Cyberfemminismo è la versione contemporanea di una delle chiavi essenziali del femminismo, quella di connettere la teoria alla pratica, in qualsiasi campo.
Nel 1997 nasce l’Internazionale ciberfemminista e alcuni elementi di definizione sono: la politica del trans gender o il genderbanding che fa riferimento alla possibilità che le nuove tecnologie danno di sfuggire alle definizioni corporee di gender per costruire nuove identità di gender o persino identità senza gender. La tecno-filia è un altro fattore costitutivo del ciberfemminismo, ovvero l’accettazione e celebrazione del fatto che la tecnologia sia una parte integrante del nostro corpo. Gli scritti di Donna Haraway sui cyborg asseriscono che quest’ultimo sia un organismo cibernetico, una fusione tra l’organico con il tecnico suggellato attraverso particolari pratiche storiche e culturali. Il ciberfemminismo si trova nei cosiddetti Multi User Dungeons (mud), ossia giochi virtuali a base testuale con diversi scopi e che permettono di acquisire qualsiasi tipo di identità o di averne multiple e che può essere cambiata. Questa prospettiva opera al livello della rappresentazione ed è molto meno interessato alle pratiche o alle identità individuali. I mud quindi sfidano l’identità di gender, altre forme di ciberfemminismo, utilizzando sempre i registri dell’ironia e della parodia che può essere un ottimo strumento sociale se utilizzato con occhio critico, minano i simboli e le rappresentazioni di gender esistenti in modi diversi.