Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594) e la Controriforma
Nativo di Palestrina nel 1551 venne nominato maestro della Cappella Giulia (insieme vocale in servizio nella basilica di S. Pietro) al seguito di papa Giulio II.
Visse e operò a Roma al servizio dei papi per il resto della sua vita. Palestrina lascia una imponente mole di opere sacre: almeno 104 messe, oltre 100 mottetti, oltre 30 magnificat, madrigali spirituali decine di inni e offertori (segue spiegazione)
Messa. composizione polifonica che comprende la messa in musica dei brani dell'ordinario della messa, cioè i momenti che ci sono sempre. Nel rito romano le parti musicate della messa sono tipicamente sei: 1. Kyrie-Christe-Kyrie, 2. Gloria, 3. Credo, 4. Sanctus, 5. Benedictus, 6. Agnus Dei. La lingua usata è ovviamente il latino. (N. B. il Sanctus e il Benedictus nella messa preconciliare si cantavano in due momenti diversi, prima e dopo l'elevazione). La messa è spesso composta basandosi su un tema gregoriano o un mottetto polifonico da cui prende il titolo (per es. Palestrina ha scritto la Missa "Veni sponsa Christi basata sull'omonimo mottetto a 4 voci, che a sua volta deriva dal brano in canto gregoriano); in questo caso parliamo di messa parafrasi. Prima del Concilio di Trento capitava frequentemente che nelle messe venissero impiegati melodie popolari o comunque profane; in simili situazioni parliamo di messa parodia.
Mottetto (o motetto). Breve composizione con testo in latino tratto da antico o nuovo Testamento. Può essere in una o due sezioni (indicate con prima pars, secunda pars ecc.). I mottetti erano inseriti all'interno della celebrazione in modo appropriato rispetto alle letture e alla festività celebrata, le parti del "proprio" della messa.
Magnificat. è la messa in musica del Cantico della Vergine: diventa quindi un brano piuttosto lungo dato il ricco testo di partenza. può presentarsi come un unico brano, oppure può essere composto a versetti alternati, uno in polifonia, uno utilizzando i toni del canto gregoriano.
Inno. è una composizione che mette in musica un testo strofico, proprio di una determinata festività.
Una delle vicende più note legate a Palestrina riguarda le riforme della musica liturgica proposte durante il Concilio di Trento: la tradizione vuole che sia riuscito a "salvare" la polifonia componendo la missa Papae Marcelli, bellissimo brano a 6 voci.
Lo stile. Tutta la musica di Palestrina pervenuta è polifonia vocale: sono previste imitazioni tra le voci (cioè ogni sezione partecipa al brano con un'entrata che imita la linea melodica della voce precedente). Le composizioni sono condotte con uno stile dolce che predilige le armonie consonanti (che suonano bene), e le dissonanze vengono preparate (cioè le voci "addolciscono" il percorso prima della dissonanza in modo che risulti meno aspra) e risolte (cioè dopo la dissonanza viene subito un accordo consonante bello da sentire); in altre parole lo stile di Palestrina è esteticamente bello perché vengono smussate il più possibile tutte le asperità.
La Controriforma
Il Concilio di Trento si occupò anche della musica liturgica
Venne vietata la pratica di usare temi popolari per la composizione delle messe polifoniche.
una delle questioni spinose riguardava il fatto che spesso la fitta polifonia vocale non permetteva la chiara comprensione del testo liturgico cantato. Per questo motivo era concreta la possibilità di un'abolizione della polifonia, e di un ritorno al solo canto gregoriano.
La Missa papae Marcelli di Palestrina (datata attorno al 1562) fu una delle composizioni prese in esame che convinse i padri conciliari che era possibile ottenere un testo comprensibile all'interno di una polifonia anche con molte voci (la missa in questione è a sei).