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Il Rinascimento la stagione delle certezze - Coggle Diagram
Il Rinascimento la stagione delle certezze
Giorgione da Castelfranco
Pala di Castelfranco
Rappresenta la Madonna in trono fai santini Nicasio e Francesco ,
interpretazione nuova di una sacra conversazione
scena non sia ambientato in un interno come di consuetudine all’aperto
lo squadrato trono marmoreo, le predelle, la balconata nessuna caratterizzazione di tipo architettonico ma puri volumi geometrici,
gli alberi e la campagna, i due soldati riposi in simbolo di pace, i monti che si intravedono nella nebbia, la torre diroccata sulla collina
parte integrante del dipinto,
l’accurata pavimentazione individua un sicuro punto di fuga corrispondente al grembo della vergine vestita con i colori delle tre virtù teologali
la prospettiva di Giorgione non è una prospettiva disegnata ma una prospettiva dipinta cioè suggerito attraverso il colore usando tonalità di colore più calde o più fredde
abito verde smeraldo speranza rosso sangue carità velo bianco candido fede
realizzato su commissione di tuzio Costanzo che voleva arricchire la propria cappella del Duomo di Castelfranco Veneto,
dipinto fa il 1504 1505
La tempesta
Esempio più completo e famoso di una forte visione naturalistica di Giorgione commissionata da Gabriele venderamin
tempera e olio su tela del 1502 1503,
paesaggio agreste con sullo sfondo un ponticello di legno un piccolo borgo fortificato in procinto di essere investito da un temporale che si annuncia l’orizzonte con un fulmine,
in primo piano due figure simboliche a destra una donna semisvestita che sta allattando un bambino a sinistra un uomo in piedi abbigliato secondo la moda veneziana dell’epoca in atti di appoggiarsi a una lunga asta,
tra i personaggi non vi è alcun rapporto,
secondo l’ipotesi la donna sarebbe Venere e l’uomo Marte nei costumi di una zingara e di un soldato il fulmine rappresenterebbe Giove
il soggetto è quello del colore
attraverso la modulazione del suoi toni Giorgione riesce a creare un’illusione di uno spazio prospettico infinito
I tre filosofi
personaggi Pitagora fericide di siro e Talete di Mileto, i re magi oppure rappresentazione delle tre età della vita
quest'incertezza non una mancanza di chiarezza ma nostra incapacità di comprendere il gusto di quel tempo
primo cinquecento infatti la committenza veneziana amava circondarsi di dipinti pieni di allusioni così complesse da risultare misteriose e incomprensibili
questo stabiliva la complicità fra il committente e l’artista
dal punto di vista tecnico
figure prive di disegno
per staccare dallo sfondo Giorgione giustappone colori caldi contro colori freddi e all’interno di ciascuno di essi tonalità chiare contratto scure
di fronte i tre filosofi dell’imbocco di una caverna simbolo dell’ inquietante di oscurità,
al centro alberi quale siate una visione di un paesaggio immerso nella luce aranciata dell’alba
Olio su tela databile attorno al 1504,
Venere dormiente
Ricorrono tutti i grandi temi della pittura di Giorgione,
la grande tela commissionata da Girolamo Marcello rappresenta la dea dell’amore colta in un momento di dolce abbandono
adagiata in mezzo a un prato nell’innocenza del suo volto rotato nella languida rilassatezza delle sue membra disposte alla diagonale del dipinto
Giorgione a voluto ritrarre una donna il suo fascino bellissimo sta nella serie di consapevolezza della propria innocenza nudità,
alla bellezza umana corrisponde a quella della natura e del paesaggio nei quali la dea è immersa
il prato fiorito il cespuglio dietro a Venere sembrano voler rendere più tranquillo il riposo anche il villaggio deserto che si staglia sulla destra sta sottolineare la doccia immobilità del pomeriggio estivo,
alla realizzazione partecipato anche Tiziano ciò crea un importante ponte tra la pittura di Giorgione e di Tiziano
Il disegno
Del disegno poco nulla, rimasti pochi e discussi,
cupido che piega l’arco, e nonostante si tratti di un veloce schizzo, mostrano studio anatomico sommario, le braccia scorciate la gambetta destra presenta tracce di vari pentimenti il piede sinistro puntato contro l’arco, l’impiego della pietra rossa ha fatto supporre l’influsso di Leonardo, lo schizzo comunque confermerebbe scarsa dimestichezza con i disegni atomici
Tiziano Vecellio
Il disegno
dimostra di possedere un tratto espressive sicuro,
il ritratto di giovane donna l’artista evidenza l’attenzione a vari elementi del disegno,
l’abito è rappresentato in modo sommario, la testa è tratteggiato con grande cura finezza,
