LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE



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Il settore dei trasporti fu il settore propulsivo dell'industria, che in quei decenni produsse binari, locomotive, vagoni e macchinari industriali per le fabbriche; tale settore risultò così radicalmente modificato: le distanze si accorciarono, le merci cominciarono a viaggiare più velocemente e gli uomini si sentirono più vicini.

Anche i viaggi in mare cambiarono grazie alla diffusione delle navi a vapore e all'abbandono del legno in favore del ferro (e poi acciaio) per costruire lo scafo delle navi.

La rivoluzione dei trasporti portò all'affermazione dell'industria siderurgica al posto di quella tessile. Anche il ferro cambiò: prima si usava prevalentemente la ghisa (ferro quasi allo stato naturale, prodotto negli altiforni dopo aver sottoposto a vari trattamenti il minerale), mentre in seguito si cominciò a produrre acciaio (lega metallica di ferro e carbone e ferro estremamente depurata, più resistente e più facile da lavorare).

All’inizio del XIX secolo, più ancora delle merci e degli uomini, cominciarono a circolare con grande velocità i messaggi e le idee.

Un’altra straordinaria invenzione fu il telefono (ideato da Antonio Meucci e perfezionato da Aleksander Bell), un apparecchio capace di convertire i suoni in correnti elettriche e pertanto di trasmetterli a riceverli.

Guglielmo Marconi inventò un tipo di telegrafo senza fili che trasmetteva e riceveva utilizzando le onde radio o elettromagnetiche. L’invenzione permise di scambiare messaggi tra le navi in mare e la terraferma, facilitando eventuali operazioni di soccorso.

Marconi mise appunto anche l’apparecchio radio, un sistema di comunicazione mediante il quale si poteva utilizzare per i messaggi a distanza non più solo l’alfabeto di Morse, ma anche, come col telefono, la lingua parlata di tutti i giorni.

Venne scoperta una nuova fonte di energia: l’elettricità, che a poco a poco soppiantò il vapore come forza motrice delle macchine. A rendere possibile l’applicazione dell’energia elettrica alle macchine fu l’invenzione della dinamo, un apparecchio capace di trasformare il movimento in elettricità e viceversa.

Per produrre energia elettrica fu utilizzata soprattutto la forza dell’acqua, combinando la dinamo con una macchina detta turbina che, mossa dall’acqua, azionava a sua volta la dinamo che trasformava il movimento in energia elettrica.

Nella seconda metà dell’ottocento fu scoperto e cominciò ad essere poi utilizzato il petrolio (oro nero), un olio che si trovava nel sottosuolo prodotto dalla decomposizione di organismi animali e vegetali.

Accanto all’industria siderurgica e a quella elettrica, elemento fondamentale della nuova rivoluzione industriale fu l’industria chimica.

Le raffinerie (gli stabilimenti per la lavorazione del petrolio) si moltiplicarono nelle zone petrolifere. Successivamente si cominciarono a produrre i primi coloranti artificiali ma fu importante soprattutto il ricorso alla chimica per il rinnovamento delle tecnologie agrarie.

Inizialmente l'acciaio, a causa delle complesse e costose operazioni necessarie per ottenerlo, era prodotto in piccole quantità, fino a quando H. Bessemer inventò il “convertitore“, che consentiva di bruciare le impurità della ghisa direttamente negli altiforni; in questo modo l’acciaio si poteva ricavare più facilmente e a minor costo. Nacque in questo periodo, a Terni, la prima acciaieria italiana.

L’invenzione decisiva fu il telegrafo elettrico (S. F. Morse), un apparecchio trasmittente che consente di inviare messaggi a un apparecchio ricevente utilizzando uno speciale alfabeto fatto di punti e linee: l’alfabeto Morse.

Divenne uno straordinario strumento di comunicazione utilizzata a fini commerciali, finanziari, militari e politici. Si svilupparono così le prime aziende di informazioni che vendevano notizie soprattutto ai giornali. Celebre fu quella di Julius Reuter, che si segnalò per i suoi servizi su alcuni importanti avvenimenti bellici.

Il collegamento di un gran numero di turbine e dinamo costituiva le centrali idroelettriche, situate inizialmente dove l’acqua scorreva più rapida, finché non si scoprì che era possibile trasmettere a distanza l’energia elettrica: per la prima volta la forza idrica poteva essere utilizzata lontano dei corsi d’acqua.

Ciò contribuì allo sviluppo industriale, sia perché le fabbriche potevano sorgere un po’ dappertutto, sia perché lo sviluppo industriale fu possibile anche in quei paesi (Italia Svizzera Svezia) che non disponevano di importanti bacini carboniferi, ma erano ricchi di energia idraulica.

Era già conosciuto in Medioriente fin dall’antichità ma per essere utilizzato come combustibile doveva essere estratto; E. Drake mostrò che era possibile estrarlo mediante trivellazione del terreno e da quel momento la ricerca dei giacimenti petroliferi e il loro sfruttamento diventarono un nuovo modo per fare fortuna.

Dal petrolio si estraevano i suoi diversi componenti, i cosiddetti “idrocarburi”, in parte liquidi e in parte gassosi, e si ottenevano vari prodotti tra cui:

J. D. Rockefeller riuscì a garantirsi in breve tempo un vero monopolio commerciale della produzione di petrolio.

Il cherosene che, prima dell’introduzione della luce elettrica, era impiegato per l’illuminazione

Quando fu inventato il motore a scoppio e nacquero le prime industrie automobilistiche, prese importanza un altro ricavato del petrolio, la benzina

la nafta fu invece utilizzata per i motori diesel

I concimi chimici nacquero grazie alle ricerche di Justus von Liebig, che fu il primo a scoprire che la crescita delle piante dipende dalla disponibilità di elementi minerali assorbiti dal terreno attraverso le radici.

Ciò mise a disposizione una quantità di fertilizzanti potenzialmente illimitata, con ottimi risultati produttivi; e rendere ciò possibile fu anche l'impiego di macchine, fornite dalle industrie meccaniche.

Si inventarono gli anticrittogamici, che proteggevano le piante dagli insetti nocivi.