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SM 4 - Coggle Diagram
SM 4
3.6. Flussi di comunicazione e omofilia delle reti
Nel caso descritto osservare diversi flussi di comunicazione attivato diffusione tweet postato da utente comune, che no definire né un opinion leader né influencer. Per comprendere meglio questi aspetti> fare riferimento due tratti caratteristici condivisione di contenuti in rete:
- modelli stati utilizzati per interpretare il modo in cui flussi di ri-condivisione attivano attraverso i social media;
- natura spesso omofila (basata sull’aggregazione di individui percepiscono come simili) delle reti sociali online.
Tra i diversi modelli utilizzati per interpretare il modo in cui i flussi di ri-condivisione attivano attraverso social media è utile per spiegare il caso di studio l’analisi delle cascate.
Nella loro definizione più ampia i fenomeni di cascata all’interno reti sociali attivano quando soggetto, dopo osservato le azioni di altri, si impegna stesse azioni.
Diverse analisi descritto come, soprattutto Facebook effetti a cascata sono attivati da contenuti pubblicamente visibili >vengono introdotti in particolare rete da diverse fonti non connesse fra loro. =giorno della memoria 27 gennaio in molti paesi del mondo, rispetto al quale diversi meme visualizzati sulle bacheche degli utenti perché stati condivisi da persone differenti con cui si è connessi in rete e che spesso appartengono, online e offline, a reti sociali distinte o ancora a quando un utente diventa fan di pagina dopo che alcuni amici ne sono diventati fan.
In questi casi gli utenti incontrano il medesimo contenuto diverse volte stesso periodo di tempo= percezione che questo circolato attraverso i loro legami sociali secondo molteplici percorsi. Proprio questi contenuti che maggiormente condivisi poiché ogni visualizzazione aggiuntiva offre all’utente una ulteriore possibilità di condividerlo, suggerisce anche essere circondato da individuai interessati a quel contenuto.
altra conseguenza> diffusione attraverso i social media avvenire anche a distanza da fonte originaria informazioni. =condivisioni no effettuate, per maggior parte dei casi, da soggetti che seguono o in contatto con la fonte, ma parte di soggetti che lontani dalla fonte originaria e che ri-condividono contenuti condivisi da altri. A volte questa ri-condivisione avviene accreditando fonte condiviso il contenuto, in altri casi no.
Quando fonte che condiviso il contenuto accreditata, l’attività di social sharing=condividendo direttamente il post del contatto attraverso venuti a conoscenza del contenuto, altrimenti da fonte più lontana che no è l’originale. Possiamo anche osservare come queste dinamiche rendano difficile arrestare circolazione del tweet di partenza.> emerge anche altro elemento che agisce sul social sharing dei contenuti: l’omofilia delle reti.
L’omofilia> descritta= l’attrazione tra soggetti dovuta a presenza di tratti comuni e tendenza di questi ad associarsi e stabilire legami con altri simili. L’omofilia contribuisce a strutturare reti di relazioni degli individui e influisce sul loro comportamento comunicativo. L’omofilia che influenza costruzione reti sociali online no tanto quella definita come emofilia di status (su caratteri ascritti> età, religione, etnia), quanto omofilia di valori (su valori, attitudini e credenze).
Proprio quest’ultima= indicatore importante modo con cui si costruiscono relazioni su Facebook, oltre che generatore di influenza sociale. La capacità di connetterci altri simili a noi= far circolare i contenuti attraverso spazi e tempi in un modo nuovo> altro lato medaglia, in mondo di media connessi> facile no avere accesso a punti di vista di persone che pensano in modo diverso da noi.
Gli algoritmi governano visualizzazione dei contenuti contribuiscono a questo fenomeno creando>bolla filtrata (filter bubble)> contenuto è selezionato secondo i comportamenti precedenti dell’utente incrementando accesso e condivisione di contenuti omogenei. =caso descritto (Austin) mostra come diversi flussi di contenuti (diffusione del tweet e le sue rettifiche) no incrocino e no influenzino gli uni con gli altri> fluiscono attraverso diverse reti omofile.
3.7. L’evoluzione dell’attribuzione della fiducia nei social media: sistemica, interpersonale, affettiva
Per comprendere come si co-costruisce racconto realtà in rete, essenziale considerare modo in cui si sviluppano relazioni di fiducia e credibilità su base quali i contenuti condivisi. È stato osservato> i meccanismi di attribuzione fiducia sono legati alla circolazione online di informazioni non verificate – come Austin – producendo forme di credulità collettiva.
Il punto di partenza di questo piano di riflessione è che:
- il social sharing attiva flussi di condivisione sostenuti da alcune caratteristiche tipiche diffusione delle informazioni nei social media e natura omofila delle reti sociali;
- poiché il social sharing no riduce a un puro meccanismo strutturale interno a reti= necessario considerare che i contenuti condivisi su base di attribuzione di fiducia e credibilità al soggetto che li produce o li condivide.
Considererà modo in cui la fiducia e credibilità trovano spazio nei social media. L’atto di fiducia= l’aspettativa di conseguenza su azioni degli individui. In questo caso le azioni: attribuire fiducia e diffondere contenuto attraverso i social media. La fiducia all’interno dei social media agisce modo diverso rispetto avviene tra gli utenti e i media tradizionali. Nel caso di Austin> osservare divergenza tra comunicazione dei media tradizionali e la comunicazione attraverso i social media.
