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Opera Seria, lessico dell'opera, Opera buffa - Coggle Diagram
Opera Seria
Genere di opera "nobile" nella quale l'argomento è legato a mitologia e/o antichità greche e romane.
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Un autore importante nel primo Settecento italiano fu Alessandro Scarlatti: particolare è la struttura con cui Scarlatti organizzava le sue arie. Erano scritte secondo una struttura A B A, cioè: si aprono con una prima parte che chiamiamo A che di solito prevede un'introduzione strumentale, segue un momento scritto in modo contrastante con l'inizio che indichiamo con B, al termine del quale viene ripetuto l'episodio A, al termine del quale viene ripreso l'episodio strumentale d'apertura. (Qui un approfondimento)
nel melodramma del Settecento erano impiegati i cantanti castrati, uomini che mantenevano la voce di soprano anche da adulti; il più noto si chiamava Carlo Broschi detto Farinelli, ed ebbe enorme successo nella prima metà del secolo.
Apostolo Zeno (1668-1750) e Pietro Trapassi detto Metastasio (1698-1782) scrissero libretti che incontrarono grande fortuna; vennero musicati innumerevoli volte, e presi a modello da altri librettisti. Zeno e Metastasio (entrambi influenzati dall'Arcadia) riuscirono a dare una struttura più compatta ai loro libretti seri, riducendo il numero dei personaggi (innumerevoli nell'opera del Seicento), eliminando i ruoli buffi e rispettando l'unità di tempo e luogo.
Metastasio sosteneva la prevalenza della poesia rispetto alla musica (la musica vista come serva della poesia).
lessico dell'opera
Sinfonia o ouverture: è un brano strumentale che si esegue prima dell'inizio dell'opera. Può essere in uno o più movimenti (brani).
Aria. è un brano solistico che il compositore di solito scriveva "sulla voce" del cantante che aveva a disposizione, per meglio farlo figurare nello spettacolo. Dal punto di vista drammaturgico, durante l'aria l'azione è come se si fermasse, e di solito è un espediente per permettere al personaggio di far intendere al pubblico ciò che prova o ciò che pensa.
Recitativo. tra un'aria e l'altra ci sono i recitativi, cioè i momenti in cui l'azione si sviluppa con dialoghi tra i vari personaggi. Il recitativo non ha un ritmo predeterminato, è un "recitar cantando". Quando i cantanti sono accompagnati dal solo clavicembalo si parla di recitativo secco, quando c'è l'orchestra siamo di fronte a un recitativo strumentato. Dal punto di vista testuale, il recitativo ha conservato nel corso dei secoli l'uso di versi endecasillabi e settenari mescolati tra loro, in rima o sciolti.
brani a più voci. Nell'opera sono spesso presenti brani che coinvolgono più personaggi, e prendono il nome in base al numero di voci. Parleremo quindi di duetto (a due), terzetto (a tre), quartetto (a quattro) ecc. Quando i personaggi che cantano contemporaneamente sono molti si può parlare genericamente di concertato. Nell'opera di solito i brani più complessi sono al termine degli atti: in questi momenti c'è generalmente un susseguirsi di scene musicate senza recitativi, talvolta anche con la presenza del coro. Questo tipo di brani prende il nome generico di Finale.
Un'opera può essere scritta su un soggetto originale, o ispirarsi a un'opera letteraria e/o teatrale preesistente.
L'opera è suddivisa in ATTI, che a loro volta sono organizzati in SCENE. Esistono opere in un solo atto; le suddivisioni in 2 o 3 atti sono le più praticate. Spesso è presente un PROLOGO, un antefatto che giustifica la vicenda. Nell'Ottocento è molto utilizzata la divisione in 4 atti, nel teatro francese a volte anche in 5.
il testo dell'opera è scritto in versi ed è chiamato LIBRETTO. l'autore del libretto è detto LIBRETTISTA.
Opera buffa
Il soggetto è di argomento comico, o comunque "basso" rispetto all'opera seria. l'ambientazione è in genere in un'epoca più vicina al pubblico, e il linguaggio utilizzato più immediato e meno aulico di quello dell'opera seria; in un certo senso l'opera buffa era vista come più "contemporanea" rispetto al pubblico.
Carlo Goldoni scrisse testi d'opera per Baldassarre Galuppi (Il filosofo in campagna, il mondo della luna), o per Niccolò Piccinni (La Cecchina ossia la buona figliola 1760).
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in questo tipo di opera è spesso utilizzato un basso buffo, che nelle proprie arie deve cantare lunghe serie di rapide sillabe.
Spesso nell'opera buffa (soprattutto napoletana) fa il suo ingresso il dialetto, o per un singolo personaggio o per tutta l'opera (per es. Li zite ngalera di Leonardo Vinci che significa più o meno gli sposi in barca...)
L'opera buffa nasce come sviluppo dell'intermezzo, una breve composizione in un atto unico che veniva posta appunto come intermezzo tra un atto e l'altro di un'opera seria. Uno dei più fortunati esempi di questo genere è La serva padrona di Pergolesi (1733)