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Scenari di nuovo millennio
Se da un lato vera forzatura bollare i giornalis italiani come meno capaci e preparato di quelli dei due secoli preceden, appare evidente lavoro del giornalista, attraversato dibatitti accesi (ques one dell’ordine professionale o scuole di giornalismo), non ha ancora dato prova sapersi totalmente liberare da certa connotazione di professione sui generis. Se dal 1990 il Consiglio di ammissione esami per il passaggio al professionismo a chi aveva svolto il pra cantato pubblicazioni edite scuole convenzionate, ancora inizio XXI secolo chi Italia voleva professione giornalis ca, iscrivendosi apposi albi, sapeva potersi permetteere di possedere anche solo titolo di licenza media superiore

Secondo Milly Buonanno il mondo giornalismo italiano rimanere preroga va due par colari pologie di sogg: i figli «deviati» delle classi dirigen , rifiutano i «destini prefigura » da loro origini o no i requisi indispensabili per il loro adempimento e i figli «aspirazionali» classi medio-inferiori, per i quali se da lato risulta difficile l’ingresso nelle «posizioni professionali di sicuro prestigio», dall’altro strada giornalismo= espressione di promozione sociale

caratteri che tagliato trasversalmente parte storia del giornalismo italiano. No affatto azzardato individuare nella par colare tipologia bacino di reclutamento dei giornalis italiani> possibile radice atitudini da essi manifestate nel corso loro lunga esperienza storica, a par re da propensione a non privarsi canali preferenziali «dialogo» con il «potere».

«dipendente dal campo economico-industriale», «contigua a quello poli co» e «partecipe dello star system», la professione giornalis> ogge difficile collocazione sociale, a cui hanno fa o tradizionalmente capo “soprattu le attese di sogg sociali ‘mobili’”.

motiva alla conservazione “collocazioni” acquisite, talvolta a prezzo di cammini difficili e lastricati da ostacoli e incertezze.
=significat> non si sia mai anda oltre definizione del giornalismo come professione “privata a rilevare interesse pubblico”, che certo senso ha finito riproporre quella del “libero professionista adde o a una pubblica funzione”.

Alcune cara eris> essenziali per giornalista di successo del XXI secolo> da saper scegliere le no zie e di riuscire a ca urare l’interesse del pubblico, no tra quelle dire amente acquisibili a raverso formazione scolas ca o universitaria.
Al di fuori di par colari fasi storiche o casi specifici, quasi mai i giornalis italiani > riusci a rivendicare concrete forme di indipendenza o controllo su testate in cui lavoravano. E anche quando hanno ottenuto l’is tuzione dell’albo> poi dovuto pagare il prezzo perdita di qualsiasi pretesa di indipendenza, ponendosi al servizio degli interessi poli ci del regime.

La circostanza essere professionalmente nati con questo “vizio originario” ha pesato sul dibattito>persistenza, in Italia, dell’ordine dei giornalis .
Oltre tradizionali interferenze poteri esterni al mondo del giornalismo, par re ul mi decenni XX secolo >pesato in maniera crescente il cosiddetto “codice del politicamente corretto”=atteggiamento che ha di fatto spesso favorito la diffusione di paratiche di vera e propria autocensura.

Qualche anno fa ricerca sul lavoro svolto giornalis in quattro Sta occidentali, l’Italia, la Gran Bretagna, gli Statu Uni e la Germania= risulta interessan al riguardo, in merito ai tipi di condizionamento subi da stessi professionis durante loro lavoro
questo non implica storicamente in Italia no potu affermare giornalis di alto valore professionale, capaci di svolgere proprio lavoro con coraggio, intraprendenza e senza autocensure. Alcune di queste figure pagato con la vita il proprio impegno sui vari fron internazionali; altre subito la stessa sorte a causa loro inchieste sulla mafia, unendosi a quelli cadu roti fuoco terroris co e altre tragiche quanto torbide circostanze.

So profilo quantita vo, crescita numero di giornalis professionis iscri ordine no conosciuto soste nel corso XX secolo, triplicandosi a raggiungere dicembre 1999 oltre 18.000. Nel luglio 2002 i professioni in Italia di 19.000. Nel 2009 gli iscri all’ordine sali a 108.437, il 63,32% dei quali pubblicis .
Per giunta, cifre rela ve all’inizio del XXI secolo opportunamente integrate tenendo conto>vasto arcipelago di persona chiamato a svolgere ruolo del tutto assimilabile a quello del giornalista senza esserlo formalmente. Secondo alcune stime, queste persone= vero e proprio esercito di operatori dell’informazione, so opos a regime di so o-garanzie e so o-retribuzioni.

