La legge morale tuttavia non è assoluta in quanto possa prescindere definitivamente dai condizionamenti istintuali, ma perchè è in grado di rendersi indipendente da essi. E' costante infatti la tensione tra la ragione e la sensibilità. Ed è proprio in virtù di tale tensione che l'agire morale si configura in una continua lotta tra la ragione e gli impulsi egoistici. Tra la legge morale e la volontà, infatti, non vi è una spontanea coincidenza, per questo la prima si presenta nella forma dell'imperativo, ovvero di un comando che chiede di sacrificare le proprie inclinazioni sensibili, e che l'uomo, per la sua natura limitata e imperfetta, può anche trasgredire
Tema dominante della Critica della ragion pratica è infatti la polemica contro il fanatismo morale, che consiste nella presunzione della "santità", condizione per la quale l'essere umano è completamente e definitivamente svincolato dai propri impulsi
L'esposizione della dottrina morale Kantiana comincia con l'analisi delle regole generali che disciplinano la nostra volontà, intesa come facoltà di agire secondo le leggi. Dal momento che per determinare le azioni in base alle leggi è necessaria la ragione, la volontà coincide con la ragion pratica pura.
-
l'etica di Kant non è dunque descrittiva, ma prescrittiva e deontologica: non concerne l'essere (come di fatto gli uomini si comportano), ma il dover essere ( come gli omini dovrebbero comportarsi)