STG 11

L’esperienza della Repubblica
1975 i 76 quotidiani esisten in Italia fecero complessivamente registrare tiratura circa 4 milioni e mezzo di copie, solo 17 vantare un bilancio non in passivo= dati confermavano il modesto pubblico dei le ori di giornali nel paese.

interno di questo quadro no brillan ssimo nacque l’esperienza «Repubblica»=quo diano «di tendenza», al pari del «Giornale», ma apertamente rivolto pubblico di centro-sinistra, con indirizzo liberal marcato= fondato gennaio 1976 da Eugenio Scalfari e Carlo Caracciolo. La testata, ispirata al new journalism americano, propose alcune caratt peculiari: inedito formato tabloid, solo sei numeri settimana, l’esclusione cronache ci adine, la forte limitazione presenza dello sport, l’aspirazione a rivolgersi pubblico qualificato sotto profilo culturale, sociale e poli co; ma anche tendenza, che a informare i le ori, a offrire le ura e interpretazione dei fatti e temi in discussione nel paese.

Ampliando immagini e stile espositivo brillante, «la Repubblica» introdusse nuovi «contenitori», modello in seguito definito di «se manalizzazione» del quo diano. Il tenta vo «Repubblica»= imitare il modello dei rotocalchi, sia stile di scri ura, sia utilizzo dei toli, delle immagini, dei colori e degli inser tema ci. La nuova creatura di Scalfari non pubblicava “tutte” le noti zie>sceglieva quelle che, secondo sua agenda, riteneva essenziali e “un senso” alla giornata.
Queste venivano affrontate so o vari pun di vista, approfondite, spalmate diverse pagine e arricchite aneddo e gustosi retroscena.

Il quo diano >giornale di commen e interpretazioni, se pur non avulso dai fatti. formule vincen> legata a attitudine a coniugare “il qualunquismo al radicalismo”, lo “snobismo culturale allo sberleffo”, attingendo dalla natura profonda paese i cui ci adini di “avere due lavori, due fedi, due famiglie, di essere rivoluzionari la sera e integra al mattino” e anche “convergere in parallelo”.
Ma una tale lettura appare grado di spiegare solo in parte il successo di giornale che affondava radici nella propensione di Scalfari ad accompagnare il lettore giorno per giorno; a scandire i ritmi del quo diano

Col trascorrere anni «la Repubblica» propose pubblico nuove sezioni e dal 1987, alcuni inserti so o forma di veri e propri magazines settimanali> linea poi percorsa pure dal «Corriere della Sera» e altri giornali.
Eugenio Scalfari vera e propria anima del quotidiano romano fino 1996, quando sua guida assunta dal 49 Ezio Mauro, giornalista piemontese prov dall’esperienza della «Stampa» di Torino, che si propose di fare del giornale il fulcro grande piattaforma massmediale, capace dialogare con ampio bacino di lettori e di non perdere mai di vista gli aspe lega al marke ng.

A Ezio Mauro>l’introduzione di nuovi inser , nascita del periodico «XL», creazione sito internet denominato Repubblica.it, il ricorso alla pratica libri vendu in edicola assieme al giornale, l’apertura testata al contributo di studiosi riconosciuta fama: sociologi, economis , politologi, storici.
Dal 2004 via l’operazione full color, mentre 2006 fu creata emittente televisiva legata al giornale.


Il consolidamento della televisione
Sul fronte televisivo programmazione rimase, per anni ’70, so oposta controllo del governo e del par to di maggioranza rela va>condizione, stato solo minimamente intaccata, a partire anni ’60, dall’avvio esperienza di centro-sinistra, con il conseguente emergere aperura e di un maggiore, per quanto timido, pluralismo
Tra i vari modelli> televisione pubblica in Italia sin dall’inizio prevalso> modello governativo, col tempo parzialmente mutato in quello della rappresentanza proporzionale e lottizzazione partitica.