Il Panorama editoriale
Un rapporto rela vo triennio 2006-2008 della Federazione italiana editori giornali <quadro piu osto problema co andamento economico e produ vo imprese del se ore giornalis co> a causa forte ba uta d’arresto fa a registrare nei loro fa ura .

In un mercato dei media in cui le spinte competitive introdo l’avvio processi di riconversione offerta verso nuove aree business, i consumi potenziali lettori >calando anche come conseguenza di fase di grave recessione economia mondiale.
La crisi con durezza stessa stampa periodica. Per sino i se manali e i mensili che mantenuto buone quote di mercato, in ragione dei loro prevalen contenu specialis ci> cadu vittime debolezza complessiva domanda e solo alcune tipologie riuscite a contenere il crollo o addiri ura a migliorare le proprie posizioni

diffusione dei quo diani, le cifre nel 2006 dagli editori a raverso l’Ads (Accertamento diffusione stampa) a ribuivano primato nazionale al «Corriere della Sera», diffusione media di circa 680.000 copie, seguito da «la Repubblica» (625.000), «La Gazze a dello Sport» (370.000), «Il Sole-24 Ore» (350.000), «La Stampa» (315.000), il «Corriere dello Sport-Stadio» (245.000), «Il Giornale» (220.000), «Libero» (130.000).
Per quo diani distribui gratuitamente, in Italia le inizia ve> iniziarono a svilupparsi all’alba nuovo millennio, quando si diffusero testate come “Leggo”, “city” e “metro”. Almeno inizialmente diffusione di questa nuova forma di stampa gratuita no par colari conseguenze vendite della tradizionale stampa a pagamento.

molto spesso gli editori di tale stampa stesso attivi anche negli altri settori dell’informazione> da quello stampa quo diana a pagamento Pure in un panorama generale nega vo e apparentemente tale da sconsigliare qualsiasi nuova inizia va editoriale, non sono mancate alcune note in controtendenza. Emblema ca> l’ascesa testata come «il Fatto Quotidiano», Roma il 23 settembre 2009 da Antonio Padellaro e Marco Travaglio. Rivolgendosi a pubblico collocato a sinistra, apertamente critico rispetto ai metodi «vecchia poli ca» e attento cosidde a «questione morale», il giornale immediatamente registrare un risposta in termine di vendite, stabilizzandosi su cifre superiori 150.000 copie e quote di diffusione vicine alle 80.000.

Allo stesso modo, un quo diano “Il nuovo Riformista”, ottobre 2002 =organo collegato al mensile “Le Ragioni del Socialismo”, battendo terreno dell’approfondimento poli co> ritagliarsi ruolo di un certo rilievo, senza raggiungere mai rature elevate. Una caratteris tipicamente italiana =debole assetto distribu vo, incapace offrire sbocchi commerciali e sistemi consegna a domicilio efficaci, no comunque manca alcuni segnali di diverso tenore, es legata pur timida liberalizzazione vendita al di fuori edicole, mentre permane asse o mercato pubblicitario fortemente sbilanciato a favore televisioni e insufficiente regime di protezione diritto d’autore, con giornali spesso saccheggia da rassegne stampa e motori di ricerca.

Alcuni di ques fenomeni no solo l’Italia, iscrivendosi in una diffusa tendenza internazionale, dove testate a pagamento trovate a fronteggiare, oltre a spinte competitive che provenivano media tradizionali, anche dei “nuovi media”

testate giornalis> dovute ricorrere a si web o a edizioni on-line, da affiancare a stampate, capaci di interagire con uten finali e anche di monitorare i contenu preferi dai lettori; consuetudine consente di raccogliere informazioni sui gus e orientamen pubblico e di impostare opportune scelte redazionali.

Tra i siti di informazione, soprattu quelli ges dagli editori di quotidiani a mantenere primato degli accessi.
Secondo i dati Audiweb, nel novembre 2008 hanno totalizzato mediamente 3.600.000 contatti giornalieri, con alcune decine di milioni di pagine visitate.

Oggi e Domani
riferimento ai da quan ta vi su utenze abituali quo diani= quadro di mercato che, primo decennio del secolo, ha conosciuto in Italia notevole accrescimento. In tale ambito i quo diani cartacei a pagamento risen to di un calo evidente di vendite.

