Please enable JavaScript.
Coggle requires JavaScript to display documents.
BAZINE, 1948, IL REALISMO CINEMATOGRAFICO E LA SCUOLA ITALIANA DELLA…
BAZINE, 1948, IL REALISMO CINEMATOGRAFICO E LA SCUOLA ITALIANA DELLA LIBERAZIONE pt.2
Il cinema italiano ricorda che non c’è realismo in arte che non sia prima di tutto profondamente estetico.
Il realismo italiano non comporta affatto una regressione, ma un progresso dell’espressione.
Dopo l’eresia dell’espressionismo, e dopo il parlato il cinema tende verso il realismo. Ma il realismo in arte non può che derivare da artefici.
Si possono classificare gli stili cinematografici in funzione del grado di realtà che essi rappresentano.
Chiameremo realista ogni sistema di espressione, ogni procedimento di racconto che tenda a far apparire più realtà sullo schermo.
I due grandi eventi che segnano la storia del cinema sono Citizene Kane e Paisà. Orson Welles ha restituito all’illusione cinematografica la sua continuità.
Con la profondità di campo non è il decoupage a scegliere cosa vedere, è lo spirito dello spettatore a discernere lo spettro drammatico della scena.
Da altri punti di vista il cinema si è però allontanato dalla realtà per la complessità della sua tecnica,
-
All’opposto di Citizene Kane si pone Farrebique, ma in mezzo restano numerose possibili mescolanze.
Partendo dalla tecnica del racconto si può rivelare l’estetica implicita dell’opera cinematografica.
-
-
Dopo il parlato un film esige troppo lavoro e troppo denaro per ammettere titubanza, ma nel film italiano ha parte importante l’improvvisazione.
Le condizioni materiali della realizzazione in Italia, immediatamente dopo la liberazione,
la natura dei soggetti trattati e senza dubbio anche un qualche genio tecnico hanno liberato i registi da queste servitù del decoupage.
Rossellini è partito con la sua mdp, della pellicola e dei canovacci di storie che avrebbe modificato in base all’ispirazione.
L’improvvisazione è spesso ridotta ai dettagli, ma basta a dare un tono diverso al film.
Per alcune inquadrature in movimento ci vuole tatto, come quello di un pittore quando dipinge.
Quasi tutto viene fatto all’altezza dell’occhio o a partire da punti di vista concreti come un tetto o una finestra.