Sin dal 1960 nata Tribuna ele orale> dato modo prima volta ai telespe atori vedere dal vivo i vol leader della maggioranza e dell’opposizione.
Ma non per questo venute meno le rimostranze dei gruppi poli ci e sindacali di minoranza, legate scarsa partecipazione alle decisioni su programmazione televisiva e esclusione delle trasmissioni di tema poli co.

ottobre 1961 l’approdo di Enzo Biagi al Tg1 >leggera a enuazione grigiore filogoverna vo e filois tuzionale, il 4 novembre secondo canale Rai, con suo telegiornale, affidato Ugo Zatterin, assunto tono nel complesso meno compassato rispe o al confratello e certa apertura ai temi sociali e lavoro.
Solo alcuni anni dopo anche telegiornale sera di Raiuno>ormai appuntamento fisso per gli italiani di tutti stra sociali, diede qualche segnale di volersi confrontare con nuovi problemi e dimensioni e, con i confli sociali presen paese, a par re dalle grandi agitazioni studentesche. Promosse, contestualmente, un certo miglioramento del gruppo dei corrisponden .

Dal gennaio 1963 stato inserito in programmazione domenica sera il capostipite di tutti settimanali giornalistici televisivi, Tv7, finestra sui fa della settimana e strumento approfondimento in campo sociale e poli co. In ambito spor> programmi notevole successo di pubblico> processo tappa e 90° minuto, nel 1970 per dare conto risulta del Campionato nazionale di calcio.
profilo politico, solo a par re legge 103 14 aprile 1975, denominata Nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva, la cara erizzazione Rai> "fondo democris ano» fu concretamente scalfita. La riforma so rasse governo una parte potere di controllo, trasferendolo al Parlamento a raverso la cos tuzione commissione di vigilanza.

Nel contempo, consiglio di amministrazione= dare rappresentanza varie forze dell’arco costituzionale e deciso il varo nuova rete anche scopo di riequilibrare peso dei vari par e dare maggiore spazio redazioni regionali. Se riforma no fine a modello di giornalismo legato al potere, in compenso permise sviluppo minimo di pluralismo. Il Tg1 rimase feudo esclusivo della Dc, il Tg2 voce dell’area riformista vicina al Psi e il Tg3 il rice acolo di altre espressioni poli che e lavoro delle varie redazioni regionali.

Gli sviluppi del nuovo mezzo
contesto di gravi lacune norma ve, mentre iniziava stagione prime televisioni commerciali private, dagli anni 60 in Italia >diffondersi fenomeno «radio libere», presto legi mante da sentenze giuridiche. Ad aprire il terreno furono Radio Parma e la musicale Radio Milano interna onal> affiancarono anche alcune radio poli camente e socialmente «militan », legate ai movimen .

La prerog essere avviate con inves mento modesto e di garan re inserzionis sbocchi pubblicitari meno costosi rispe o emi en pubbliche=radio private interessan strumen di espressione di nuovo localismo, inteso diverso rapporto con persone e territorio. Molte di queste esperienze vita breve, altre durature, come Radio popolare di Milano e Radio radicale di Roma.
In mol casi> sogge di dimensioni assai rido e, proponevano palinses zeppi vecchi film e musicasse e e dischi introdo da disc jockey di varia estrazione e talento.

Su piano tecnico, sopra diffusione telecamere portatili= sviluppo diverso modo di fare informazione e grazie cos contenu nuove tecnologie di ridurre il gap tra piccole emi en private e televisione pubblica. Nel compenso, crescita televisioni commerciali pose all’ordine del giorno anche Rai la quest passaggio dal bianco e nero al colore> queste circostanze iniziarono a erodere il tradizionale primato re Rai, che peraltro mantenevano assoluta supremazia nel se ore giornalis co, mentre progressiva diffusione del telecomando imponeva nuove regole alla programmazione, ormai so oposta umori di pubblico sempre meno disponibile ad annoiarsi di fronte a trasmissione poco brillante.

notevole evoluzione piano della cultura e strategie comunicazione= progressivo superamento di alcuni cara eri> «lentezza» e il «pedagogismo» programmazione> tipici della televisione di stato.

Con l’avvento del «mercato», la televisione no continuare a rimanere solo mezzo creare consenso, a «educare» i ci adini, a tutelare gli interessi maggioranze al potere. I media, iniziarono a condizionare i modi e i tempi poli ca= luogo in cui nuovi interessi cresciu dal basso si rappresentavano e articolavano.
In campo radiofonico, i rimi sorpassi a livello di ascol tra radio di Stato e private nel 1987. Da allora alternarono momen di espansione ad altri contrazione per il se ore privato

esteso dall’inizio> fenomeno radio cattoliche> Radio Maria, nel 1983 come emi ente parrocchiale di comune della provincia di Como> sorta di emblema. Nel 1987, con la cos tuzione Associazione Radio Maria, la piccola emi ente locale trasformata in radio nazionale e – nascita 1998 Famiglia mondiale di Radio Maria – anche internazionale. All’inizio anni ’70> varie stazioni televisive cittadine, a cui alcune sentenze giudiziarie garantirono il diritto di trasmettere a livello locale. Solo luglio 1976 sentenza n. 202 Corte cos tuzionale infranse il monopolio Rai, legalizzando trasmissioni televisive via etere delle re private a livello locale.

