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compito laboratorio di analisi linguistica schemi per ripassare, l'…
compito laboratorio di analisi linguistica schemi per ripassare
l'articolo
è una parte variabile del discorso
o nel numero: singolare o plurale
nel genere: maschile o femminile
che può cambiare:
se individua il nome in modo:
generico è un articolo indeterminativo (un, uno, una/un') o partitivo (del, dello, della, dei, degli, delle)
indeterminativo
si usa per indicare:
una persona o una cosa che vengono nominate per la prima volta
un singolo elemento di una specie, classe o categoria
una persona o una cosa qualsiasi senza ulteriori specificazioni
partitivo
si usa per indicare:
al singolare una parte dell'insieme,
al plurale, alcune cose imprecisate
come un articolo indeterminativo
preciso è un articolo determinativo (il, lo, la, i, gli, le)
e si usa per indicare:
qualcosa di noto a chi parla e a chi ascolta
qualcosa di cui si è parlato in precedenza
persone o cose ben precise
esseri o cose come individui unici
un'intera specie classe o categoria
Attenzione:
alcuni sostantivi non hanno bisogno di essere accompagnati da un articolo. Come:
con i nomi propri e i cognomi (si usa però nei cognomi che indicano un'intera famiglia)
con i cognomi indicanti parentela se preceduti da aggettivo possessivo
con i nomi propri geografici (es. Isole)
Attenzione: l'articolo la si apostrofa davanti ai nomi femminili che iniziano per vocale, ma non davanti a i+vocale come es. la iena
Attenzione: l'articolo indeterminativo un non deve mai essere apostrofato. solo l'articolo femminile una, prima di una vocale, può avere l'apostrofo come nel caso di (un'amica)
è una parte variabile del discorso che si premette al nome, con il quale concorda con il genere e con il numero, allo scopo di individuarlo in modo preciso o generico
Il nome
in base al significato i nomi si possono distinguere in:
nomi propri
nomi concreti
nomi comuni
nomi astratti
nomi individuali
nomi collettivi
in base alla struttura si può dividere in:
primitivi: quando non derivano da nessun'altra parola della lingua italiana
derivati: quando derivano da un'altro nome mediante l'aggiunta di un prefisso cioè una particella posta davanti al nome ad esempio onore diventerà disonore con l'aggiunta del prefisso dis o con l'aggiunta di un suffisso posto dopo la radice del nome come ad esempio cane diventerà canile con l'aggiunta del suffisso ile
composti: quando sono formati dall'unione di due o più parole ad esempio pescecane o tostapane
alterati: quando con l'aggiunta di particolari suffissi esprimono alcune sfumature di significato dalla parola da cui derivano, si dividono in:
vezzeggiativi: che indicano un'idea di piccolezza con l'aggiunta di simpatia e di affetto ad esempio cagnetto
accrescitivi: che indicano grandezza ad esempio cagnone
diminutivi: che indicano un'idea di piccolezza ad esempio cagnolino
peggiorativi: che indicano disprezzo e avversione come ad esempio cagnaccio
la forma del nome è segnalata dalla sua parte finale cioè la desinenza e varia a seconda:
del genere maschile o femminile
mobili: quando distinguono il maschile dal femminile attraverso la variazione della desinenza come ad esempio li maestro la maestra
indipendenti: quando hanno forme completamente diverse per il maschile e per il femminile come ad esempio l'uomo la donna
di genere comune: quando presentano un'unica forma per il maschile e per il femminile come ad esempio il nipote la nipote
promiscui: nel caso di nomi di animali che presentano un'unica forma maschile e per il femminile valida sia per il maschio che per la femmina, così il nome femminile giraffa è usato per indicare anche il maschio della giraffa
o del numero singolare o plurale
variabili: quando distinguono il singolare dal plurale attraverso la variazione della desinenza come ad esempio il poeta i poeti
invariabili: quando presentano un'unica forma per il singolare e per il plurale come ad esempio la città le città
detto anche sostantivo, è una parte variabile del discorso che serve per indicare le persone, gli animali, gli oggetti, i luoghi,le azioni, i fatti le idee e i sentimenti. Il nome, insieme al verbo, è uno degli elementi costitutivi della frase
l'aggettivo
si aggiunge a un nome per:
qualificarlo: quando aggiunge al nome una qualità
è un aggettivo qualificativo
In base al grado in qui è espressa la qualità del nome che accompagnano possono essere:
Comparativi di minoranza: come ad es. Meno nuovo
Comparativi di uguaglianza: come ad es. Nuovo come
Comparativi di maggioranza: come ad es. Più nuovo
Superlativi assoluti: come ad es. Nuovissimo
Positivi: come ad es. Nuovo
Superlativi relativi: come ad es. Il più nuovo
determinarlo: quando specifica informazioni come la posizione, il possesso o il numero
è un aggettivo determinativo
in base all'informazione che specificano possono essere:
indefiniti: se specificano una quantità o una qualità indefinita; come ad es. Molto o Certo
Interrogativi o esclamativi: se esprimo una qualità o una quantità in frasi interrogative o esclamative; come quanto! o quale?
