare anche termini alti, quasi aulicI
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GLI EPODI
Modello degli epodi
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Callimaco
I temi che affronta sono l'amicizia, la campagna, l'amore le guerre civili, il simposio
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LE ODI
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come modelli: Alceo, Saffo, Anacreonte, Pinandro
elogiati da Orazio, che immagina Pindaro e Saffo nei campi elisi, a declamare i propri versi ai morti
Assimila Pindaro ad un torrente straripante pieno d'acqua o ad un cigno, paragonando invece sé stesso ad un ape
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Alceo partecipa con grande passione alle vicende della polis, invece Orazio è disinteressato, denigra le guerre civili perché terribili per tutti, ma non ne prende parte
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LIBERTINO PATRE NATUS
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3 parti
1.
Orazio ringrazia Mecenate, perché sa che esistono uomini umili ma validi e nobili capaci
poi lamenta che le persone a differenza di Mecenate chiedano sempre di chi si è figlio come se esso esaurisca il valore di una persona
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L'INVERNO DELLA VITA
I primi versi descrivono un paesaggio laziale in cui il monte Soratte svetta bianco di neve in una giornata invernale,
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LA SATIRA DEL SECCATORE
Orazio descrive il suo incontro con un tipico arrampicatore sociale molesto, “spaccone” e meschino