A derivarne=immediato interesse per televisione di alcuni editori di rilievo, inizia ve nacquero i primi grandi network priva. Tra le iniziative> successo segnalate quelle del gennaio 1982 dall’editore Mondadori e editore Rusconi, che diede vita a Italia
Il vero astro nascente televisione commerciale> l’imprenditore Silvio Berlusconi=nel 1974 nascere prima Telemilano via cavo, poi, passaggio all’etere 1976, Telemilano58.

Berlusconi, acquisendo stazioni locali, rese sua rete televisione nazionale, aggirando i divie legisla vi con l’escamotage di me ere in onda contemporaneamente videocasse contenen i medesimi programmi. Copiando modello di televisione commerciale all’americana, di svago e intra enimento= poco tempo sbaragliare concorrenza.
Tra il 1982 e il 1984 Fininvest espanse il suo bacino di pubblico, acquistando Italia1 e Retequattro e giungendo possedere tre televisioni nazionali.

settembre 1980, trasformazione di Telemilano58, nato Canale5> diventare vera e propria ammiraglia del gruppo Mediaset (azienda di produzione e distribuzione televisiva stesso Berlusconi nel settembre 1978)> quegli anni un solo gruppo privato divenne vero e proprio sogge o egemone di tutto panorama televisivo commerciale nazionale. Una specifica legge aveva reso legale condizione in cui il divieto di trasmissione fuori dall’ambito locale stato sistema camente eluso.

L’espansione della stampa al femminile
Dal punto di vista editoriale, i primi giornali dedica alle donne in Italia nei decenni tra il 7-800 forma di modes periodici, in cui impartite alle signore borghesi consigli sul portamento e contegno da tenere in pubblico, abbigliamento, regole da seguire a teatro.

Questa iniziale impostazione stampa femminile >inalterata per diversi decenni, sino l’unificazione, emersero prime voci interessate a dare consistenza a «sfera pubblica femminile», non estranea mondo poli ca e capace di veicolare aspirazioni formazione civile e culturale.
Una di queste espressioni>settimanale «La Donna», nato nel 1868 a Venezia> guida di Gualberta Alaide Beccari> prova di un esplicito interesse per l’emancipazione femminile.

Espresse certo dinamismo anche la stampa cattolica per donne borghesi, che ebbe in testate come «Cordelia» (1881) e «La Donna e la Famiglia» (1891), due piche manifestazioni. Quanto ai giornali socialis>aspe are i primi decenni secolo per vedere testate degne di nota, come «La Difesa delle Lavoratrici» (1912).
Sul fronte professionale, se tra anni ’80 dell’800 e l’immediato dopoguerra ben poche rappresentan del mondo femminile in grado di potersi fregiare compiutamente della qualifica di “giornaliste”> dal ventennio fascista la situazione certa evoluzione, tanto che 1928 le giornaliste iscri e all’albo dei professionis divennero 56, con in testa Margherita Sarfatti. Proprio in quegli anni alcune riviste femminili, giovandosi di rela va autonomia da poli ca, seppero porre buon livello complessivo e contenu non pedissequamente allinea a quelli monocordi e stereotipa divulga dalla propaganda di regime

Nello specifico, mentre parte della stampa femminile del ventennio non mancarono riferimen al modello di donna prediletto, da Mussolini e dai suoi gerarchi, in un’altra i temi predominan>leg vita della «donna spor va», che pra cava lo sci o la vela, «donna letterata», donna «consumatrice» di moda.
Anche dopo Liberazione la dicotomia tra i due modelli di donna – madre di famiglia e padrona di casa o persona in cerca di risca o sociale e poli co – si ripropose.

Il primo diffuso dalla pubblicis ca ca olica, ma cer aspe anche da quel par colare settore di stampa, con riviste> “Grazia” e “Annabella”> celebrata donna non attr dalla poli ca, anche se appassionata di elettrorodomes e di prodo migliorarne standard di vita.
Il secondo riprodo o da alcune testate – peraltro a bassa diffusione – vicine ai par sinistra, come «La Compagna» e «Noi Donne».