luce attraverso l’uso intenso del tratto bianco al fine di dare luce e rilievo al naso è l’ampia fronte incorniciata dai capelli raccolti in parte
un fitto tratteggio pietra nera tendente a mettere in risalto anche la grana della carta contribuisce a dare volume rotondità alla guancia sinistra e la morbida curvatura delle spalle
l’effetto finale è di tipo pittorico
un cavaliere, il cavallo è nell’atto di impennarsi sopra un nemico caduto del quale si vedono solo le gambe,
il cavaliere chinato in avanti e verso il basso al fine di equilibrare la composizione dando e al tempo stesso un senso di concitato movimento,
predilige l’impiego del carboncino lumeggiata a biacca un piuttosto di limitarsi al tratteggio,
permette di conseguire il risultato di maggiore pittoricità, grazie la possibilità di sfumare e ombreggiare
Amor sacro e amor profano
a due personaggi femminili e sedute lati opposti di un’ornatissimo sarcofago al quale si affaccia cupido
l'azione all’interno di un dolce paesaggio veneto con un bianco castello sulla sinistra dal lato posto un borgo con il campanile
l’organizzazione spaziale tale per cui la metà centrale della tela con due donne chinate verso l’unico punto Ideale all’esterno
La donna di sinistra vestita con un abito di seta rappresenta Laura bagarotto e lo stemma leggibile sul fondo del vaccino ed argento,
allude all’amore profano inteso come amore coniugale,
la figura di destra potrebbe impersonare Venere che introduce la giovane sposa ai segreti del matrimonio
ma anche l’amor sacro a sua volta inteso come suprema ricerca del bello e della perfezione spirituale,
seminuda con un mantello rosso guarda con tenerezza la compagna
il sarcofago monumentale è ornato ad antichi rilievi in parte nascosta da un cespuglio,
Commissionata come dono di nozze da Nicolò Aurelio è ricca di rimandi simbolici,
Pala dell’assunta
rappresenta l’assunzione in cielo di Maria
Espressi temi portanti della sua pittura colore luce movimento
si articola su tre registri sovrapposti in un continuo crescendo che dal mondo terreno agitato dalle passioni umane dal peccato si conduce idealmente la perfezione alla gloria divina,
in basso rappresentati gli apostoli in cui concitato gesticolare rende il senso di meraviglie di incredulità, le loro braccia robuste protese verso il cielo in mezzo al quale si innalza la vergine,
il rosso delle vesti di Maria e di due apostoli e dal luogo ad un evidente triangolo che conferisce stabilità la composizione e rimanda all’unione simbolica fra cielo e terra,
Maria in piedi sopra una nube biancastra attorniata da cherubini il piede destro sollevato e le braccia levate al cielo sottolineano la tensione ascendente dell’intera figura in procinto di spiccare il volo,
colta nell’attimo precedente alla definitiva assunzione in cielo e l’espressione dolcissima ricorda da vicino a quella del Cristo raffaellesco della trasfigurazione,
Tiziano attenua questa atmosfera di luminosità dipingendo il manto della vergine in modo estremamente realistico come se fosse gonfiato da un vento ascensionale che consente l’osservatore di percepirlo in tutto il suo volume,
alla sommità il Padreterno egli chiude lo svolgersi della narrazione contrapponendo la propria pacata immobilità al moto che anima tutti gli altri personaggi,
Commissionata dal priore del convento veneziano dei frari,
Pala Pesaro
Madonna in trono con il bambino fra i santi Pietro e Francesco ad Assisi, Antonio da Padova, genuflessi raffigurati diversi personaggi della famiglia Pesaro,
sacra conversazione la novità sta nella composizione
la madonna non è più al centro ma spostata sulla destra lungo una simbolica linea diagonale che collega l’angolo a sinistra in basso con la mezzeria della lato destro della pala,
ad accrescere il moto ascensionale contribuisce l’effetto prospettico con una linea dell’orizzonte bassissima a livello del secondo scalino del trono,
Tiziano immagino la scena in uno spazio compreso tra il primo piano dei committenti inginocchiati e il luminoso cielo solcato da nubi biancastre del lontano orizzonte,
qui ogni figura propria collocazione ed è utilizzata in rapporto le altre per definire i vari piani prospettici,
singolare la presenza di una nuvola bigia in alto sulla quale due angioletti erigono una croce,
si libra sopra San Pietro e getta la propria ombra su una delle due massicci e colonne che si stagliano contro il cielo retrostante,
le colonne suggeriscono del resto lo spazio molto più ampio una sorta di naturale continuazione aldilà dei limiti fisici della tela,
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i santi Catone disposti su piani prospettici tra i committenti e le colonne rappresentati con grande naturalezza senza alcuna gerarchia,
