Nel 1898 ne pubblicò un altro, Senilità, la storia di Emilio Brentani, un impiegato che vorrebbe essere uno scrittore ma non ci riesce e conduce un’esistenza grigia e mediocre, fino a quando incontra Angiolina, una ragazza piena di vita. Anche questo romanzo, però, non riscosse successo.
Emilio crede di poter controllare i propri sentimenti, ma è schiavo della sua passione per lei: insomma, tutto nella sua vita è un fallimento.
Nel frattempo Svevo aveva incontrato un grande scrittore irlandese, James Joyce (1882-1941). Fu proprio Joyce a far conoscere a tutti il terzo romanzo del suo amico triestino, La coscienza di Zeno (1923).
Il romanzo, scritto in prima persona, è quindi una sorta di autobiografia e nell’ultima parte diventa un vero e proprio diario, in cui il protagonista analizza se stesso cercando di sciogliere l’intricata matassa del suo animo.
Italo Svevo morì nel 1928, in seguito a un incidente stradale.