La drammaturgia attica sviluppò particolarmente tre generi teatrali: la tragedia, il dramma satiresco e la commedia. La tragedia conobbe la sua stagione più fiorente nel V secolo, quando furono attivi Eschilo, Sofocle ed Euripide, gli unici autori di cui si sono conservate opere intere. Il soggetto dello spettacolo tragico, che almeno nella fase più antica poté essere anche di tipo storico, in genere era ricavato dalla tradizione mitologica, un serbatoio di racconti leggendari che costituiva il patrimonio culturale popolare condiviso dall'intera comunità della polis.
La creatività del drammaturgo si esercitava pertanto non nell'ideazione, ma nella revisione del soggetto attraverso personali scelte tematiche, di concezione dell'intreccio scenico, di caratterizzazione dei personaggi, di allusioni alla realtà attuale e così via. Il "messaggio" dell'autore è un elemento centrale della tessitura drammatica il rapporto degli uomini tra loro e con la divinità**, i problemi della giustizia, del potere, della libertà, della sofferenza sono temi che i poeti rappresentano talora in chiave problematica attraverso la parabola simbolica del mito.