colto nell’atto di sfogliare un libro Pietro indossa un abito di blu profondo con il quale contrasto direttamente il panneggio non te lo giallo,
commissionata dal vescovo Jacopo Pesaro nel 1519 ma compiuta nel 1526,
Venere di Urbino
commissionato da Guidobaldo II della rovere signore di Urbino,
il dipinto ritrae una giovane donna nuda semi distesa sul letto in primo piano,
caratteristiche del tutto diverse innanzitutto
l’ambientazione non è all’aperto ma all’interno di una ricca casa Patrizia
sfondo due fantesche, nell’atto di cercare in un cassone di legno gli abiti da portare alla padrona,
ai piedi del letto un cagnolino simbolo della fedeltà coniugale
conferma che la fanciulla è una donna vera
venere di Giorgione inconsapevole della propria nudità quello di Tiziano né al contrario perfettamente cosciente e anche orgogliosa, e la fissa l’osservatore e non provo alcun disagio nel mostrarsi mollemente adagiato sul letto disfatto,
corpo femminile disposto lungo la diagonale del dipinto, il colore ambrato delle membra e ricorrente biondo dorato dei capelli contrasto sia con il pesante tendaggio verde scuro sullo sfondo sia con i grandi cuscini rossi che si intravedono sotto le lenzuola bianche,
gli unici accenni di natura fronde di un albero che si intravedono, pianta ornamentale posta in un vaso sul davanzale,
ritratto di Paolo III Farnese con i nipoti
Tiziano prendendo spunto dal analogo di Raffaello mette a fuoco le diverse psicologia dei tre personaggi
al centro il Papa curvo malato con il naso affilato e le gote incavate che ruotando la testa rivolge Ottavio un vivacissimo sguardo di rimprovero
Ottavi si genuflette con finta devozione per dovere formale
a sinistra l'altro nipote il cardinale che manifesta un atteggiamento di Stato quasi non facesse caso alla scena inseguendo il filo dei propri pensieri e volgendo lo sguardo verso l’osservatore,
emergono dalla penombra ovattata di uno sfondo nel quale un pesante drappo rosso pende da una parete verde scuro,
la tecnica mette in evidenza l’uso di pennellate sempre più rapide meno precisa al fine di abbozzare le forme più che di definirle
lasciato alcune zone incompiuta, in questo modo con il prevalere dei colori densi e pastosi Tiziano riesce a costruire un atmosfera tetra quasi soffocante,
Carlo V a cavallo
rivoluziona la tipologia stessa di questo genere passando dal consueto a mezzobusto alla figura intera destinata a diventare uno dei prototipi coreografici della pittura ufficiale di corte seicentesca,
celebra la vittoria conseguita nel 1547 dall’imperatore controlla armate della confederazione protestanti tedeschi a muhlberg
Carlo V e in groppa ad un focoso destriero nero con bardatura da parata
l’imperatore che brandisce una lunga picca da combattimento e una lucente armatura che lo assimila ad un antico valoroso imperatore romano,
il volto in parte addolcito il forte prognatismo rispecchia l’animo di un uomo grande e sicuro di sé ma non per questo esente dalle preoccupazioni dalla stanchezza come ben si evidenzia accendo di occhiaie e di rughe di espressione lato degli occhi,
sfondo campestre allora reale in cui si svolse la battaglia ma serve al contempo a isolare la figura del re monumentalizzandola
Pietà
pensato dall’artista per la propria tomba nella basilica di Frari non mi fu mai collocato per vari incomprensioni,
sullo sfondo posso fra le statue di Mosé e della sibilla ellespontica, ambienta una scena di altissima drammaticità,
a sinistra in piedi una Maddalena disperata urla con rabbia il proprio dolore si contrappone la composta pacatezza di Maria che seduta osserva con amorevole fissità il figlio morto
a destra al vertice inferiore di base dell’ipotetico triangolo avente per vertice superiore il capo della statua di Mosé
Nicodemo in atto di sorreggere il Cristo sotto l’ascella sinistra,
all’estrema destra delle dipinto infine appoggiato ad un piedistallo marmoreo a forma di testa leonina si intravedono tavola rappresentante lo stesso Tiziano e il figlio Orazio in atteggiamento di preghiera,
L’ultimo dipinto lasciato incompiuto e ultimato dal allievo palma il giovane,
i colori cupi impastati in alcuni punti con le dita la luce livida
conferisce ai personaggi una connotazione dolorosamente spettrale le pennellate sono rapide imprecise l’atmosfera generale è quella di un tetro incombere di un immane tragedia,
fiaccola lucente alzata dal piccolo angelo in volo solo impostato da Tiziano è portato a termine da palma il giovane riempie i bagliori dorati il catino a mosaico sullo sfondo ridando simbolicamente luce e vita alla speranza,