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STG 6 - Coggle Diagram

- - - - dura campagna giornalis ca innescata da alcuni grandi giornali liberali convinse Mussolini> defintiva applicazione al regio decreto 15 luglio 1923, pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» 8 luglio 1924, con modifiche ulteriormente puni ve per i giornali.
        I giornalis reagirono provvedimento in maniera molto dura.
      - Il 17 luglio il comitato della Fnsi> documento di critica al governo, esprimendo fermo intendimento di “resistere”. Tra il 31 dicembre 1924 e il 1° gennaio 1925 quasi tutt i giornali di opposizione sequestra . Il 3 gennaio 1925 Mussolini pronunciò Camera> durissimo discorso> annunciò l’avvio di un “chiarimento su tutta l’area”.
        La risposta di fetta non trascurabile del mondo giornalistico alle sistematiche e reiterate violenze che seguirono a quella svolta si espresse in vari modi= petizione al re, da tre maggiori testate nazionali> un testo di Luigi Salvatorelli e sottoscritta dai responsabili di 25 quotidiani= ul mi tenta vi stampa italiana non ancora fascis zzata>appello sogg che teoricamente rappresentare il principale garante saldezza delle is tuzioni liberali.
      - Sul fronte sindacale, l’azione di «resistenza» dalla Fnsi e concomitante azione contrasto di diversi giornali ai provvedimen che seguito il discorso del 3 gennaio 1925 convinsero il deputato e giornalista fascista Ermanno Amicucci a intensificare sforzi per giungere in tempi brevi «liquidazione» della principale libera organizzazione di rappresentanza dei giornalis italiani e proporre l’approvazione disegno di legge – legge 31 dicembre 1925= risolvere sia «poli camente» sia «professionalmente» il «problema» della stampa.
        Il disegno in ogge o ruotava attorno all’is tuzione dell’albo nazionale dei giornalis , vecchia aspirazione categoria riproposta da Amiucci nel contesto poli co del dopo Matteotti= obiettivo di pianificare la selezione “poli ca” dei futuri professionis .
        
        Alle possibili obiezioni verso norma va che previsto l’inserimento dei giornalis categoria delle libere professioni, sebbene questi non alle spalle specifica preparazione scolas ca, il prog = porre rimedio a raverso seconda proposta: la creazione corso di studi che formasse, al pari dei corsi di laurea in medicina o in legge, i futuri giornalis e abilitasse all’esercizio della professione. Egli convinto suo prog trovato consenso tra i giornalis ,ispirato ai criteri di transizione “morbida”. Grazie ad esso, dopo rigida epurazione dei ranghi, i giornalis potuto offrire la loro collaborazione, assogge andosi a ossequiosa “autodisciplina di categoria”.
        La legge stabiliva il diritto di esercitare professione solo agli iscri all’albo. L’ar colo 3 recepiva il principio della trasparenza dei finanziamen dei giornali.
        
        Nonostante l’ottmismo di Amicucci, le reazioni Fnsi non in linea con sue aspe a ve=deputato e giornalista fascista si convinse esigenza di muoversi con decisione per togliere defini vamente di mezzo organizzazione ormai diventata scomoda.
        Alla decisione di riconoscere «solo sindacato per ogni specie di impresa o categoria di lavoratori», seguito lo scioglimento associazioni di Roma, Milano, Genova, Torino e il conseguente commissariamento.
        