Il canale di vendita rimanere> edicole. Le analisi territoriali vendite e numero di lettori di giornali ancora confermato i cara eri di dualismo che storicamente connotato storia del paese.
Per quanto concerne l’editoria digitale, inizialmente i giornali italiani presen sul web limitarono a riproporre gli stessi contenu prodo o cartaceo.

tu avia aspe are «la Repubblica» per vedere, gennaio 1997, giornale on-line che lasciava spazio alle no zie raccolte durante giornata da redazione appositamente costituita. Grazie a questa impostazione> per prima volta a creare condizioni per nuovo modo di fare informazione, in cui il giornale on-line dettava i tempi della no zia e anticipava gratuitamente no zie sul proprio sito, salvo poi riservarsi di trattarle con maggiore approfondimento versione cartacea del giorno successivo.
Un’indagine Istat> 2003 ha cer ficato presenza 145 testate on-line, di cui ben 91 corrisponden a quo diani con versione anche a stampa e 54 corrisponden a testate esclusivamente sul web

Per televisione, essa continuato a mantenere ruolo preponderante campo dell’informazione sopra u o tra fasce di popolazione tradizionalmente meno attrezzate a fronteggiare i rischi propaganda.
So o il profilo ’indipendenza dell’informazione, la presenza grandi concentrazioni editoriali e l’assenza di legislazione capace di risolvere i confli di interesse con nuato a rappresentare, in Italia, due tasti dolenti.

Le esperienze ultimi 150 anni> dimostrato che, lasciato a se stesso, il mercato informazione raramente garan re condizioni necessarie per auspicabile autonomia. Secondo alcuni in Italia l’informazione libera da censure e autocensure rimanere preroga va per pochi intrepidi, talvolta guarda con sospe o da stessi colleghi e costantemente a rischio di bolla come “avversari” dal potente di turno.
Talvolta determina a eggiamen> trovato terreno favorevole in serie di fatttori ogge vamente difficili da contrastare. L’esigenza per i cronis di produrre materiale in tempi rapidi>es ampliato il ricorso a fon facilmente conta abili, piu osto che altre, la cui ricerca necessiterebbe di tempi mol lunghi di lavorazione

anche presenza regime pubblicitario molto squilibrato a favore televisione e di internet= accentuato tendenza a introdurre nei giornali linguaggi di tipo televisivo, con sempre maggiore propensione al gossip, al sensazionalismo e scandalismo. Si tra a informazione, vicina all’intrattenimento, a cui stessi leader poli ci no saputo sottrarsi, coinvol in sempre maggiore dipendenza dai media per stabilire un vantaggioso rapporto con gli elettori. Uno rischi lega a questo modo di fare giornalismo risiede ruolo sempre meno attivo giornalista nell’ordinamento notizie in cornice razionale.

Eppure, interno di questa pioggia di news proposte da rete, proprio il giornalista di alto livello professionale, sembrerebbe potersi rivelare indispensabile, quale interfaccia credibile per discernere l’auten co profluvio di info disponibili e per ricondurre medesime all’interno di quadro coerente e interpretabile. giornali anche accentuato sforzi per far parlare propri contenu gli altri media, creando casi e talvolta stilando vere e proprie agende per radiogiornali e telegiornali del ma no. Grazie loro immediatezza, la radio, televisione e internet hanno in un certo senso assunto ruolo di battistrada per altri messi di informazione.

questo finito per dare vita a ininterrotto «circuito mediatico», spalmato sulle ventiquattro ore, in cui i vari mezzi informa vi ado ato consuetudine di citarsi e «rilanciarsi» a vicenda. Sopratt fronte radiofonico, i nuovi sistemi di registrazione e gli editing digitali > permesso di integrare numerosissime emi en locali in network nazionali= mol dei no ziari formalmente locali non più per nulla e che molte rubriche proposte sono il fru o di programmi generici, adatta ai singoli contes .

dagli anni Novanta del Novecento la radio> Italia vari segnali di dinamismo, con tendenza a ridare valore al «parlato», grazie al contributo di personaggi noti al grande pubblico e volto anche televisivo, come Fiorello o Platinette.
Oltre consolidata tradizione radiocronache, essa saputo rinnovarsi su terreni in cui l’aggiornamento tempo reale continua a rives re rilievo decisivo, riuscendo a catalizzare attenzione di pubblico emo vamente vicino a strumento che no impone di tralasciare i propri impegni per essere fruito e che consente interagire in tempo reale a raverso gli sms, le e-mail o le telefonate in diretta. No evidentemente possibile prevedere come queste e altre vaste trasformazioni in nel mondo giornalis co> modificare i cara eri dell’informazione in paese come l’Italia dove, sin origini gli attori protagonis dovuto confrontarsi con fragile tradizione di indipendenza dal “potere” e dai “poteri”.