Numerali: se indicano una quantità; come Uno (cardinale) o primo (ordinale)
Possessivi: se specificano il possesso; come Tuo
Dimostrativi: se indicano la posizione rispetto a chi parla; come per es. Questo o quello
Attenzione!
Due, come tutti gli aggettivi numerali cardinali ad esclusione di "uno", è invariabile nel genere (può essere maschile o femminile ma non cambia forma) e nel numero (sempre plurale)
l'aggettivo Ogni è invariabile nel genere e nel numero e può essere usato con la stessa forma anche con i nomi femminili plurali
è una parte variabile del discorso che accompagna un nome per qualificarlo o per determinarlo meglio
l'aggettivo varia nel genere: maschile o femminile; e nel numero: singolare o plurale
come si fa l'analisi grammaticale di un aggettivo
Ogni: aggettivo determinativo indefinito, maschile, singolare
Il verbo
si può dividere in tre categorie: la struttura, il significato e la funzione.
Ora analizziamolo in base al suo significato, cioè in base al modo in cui vengono organizzati i rapporti con il soggetto e con il complemento oggetto.
I verbi a seconda del loro significato possono essere:
transitivi: indicano un'azione che dal soggetto passa "transita" direttamente su qualcosa o su qualcuno, ad es. Giacomo accarezza il cane
intransitivi: esprimono azioni che non passano su altri ma si esauriscono sul soggetto che le compie senza il bisogno di alcun complemento, ad es. Marco sorride
I verbi a seconda della loro forma possono essere:
passivi: si ha quando il soggetto subisce da parte di qualcuno o qualcosa l'azione indicata dal verbo, ad es. la mela è mangiata da Antonio
riflessivi: si ha quando il soggetto compie e nello stesso tempo subisce l'azione che così ricade si riflette su di lui, ad es. Erika si pettina i capelli
attivi: si ha quando il soggetto compie l'azione indicata dal verbo, ad es. Antonio mangia la mela.
Passimo infina ad analizzare le diverse funzioni del verbo:
alcuni verbi come essere, avere, dovere, potere, volere; Oltre ad avere un significato autonomo, quindi funzione predicativa, possono essere usati in unione con altri verbi.
Questi verbi hanno nei confronti dei verbi cui si accompagnano una funzione di servizio e si distinguono in:
verbi servili: I verbi dovere, potere e volere sono detti servili perché si uniscono a un'altro verbo all'infinito per dare all'azione un particolare significato di necessità, possibilità o volontà.
Come ad es. devo leggere esprime il significato di sono obbligato a leggere; posso leggere equivale a ho la possibilità di leggere; voglio leggere significa ho il desiderio di leggere.
verbi fraseologici: sono verbi che accompagnano un'altro verbo di modo definito per segnalare un particolare modo in cui l'azione viene compiuta.
Ad es. Paolo sta per partire, Alberto fece portar via i suoi giocattoli.
verbi ausiliari: i verbi essere e avere sono detti ausiliari perché aiutano a formare i tempi composti e il passivo degli altri verbi.
Come ad es. Io ho passeggiato, tu sei partito di corsa
cominciamo dalla struttura: il verbo è composto ca una parte fissa che si chiama radice e da una parte variabile che si chiama desinenza. La radice contiene e trasmette il significato di base del verbo. La desinenza, invece, variando di volta in volta trasmette vari tipi di informazioni→
sul modo: indicando cioè se il verbo esprime un'azione certa, incerta o possibile
i modi verbali sono 7 e si distinguono in modi finiti e indefiniti
i modi indefiniti invece sono:
Il participio: che esprime il significato del verbo come se fosse una qualità attribuita a un nome, come ad es. mangiato
Il gerundio: che esprime un'azione mettendola in relazione con un'altra azione della frase, come ad es. giocando.
l'infinito: che esprime il semplice significato del verbo, come ad. esempio amare.
I modi finiti così detti perché attraverso le desinenze indicano sempre in modo esplicito le persone a cui si riferiscono sono:
Il condizionale: che esprime qualcosa si possibile solo a determinate condizioni, ad es. andrei ai giardinetti se non piovesse
Il congiuntivo: che esprime un'ipotesi o un augurio, ad es. Volesse il cielo che non ci fossero più guerre.
l'indicativo: che esprime qualcosa i certo e sicuro, ad es. Mario non mangia la carne.
l''imperativo che esprime un comando o un invito, ad es. studia di più
l'insieme ordinato delle varie forme che il verbo può assumere modificando la propria desinenza, si chiama coniugazione. Possiamo classificare i verbi in base alla desinenza al modo infinito al tempo presente in:
verbi della seconda coniugazione con desinenza: ere
verbi della terza coniugazione con desinenza: ire
verbi della prima coniugazione con desinenza: are
Attenzione:
ci sono i verbi avere e essere che alcune volte quando vengono coniugati vengono confusi con la seconda coniugazione perché hanno come desinenza ere, ma hanno una loro coniugazione chiamata: coniugazione propria.
