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La grammatica di un educazione possibile - Coggle Diagram
La grammatica di un educazione possibile
L’educatore artigiano
L’educazione è un’arte in quanto entrambi hanno a che fare con qualcosa di irripetibile (Dewey). L’educatore, come l’artista, si muove detro una dimensione soggettiva e di espressione di sè.
Oggi sembra di ritrovare quelle pratiche che allontanano l’educazione tanto dalla scienza, quanto all’arte, per questo Meirieu spiega come l’educatore rischia di divenire un sorta di “dogaiere” che si pone più nell’ottica della classificazione che dell’empowerment
La sfida dell’educatore artigiano diventa quella di nominare piuttosto che reificare, aiutare la persona a dare un senso alle cose che gli accadono, alla sue emozioni e sentimenti, e alla sua stessa soggettività. Ovvero, andare a vedere la storia di una persona prima dellasua diagnosi o classificazione. Per l’educatore significa entrare all’inteno di una professionalità rilessiva. Questo fa dell’educatore un artigiano che si appassiona al suo lavoro, non solo per la sua dimensione specialista ma per il posto nel mondo che ci offre.
Questo non significa negare l’utilità delle diagnosi quando servono o non utilizzare metodi e tecniche nel proprio lavoro, ma è necessario che queste rimangono uno strumento e non diventino la logica o la filosofia di riferimento che ci indirizza.
L’’educatore creativo
Essere un educatore creativo significa sia costruire nuovi sguardi che vedere la realtà da più punti di vista. La cretività non è una dote che solo alcune persone hanno, ma è un potenziale che è possibile far fiorire in ognuno di noi affinchè nel processo creativo le persone si incontrino ad un livello autentico e profondo.
La creatività come relzione educativa ci permette di pertubare le acque calme della vita quotidiana, ci offre uno sguardo sulla realtà che ci permette di vederla trasformabile.
La creatività cida l’opportunità di incontrare i nostri desideri e le nostre soggettività, al di là delle prospettive sociali.
L’educazione attraverso la creatività può far fiorire la “meraviglia di un incontro inedito con sè e con il mondo come qualcosa di non già previsto. L’educatore creativo è qualcuno che sa sollecitare la bellezza e la sua ricerca, ma anche “animare” il modo in cui si affrontano le relazioni e i problemi di ogni giorno.
L’educatore creativo si trova a miscelare prosa e poesia, arte e scienza, passion e razionalità dentro la dimensione collettiv del “noi”, dove la felicità è qualcosa di cui abbiamo diritto e che possiamo costruire.
L’educatore politico
L’educazione ha ala base una logica politica, un’idea di società e di democrazia. Esse hanno in comune la costruzione di un progetto di vita futura individuale o collettiva. Si tratta si far si che l’educando costruisca un pensiero proprio , riecs a fasi domande di senso sulla propria vita e sulla società, e porsi come soggetto politico nella società.
Si tratta di un’educazione al pensiero critico, al dubbio e allo sguardo divergente. L’educatore politico guarda al cambiamento, al protagonismo e alla partecipazione, per questo deve avere uno sguardo ben piantato sul futuro. Esso deve essere un facilizzatore di processi.
Importante è la “speranza” in quanto ci parla della possibilità di un destino che non è già stato scritto.
Dobbiamo imparare a stare sulle spalle dei giganti pr allargare lo sguardo e vedere oltre un presente cupo che sembra essere l’unico mondo possibile.
L’educatore approssimativo
Il termine "approssimazione" cambia significato e sapore, in quanto non indica un agire superficiale o banale, ma un muoversi nella complessità e nell'incertezza senza farsi cogliere dalla tentazione della semplificazione.
L’educatore deve essere disponibile a comprendere e agire per approssimazione, giacché la relazione educativa è caratterizzata da eventi che in buona misura saranno compresi, tanto dall'educatore che dall'educando, molto più in là nel tempo.
Per un educatore questa connotazione "approssimativa" dal tratto marcatamente sperimentale richiede un approccio "euristico", che parte dall'esperienza per tornare all'esperienza, ricalibrando le proprie strategie e imparando dagli errori
Questa disponibilità all'approssimazione richiede tre qualità:
•Coraggio di essere "vulnerabile" e non avere un "ruolo", un "metodo" o una "tecnica" che ci protegge in modo infallibile e non ci fanno incontrare il nostro limite.
•Attitudine alla riflessività, perché nell'approsimazione si migliora l'efficacia e la congruenza del proprio intervento solo attraverso un ciclo che parte dall'esperienza per poi proporre riflessività su questa esperienza e una nuova azione arricchita dal processo riflessivo.
•Rendersi disponibile a un processo di approssimazione, deve essere pronto ad accettare l'errore e cogliere l'apprendimento da questo
Tutto questo richiede delle aree di sosta dove ricalibrare continuamente il nostro intervento, riflettere tanto sui fatti che sulle emozioni e i sentimenti che la relazione educativa ci provoca.
L’educatore errante
si sbaglia per caso ma nell'errore c'è del metodo, un disegno, un senso, un presupposto da esplorare. Il punto non è non commettere errori, ma fare di questi degli eccezionali terreni di apprendimento.
In uno scambio di colpe si perde di vista che dall'errore possiamo e dobbiamo imparare. Dal punto di vista scolastico, l'errore è sovrastimato perchè considerato come una mancanza, mentre esso è un'informazione utile per l'insegnante, ma in seguito anche per l'insegnato. Inoltre, bisogna anche interrogarsi su quali siano le condizioni e le modalità che possono faciliatare questo approccio. Il tipo di errore racconta anche la cultura e lo stile di chi lo commette.
Per facilitare un percorso di apprendimento dall'errore nella relazione educativa e nelle èquipe di lavoro, l'errore deve essere riconosciuto, osservato, non deve essere trasformato in colpa, anzi bisogna cercare di capire cosa ci racconta quell'errore.
L'errore viene messo al centro di un percorso di emersione e riflessione che ci permette di distillare quante più informazioni e innovazioni per il futuro.
È una ricerca per capire quale tipo di educatore può navigare l’incertezza senza cadere nella tentazione di conformare il mondo a sé e mantenere invece un atteggiamento di esplorazione curiosa, senza rischiare di dare risposte semplici a problemi complessi