Con anni Sessanta mol settmanali femminili mutarono arricchendosi di interessan rubriche e nuovi contenu .
Nel 1962 il “Corriere della Sera” alle donne un settimanale moderno e culturalmente aperto (“Amica”), mentre alcuni quo diani sezioni esplicitamente dedicate all’universo femminile.

1968 nacque prima rivista apertamente femminista, il trimestrale «La Via Femminile». Alla fine anni 60 l’interesse grande editoria per l’universo femminile ampio e diffuso> espressione periodici come «Cosmopolitan» di Mondadori (1973), «Milleidee» di Rizzoli (1974), «Gioielli di Rakam» di Rusconi (1974).

punto di vista culturale e poli co, segnale di significa vo cambiamento> 1974, quando poche testate si schierarono contro divorzio in occasione del referendum popolare abroga vo, mentre numerosi periodici proprio riorientamento su bel altre delineate posizioni, che tendevano adeguarsi a quelle donne degli altri maggiori paesi industrializza, desiderose indipendenza e disinibite di fronte alle tema che poli che e, sessuali.


Giornalismo e stampa sportiva
Tra elemen che storicamente caratterizzato vicenda del giornalismo italiano novecentesco> dis ngue interesse per l’informazione sportiva, comprovato dalla presenza, a par re del secondo dopoguerra, di ben tre quo diani spor vi con rature pari e superiori a quelle dei maggiori quo diani nazionali

anni 80 Ottocento iniziato luce i primi fogli spor vi certo interesse, «L’Eco dello Sport» (1881), «Lo Sport Illustrato» (1881), «La Rivista Velocipedistica» (1883). Testate di maggiore spessore giornalistico, come i settimanali milanesi “Il Ciclo” e “Il Ciclista” e quello torinese “La Tripletta” (ques ul mi trasforma si, dopo loro fusione aprile 1986 nel bisettmanale “La Gazzetta dello Sport”), luce nel decennio successivo, mentre all’inizio del nuovo secolo si afferma periodici come “Tribuna Sport” e “La Domenica Spor va”.

durante il fascismo sport ritagliarsi sui media spazio ampio, anche per via di suoi contenu facilmente sfru abili a livello propagandis co: il gusto per l’azione e la vittoria; il presunto contributo al «miglioramento della razza»; le coreografie grado di sugges onare le masse; la presenza di campioni dello sport di livello inter nazionale e squadre> nazionale maschile di calcio, capaci di difendere e alimentare, a livello internazionale, il prestigio del paese.
Durante fascismo e dopo fortune dei giornali spor vi non cessarono. Il primo quo diani nazionali del settore «La Gazzetta dello Sport». Nata nel 1896, stampata su carta verde> dimostrata a enta, a tutti gli sport pratica in Italia, interesse per principale dell’epoca, il ciclismo, immediatamente evidente.

Dopo nel gennaio 1899 nuova colorazione (rosa),>suo tratto giornale>proposto sul terreno dell’organizzazione alcuni grandi avvenimen spor vi> incontri di scherma e le gare podistiche.
Il giornale 1913 diventato quotidiano e la consacrazione avuta durante anni ’20, quando il foto ciclisti co, da essa abilmente alimentato, si diffuse rapidamente in Italia.

Dopo seconda guerra mondiale e ritorno paese alla democrazia, il giornale breve sospensione. Riprese le pubblicazioni il 2 luglio 1945, direzione di Bruno Roghi. anni 60, con progressivo avvento televisione, la «Gazzetta» decise di adottare diverso modo di comunicare le notizie. A farsi portabandiera di questa tendenza >Gino Palumbo, acceso propugnatore >“dietro le quinte”. Anche grazie a questa impostazione, il giornalista campano accrescere il livello partecipazione emotiva dei lettori, costruendo nuove storie e situazioni.

trasformazioni premiarono le vendite del giornale. Nel 1982, anno vittoria italiana Campionato mondiale di calcio in Spagna, la «Gazzetta» superare milione copie di tiratura.
Il 25 maggio 1989, giorno successivo vitto del Milan nella Coppa dei Campioni di calcio, le rature giunsero a sfiorare milione e mezzo di copie. Solo ventennio dopo, con la vittoria nazionale italiana di calcio mondiali in Germania 2006, fu nuovamente superata barriera. differente complesso, la vicenda del «Corriere dello Sport», trisettimanale nato aprile 1924 a Bologna, ma dal 1929 trasferitosi a Roma.

giornale, con intento di non entrare in compe zione con “La Gazze a dello Sport”, decise focalizzare interesse sul pugilato. Al momento caduta di Mussolini, luglio 1943, il giornale ges one Par to nazionale fascista. Il 1° o obre 1943 fu rilevato Umberto Guadagno. Sospeso dopo l’entrata a Roma Allea , riprese pubblicazioni guida di Pietro Petroselli con vecchia denominazione «Corriere dello Sport».