Attenzione:
alcuni verbi chiamati difettivi mancano di alcune forme di coniugazione, ad es. aggrada, fervono.
Attenzione:
altri verbi chiamati Sovrabbondanti hanno più desinenze con significati diversi, come arros-are e arros-ire.
Attenzione:
gli irregolari, infine, sono qui verbi che non seguono una coniugazione regolare, come andare, stare e bere.
sull'aspetto: momentaneo o durativo
l'aspetto puntuale: indica che l'azione si è verificata in un preciso momento e si è subito conclusa, ad es. Urlò di paura
l'aspetto durativo o continuativo:
sulla persona: prima, seconda o terza. E sul numero: singolare o plurale.
sul tempo: collocando l'azione nel passato, nel presente o nel futuro
ogni modo verbale si articola in un certo numero di tempi. Il tempo segnala il momento in cui si verifica l'evento l'azione o la situazione.
In particolare poiché un'azione o uno stato possono essere contemporanei, anteriori o posteriori rispetto al momento in cui si parla o si scrive,
il verbo per quanto riguarda il significato ha 3 tempi assoluti:
Il passato: che indica l'anteriorità rispetto la momento in cui si parla o scrive.
Il futuro che indica posteriorità rispetto al momento in cui si parla o scrive.
Il presente che indica la contemporaneità rispetto al momento in cui si parla o scrive.
in base alla forma i verbi si distinguono in :
tempi semplici: quando sono costituiti da una sola parola
tempi composti: quando sono costituiti da due parole cioè dall'ausiliare essere o avere e dal participio passato del verbo
è una parte variabile del discorso che fornisce, collocandole nel tempo, informazioni sul soggetto della frase, cioè sulle azioni compiute o subite, sugli eventi che lo riguardano, sullo stato in cui si trova o sul suo modo di essere.
Attorno al verbo ruotano tutti gli elementi della frase. Non a caso nella sintassi il verbo è definito predicato; è l'elemento che predica cioè dice qualcosa sul soggetto attivandosi come motore dell'intera frase
come si analizza il verbo nell'analisi grammaticale:
credere: voce del verbo credere, 2° coniugazione, modo infinito, tempo presente, transitivo, attivo.
avrebbe potuto esaudire (il verbo è potere perché ha funzione di verbo servile): verbo servile.
l'avverbio
l'avverbio è una parte invariabile del discorso perché non concorda con alcun elemento della frase e la sua forma resta sempre invariata.
l'avverbio qualifica o determina il significato delle parole che accompagna quindi può essere:
Qualificativo: chiamato anche avverbio di modo, indica in che modo si compie l'azione espressa dal verbo o se accompagna un'aggettivo o un'altro avverbio precisa il modo e l'intensità della qualità da essi espressa.
risponde alla domanda come? In che modo?
Sono avverbi o locuzioni avverbiali di modo ad es. onestamente, bene, davvero, alla meno peggio.
Attenzione:
anche alcuni aggettivi qualificativi come forte, giusto, chiaro sono usati in funzione di avverbi.
In questo caso accompagnano un verbo e restano invariabili nella loro forma maschile singolare.
l'avverbio qualificativo così come l'aggettivo qualificativo può esprimere il suo significato secondo diversi gradi di intensità.
cioè può essere:
di grado comparativo di minoranza
di grado comparativo di uguaglianza
di grado comparativo di maggioranza
di grado superlativo relativo
di grado positivo
di grado superlativo assoluto
l'avverbio qualificativo può essere, inoltre, alterato mediante l'aggiunta dei suffissi tipici
dell'accrescitivo: ad es. benone
del peggiorativo: ad es. malaccio
del vezzeggiativo: ad es. pochetto
del diminutivo: ad es. benino
Determinativo: precisa una particolare circostanza o situazione.
Possiamo infatti distinguere:
gli avverbi di valutazione: che esprimono una valutazione o un giudizio, affermando negando o mettendo in dubbio qualcosa.
Si distinguono quindi in:
avverbi di affermazione come ad es. certamente, davvero, sì
avverbi di negazione come ad es. no, non, neanche, mica
avverbi di dubbio come ad es. forse, magari o eventualmente.
gli avverbi di luogo: che indicano il luogo in cui avviene un fatto o dove si trova qualcuno o qualcosa.