        I fascis= presentarsi alla successiva convocazione del consiglio generale con maggioranza schiacciante.
        Il 26 maggio 1926 la Fnsi e il Snfg si fusero in un nuovo sogge o, il Sindacato nazionale fascista dei giornalis italiani, di cui Amicucci divenuto poco dopo segretario nazionale.
    - - Mussolini sapeva di no andare scontro dire o con gli editori – rischio accollare gli oneri economici della ges one dei giornali=muoversi sul terreno del consolidamento dei suoi rappor con i medesimi, dopo essersi assicurato lo stringente potere condizionare le designazioni dei dire ori delle testate.
        Con tempo anche gli sforzi degli editori che inizialmente meno accondiscenden verso Mussolini affievolendo, sino a sfociare sostanziale appiamento su richieste del fascismo= dazio necessario, se ci si voleva garan re un effevo potere di influenza su scelte del governo, nel campo della poli ca economica.
      - Di fronte al bivio tra il dare battaglia in difesa valore professionale dei giornalis e il garan rsi benevolenza del governo= proprietari optarono seconda ipotesi. Dal canto loro i giornalis risposero loro maggioranza ai provvedimen approva dal governo con atteggiamento remissivo. La stragrande maggioranza una certa solerzia, cer ficando per scri o propria acquisita fede fascista. nel suo complesso, l’azione epurazione a uata dal fascismo nel biennio 1927-1928 no dimensioni e i cara eri di intransigenza inizialmente il sindacato di Amicucci auspicato.
      - numero considerevole di casi i giornalis italiani dunque senza traumi insanabili l’azione moralmente avvilente del sindacato=accettare sue imposizioni come un pedaggio necessario. Per mol di loro questa nuova condizione = dato di fa o di cui prendere atto, «accidente» non tale da pregiudicare la preferenza accordata a un mestiere e a una passione. Quanto al regime, esigenze di durezza verso i giornalis in mamente «an fascis » o « tiepidamente fascis »> mitigate da consapevolezza doversi comunque garan re l’appoggio dei professionis di maggiore pres gio, come vessillo da sbandierare di fronte all’opinione pubblica colta, a estera e ai settori di popolazione meno permea dalle idee del fascismo
- - - - Il 21 gennaio 1930 solenne inaugurazione. Il nuovo sogge classificato= “is tuto di cultura superiore, abilitato a rilasciare diploma valido per l’esercizio della professione”.
        La Scuola fascista di giornalismo esistenza brevissima> chiuse 23 giugno 1933, dopo diplomato solo 60 dei 137 studen iscritti al primo anno.
      - Le cause fallimento varie= limita finanziamen garan dallo Stato, l’insufficiente preparazione docen, scarsa simpa suscitata in larghi se ori categoria e, perdita appoggi poli ci necessari.
        Nonostante ques limi, scuola ugualmente registrare alcuni elemen di interesse. Primo fu categorizzata da certa indipendenza dalla sfera poli ca e dal par to. In secondo> regime fascista cararizzato da malcelate propensioni maschilismo, accolse elevato numero di donne. Infine, concesse nullaosta all’iscrizione a tutti coloro che ne fecero richiesta.
      - Anche con limi> Scuola fascista di giornalismo riflesse ugualmente e compiutamente intenzioni del suo ideatore, di dare vita diverso sistema di reclutamento dei professionis e di garan re ai giovani reale prospe va di carriera.
        Il precoce affondamento scuola fu causato anche dall’ostracismo parte dell’establishment giornalis co, che non intendeva derogare a vecchie consuetudini.
      - Con l’inizio anni Trenta, mentre affinava e potenziava strumen del suo esperimento totalitario, anche in vista dell’agognata edificazione dell’«italiano nuovo», il fascismo rinunciava alle sue ambizioni di creare dal basso un «giornalista nuovo».
        Il fallimento scuola e maggiore tendenza accentramento dei meccanismi di manipolazione dell’informazione= due significa ve espressioni di questa scarsa fiducia maturata dal regime rispe o al contributo ricavabile da nuova generazione di giornalis e anche di rinnovata preferenza per altre consolidate pra che burocra coautoritarie, fa e di censura, finanziamen occul , ordini alla stampa.
        
        A fronte di sbandierata vocazione fascista a rottura rivoluzionaria, Mussolini no spingere fino alle estreme conseguenze i progett di trasformazione predispos nel campo stampa da uomini come Amiucci, tollerando la permanenza di tipologie di giornalis che a parole intendeva rimuovere e “accontentandosi” di ottenere da loro l’”asservimento gerarchico” normalmente richiesto ai funzionari dello Stato.