Nel 1966, passaggio direzione di Antonio Ghirelli, il quo diano=veste grafica rinnovata, con tolazione di maggiore effetto e il ricorso a giovani giornalis di talento, come Sergio Neri e Giorgio Tosatti.
La trasformazione positivi riflessi anche su vendite, rendendo il «Corriere dello Sport» il principale quo diano spor vo diffusione nel Sud Italia.

L’11 se embre 1977, inizia va Francesco Amodei, diventato editore anche di altro giornale spor vo, «Stadio»> decisa fusione tra i due giornali e la creazione «Corriere dello SportStadio».
Fu scelto di dis nguere edizioni a raverso diversa colorazione testata: verde per il Nord, rossa per il Centro-Sud. anni ’80 il giornale raggiunse cifre significa ve di diffusione.

terzo quo diano spor vo nazionale, “Tuttosport”, il giornale nacque bisettimanale il 30 luglio 1945, Renato Casalbore.
Dotato stru ura editoriale modesta, inizialmente il giornale si dis nse per certa limpidezza di linguaggio, spiccata eleganza grafica, palese predilezione per il commento rispe o noti zie.

Anche grazie stagione fortunata due principali compagini calcis che torinesi, il Torino e Juventus, conobbe in quegli anni notevole crescita vendite.
Il boom registrare da questo se ore di stampa – par re anni 80 del Novecento – fu tale indurre anche i quo diani di informazione ad ampliare il proprio interesse per sport e alimentare crescente spe acolarizzazione dei temi. Ben presto i giornali «commentare» con maggiore frequenza quanto precedentemente proposto dalla televisione e a proporre indiscrezioni e «fuori programma» su vita privata dei campioni e dei loro familiari.

Tale tendenza anche decenni successivi, fino a giungere al modello di giornalismo del nuovo millennio, spesso impegnato a fare la chiosa ai materiali che, con cadenze frene che, i vari siti internet offrono ai giornali specializza , ormai divenu scaltri «borsaioli» della rete. giornalismo anche di radio specializzate discussione tra tifosi e di trasmissioni, prodotte svariate re televisive locali, in cui alcune centinaia di migliaia di telespe atori ritrovano ad assistere a scontri dialettici su partite del campionato di calcio messi scena da infervora giornalis e da «opinionis » di varia fama e autorevolezza.


Gli anni Ottanta
si apriron per il mondo carta stampata, all’insegna dell’ottimismo. Sopratt rapidissimi sviluppi nuove tecnologie, come teletrasmissione e fotocomposizione, ridussero in maniera consistente i tempi e i cos di produzione, anche provocarono le resistenze di chi temeva di dover pagare prezzo di trasformazioni. L’ingresso in redazione del computer ebbe l’effetto di ridisegnare ruoli e figure professionali, permettendo la compilazione di quotdiano con contributo di pochissime persone e, garantendo a testate tradizionalmente attanagliate da passivi di bilancio cospicui risparmi.

Mentre i minori cos di gestione a consentire espansione proposte stampa quo diana locale, 1985 i quotidiani presentavano bilancio in deficit si ridussero a ventina. Nel 1982 cadde il “veto” poligrafici e dei sindaca di categoria all’introduzione nuove tecnologie. Nel 1981 approvata legge= mettere ordine sistema in cui andate sviluppandosi concentrazioni editoriali e assicurare maggiore trasparenza fon di finanziamento dei giornali.

La legge pose 20% tiratura globale limite massimo di concentrazione, indicando limi di zona all’interno delle varie aree regionali.
Il controllo corre a applicazione legge delegato a garante per l’editoria, scelto dai presiden due rami del Parlamento.

Vent’anni dopo legge del 2001> disposto che anche i si web destina a “diffusione informazioni presso il pubblico” dovuto essere considera prodott editoriali e, come tali, sogg alla norma va sulla stampa.
Anche caso in cui no proposto informazione con cadenza periodica, essi dovuto indicare il luogo e l’anno di pubblicazione e il nome dell’editore e stampatore.