Rispondono alla domanda dove?
E i più noti anche in forma di locuzioni avverbiali sono: Qui, lontano, da questa parte, di la.
gli avverbi interrogativi: che introducono una domanda diretta che può riguardare il modo, il luogo, il tempo, la quantità o la causa di un'azione
Sono come? dove? quando? quanto? perché?
Gli stessi avverbi funzionano anche a esclamativi per esprimere stupore o commozione.
gli avverbi di tempo: che indicano il momento o l'epoca in cui avviene l'azione o si verifica un fatto.
Rispondono alla domanda quando?
I più comuni sono ora, spesso, recentemente; m possiamo citare locuzioni avverbiali molto usate come di quando in quando o una volta
gli avverbi di quantità: che danno indicazioni sulla quantità o sulla misura di quanto espresso dal verbo dall'aggettivo o dagli avverbi che accompagnano.
Rispondono alla domanda quanto? In che misura?
I più comuni sono molto, più tosto, soltanto, talmente,
Insieme a locuzioni avverbiali come a bizzeffe, più o meno
ecco un'esempio per fare l'analisi grammaticale di un'avverbio: molto: avverbio determinativo di quantità, grado positivo
Attenzione:
molto, moltissimo, parecchio sono aggettivi indefiniti quando accompagnano il nome con cui concordano, sono avverbi di quantità quando accompagnano un verbo un aggettivo o un avverbio e rimangono invariati.
è una parte invariabile del discorso che accompagna altre parole (un verbo, un aggettivo, un nome, un'altro avverbio o un'intera frase) per modificarne il significato, qualificandolo o determinandolo.
Può essere costituito da una sola parola come ad es. presto, non o fuori e in questo caso si tratta di un avverbio vero e proprio oppure da un'insieme di parole con un significato compiuto come ad es. di corsa o senza dubbio "in questo caso si tratta di locuzione avverbiale"
Pronome
si distinguono in:
dimostrativi: indicano la posizione nello spazio e nel tempo della persona o della cosa a cui si fa riferimento (questo, codesto, quello) o l'identità (costui, colui, ciò)
identificativi: indicano che la persona o la cosa a cui si fa riferimento è uguale o simile a quella che è già stata nominata. Essi sono stesso e medesimo.
indefiniti: indicano in modo indeterminato una quantità, la qualità o l'identità della cosa o della persona specificata dal nome che sostituiscono. I pronomi indefiniti sono numerosi, ma questi sono i più importanti: nessuno, tutto, molto, poco, altro, qualcuno, chiunque, qualcosa.
personali: indicano le persone del discorso e variano oltre che nel genere e nel numero anche in base alla funzione logica che svolgono nella frase. Possono infatti essere
pronomi personali soggetto: quando svolgono la funzione di soggetto come nella frase" io vengo "
pronomi personali complemento: quando nella frase hanno il ruolo di complemento diretto o indiretto. questi pronomi si presentano in due forme:
una forma forte o tonica quando hanno un loro accento come nella frase "vieni con me"
una forma debole o atona quando sono privi di un accento proprio e si appoggiano a parole vicine per pronunciarli come nella frase "chiamami"
pronomi personali riflessivi: quando sono usati per la forma riflessiva dei verbi come ad esempio "mi lavo"
soggetto: io, tu, egli, lui, esso, ella, lei, essa, noi, voi, essi, esse, loro.
complemento "forma tonica": me, te, lui, lei, noi, voi, loro.
complemento "forma atona": mi, ti, lo, la, gli, le, ci, vi, li, le.
riflessivi: mi, ti, si, se, ci, vi, si, sé, loro.
interrogativi ed esclamativi: introducono domande e esclamazioni. Sono: che, quale, quanto.
relativi: sostituiscono un nome di persona animale o cosa mettendo in relazione due frasi che hanno lo stesso nome. I pronomi relativi sono: che (soggetto o oggetto), cui (complemento indiretto), il quale (soggetto o oggetto, complemento indiretto "se preceduto da preposizione"
si considerano pronomi relativi anche i pronomi misti o doppi che uniscono in una sola forma un pronome dimostrativo e un pronome relativo e hanno la funzione di legare due proposizioni.
Essi sono:
chi che equivale a colui o colei che
quanto che equivale a ciò che
quanti che equivale a quelli o quelle che
possessivi: precisano a chi appartiene ciò che è indicato dal nome che sostituiscono. I pronomi possessivi sono a seconda della persona: mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro, proprio e altrui
È una parte variabile del discorso che sostituisce un nome (pro-nome) per evitarne la ripetizione e rendere la frase più scorrevole
nell'analisi grammaticale, il pronome, si scrive: di cui: pronome relativo invariabile.
l'interiezione