Per il convergere varie circostanze, anni Ottanta si affermarono un decennio di grande sviluppo e trasformazione per l’editoria italiana. Tra 1984 e 1985 vendite dei quo diani superarono la media di sei milioni di copie giornaliere, per effe o notevoli ascese fatte registrare da giornali come «la Repubblica», «Il Sole-24 Ore», «La Gazzetta dello Sport» e il «Corriere dello Sport».
Anche classe giornalis ca toccata in quegli anni da notevole rinnovamento generazionale. 1978 e il 1983 quasi 2.500 nuove iscrizioni all’ordine, che giunse a contare quasi 10.000 iscri

Influirono, su fenomeno espansivo, fattori>la nascita terza rete televisiva Rai, con conseguente organizzazione nuove sedi giornalis che regionali, la cos tuzione alcune Scuole di giornalismo sostitutive del praticantato, la promozione di borse di studio rivolte ai giovani.
Non foss’altro ragioni anagrafiche, mol dei rappresentan generazione giornalis ca che nata o cresciuta durante il fascismo.

In quegli anni avvenimento rilievo=«salvataggio» del «Corriere della Sera», nell’autunno del 1984. A spuntarla, nella ba aglia accaparrarsi la pres giosa testata milanese, fu cordata facente capo al gruppo Pirelli, a Mediobanca e alla Fiat, a raverso la finanziaria Gemina. Assieme al «Corriere», la cordata mise mani sulla ges one di altri periodici e quo diani – «La Gazze a dello Sport» – a cui aggiun quelli precedentemente possedu dai singoli gruppi, «La Stampa» di Torino e «Il Messaggero» di Roma, controllato Montedison.

momento la compe zione tra «Corriere della Sera» e «la Repubblica» par colarmente vivace.
Il quo diano di Eugenio Scalfari storico obiettivo di superare il concorrente milanese novembre 1986, con 515.000 copie di diffusione quo diana, a fronte 487.000 copie del «Corriere» e 405.000 della «Stampa».

Grazie serie di nuove inizia ve> gioco a premi Portfolio 1987, e inserimento di nuovi supplemen , «la Repubblica» ulteriore incremento di rature> nel 1992 a sfiorare le 700.000 copie di vendita media.
Ma anche «Corriere» no guardare e raccolse sfida, tentando proporre rinnovamento passante per l’introduzione di nuovi supplemen= rotocalco «Sette» e il lancio di un gioco a premi Replay.

Il ricorso ai libri, videocasse e gadget – in regalo o a prezzo rido o – altra espressioni di questo nuovo marke ng editoriale, agevolato che tutto ques prodo essere fabbrica all’interno di grandi gruppi, proprietari anche dei giornali.
Durante anni 80-90 salto in avan anche dalla stampa femminile, tarata su pubblico con sempre maggiore livello di scolarizzazione e attivo in ruoli lavora vi non limita alle pare domes che.

1996 nacquero due settimanali per donne>due principali quo diani italiani: «Io Donna», emanazione giornale di via Solferino, e «D-La Repubblica delle Donne», immediato successo. In quegli stessi anni >affacciarsi scena anche i primi periodici rivol uomini. Nell’ambito sempre maggiore specializzazione dei professionis dell’informazione, un notevolissimo sviluppo qualitativo e quantitativo ultimi20 anni del secolo> realizzato dal giornalismo economico, i cui spazi si ampliarono non solo tra la stampa specializzata, ma all’interno di quella generalista.

Di qui affermazione figura del «giornalista economico» sempre maggiore bagaglio conoscenze specifiche, al cui apprendimento provvedere anche i corsi universitari e scuole di specializzazione.
La crescita del se ore in parte legata recupero divario che sino ad allora cara erizzato la stampa italiana rispetto a degli altri paesi a capitalismo avanzato, ma parte connessa anche generale aumento benessere del paese e ampliarsi di alcune particolari categorie professionali, come imprenditori e dei manager.

dagli anni 80 «Il Sole-24 Ore» realizzare un’ascesa di tu o rilievo.
Da circa 150.000 copie tirate all’inizio anni 80, il quo diano Confindustria raggiunse 200.000 nel 1983 e 410.000 nel 19935/6. Il tutt mentre paese nascevano nuovi periodici specializza> «Italia Oggi» (1986) e «MF» (1989) e il settmanale «Milano Finanza» (1986).