I primi registrare minore capacità di influenza su diffusione informazioni. Parallelamente osservare processo di condivisione del tweet di partenza che incrementa sua credibilità, indipendentemente da autore. I dati suggeriscono che fiducia nei media tradizionali= costante calo, ma a sorpresa nell’edizione 2017 si registra calo di fiducia nei social media, mentre sale motori di ricerca e testate solo online. I social media in questo contesto= diverso sistema di informazione in cui interessi locali essere rappresentati meglio da fonti personali e provenienti dal basso = stessi utenti e magari dai singoli gruppi.
Al posto della fiducia sistemica i social media propongono informazioni credibili su base di legame personale, fiducia interpersonale simile a tipica delle società pre-moderne e basata su caratteristiche di chi chiede e di chi da fiducia così come loro legami. Nei social media coesistono entrambi i flussi di comunicazione: provenienti dai media tradizionali> pagine Facebook o account Twitter e Instagram, e quelli dalle reti interpersonali mediate dalla tecnologia.
Alle volte i due flussi si intrecciano es quando> utente condivide con propria rete contenuti provenienti dai media tradizionali. Alle volte divergono, veicolando flussi contraddittori> elemento essenziale costruzione online fiducia= percezione reciprocità, che si basa su ricorrenza interazioni online e senso di co-presenza che queste consentono di elaborare. Sono piuttosto le relazioni reciproche a costruire basi per rapporto di fiducia. Queste relazioni espresse all’interno dei social media dai like, i commenti, le condivisioni.
Le relazioni di fiducia nei social media svilupp all’interno di rete e appartengono a rete= fiducia, all’interno di gruppo di persone che ha frequenti relazioni in rete, si costruisce su base della percezione di avere intorno persone che si fidano reciprocamente le une delle altre. Si creano>interno delle reti sociali sostenute dai social media dei circoli di fiducia= gruppi di soggetti che attraverso le loro frequenti interazioni si percepiscono come reciprocamente affidabili. Questa fiducia influisce anche su attribuzione di credibilità dei contenuti condivisi da ciascuno.
4. Disvelamento e privacy nei social media
Cosa facciamo, quando postiamo contenuto all’interno di un social media? Interagiamo con qualcuno o rivolgiamo a un’audience?> entrambe le cose a seconda di come abbiamo deciso di usare opzioni di privacy disposizione dalle piattaforme.
4.1. Privacy : evoluzione e tipologie dei social media
Il tema privacy= oggetto dell’interesse sviluppatori piattaforme fino da origini dei social media, ma nel tempo cambiato il modo in cui si è pensato e immaginato di consentire a utenti di gestire profili e contenuti. Nei social media statici basati sul profilo, distinzione tra comunicazione pubblica e privata> affidata a impostazioni di visibilità pagina di ciascun utente. Nel momento costruisce il proprio profilo personale> possibile scegliere se impostarne la visibilità come pubblica o privata (specifica rete di utenti, dopo che se ne è accettato il contatto). Questa modalità controllo diverse caratteristiche:
- confine tra pubblico e privato>relativo a tutto il complesso di attività di comunicazione di una persona;
- controllo su privatezza dei flussi di comunicazione>stabilito a priori rispetto a attività di comunicazione e esercita attraverso il controllo contesto sociale in cui l’attività di comunicazione svolgersi;
- confine tra pubblico e privato> definito attraverso distinzione tra utenti con cui stabilisce relazione di reciprocità
Nei social media dinamici> controllare visibilità di ogni singolo post, la cui visualizzazione essere impostata come pubblica o privata riservandone visibilità a specifica rete di contatti.
Questa modalità di controllo due caratteristiche:
- il confine tra pubblico e privato è relativo al singolo contenuto;
- il confine tra pubblico e privato definito da distinzione tra audience indifferenziata o rete di contatti precisa, definita (per affinità con persona o stesso contenuto) chi pubblica.
Nell’ambito dei social media dinamici si affermano alcune piattaforme in cui privatezza dei contenuti definita da usi utenti come contro-valore> es> Twitter pur essendo possibile impostare il proprio profilo privato – maggior parte profili come pubblica e visibilità tweet da parte dell’audience più ampia possibile=valore aggiunto piattaforma. Infine, anche l’attuale fase evolutiva di Instagram colloca social media> tipologia di quelli per i quali la privatezza> contro-valore. In questi social spesso presente possibilità di definire distinzione tra pubblico e privato attraverso chat o i messaggi privati. Questa modalità di controllo ha due caratteristiche:
- confine tra pubblico e privato relativo a porzioni di conversazioni
- il confine pubblico e privato> dalla distinzione tra tipologia dei flussi di comunicazione: da uno a molti è pubblico, da uno a uno o da pochi a pochi è privato.
Sin qui emersi alcuni modi di pensare privacy rappresentati da opzioni di gestione di profili, contenuti e conversazioni:
- privacy di rete: private relazioni con persone con cui, all’interno dei social media, relazioni di reciprocità o appartengono a rete sociale dai confini ben definiti;
- privacy di diffusione: come privata circolazione dei contenuti su cui si può esercitare controllo e raggiunge audience predefinite per affinità di rete o interessi;
- privacy di flusso: private conversazioni basate su flussi uno a uno o pochi a pochi rispetto a svolgono uno a molti o molti a molti.
L’evoluzione social media>emergere un’altra necessità di controllo privacy: legata a tracce lasciate in rete da attività degli utenti. L’esperienza di Beacon con Facebook>conclusa causa collettiva intentata da parte utenti di Facebook e basata su mancanza di trasparenza, informazione e consenso. Dopo esperienza il controllo privacy proposto, nell’ambito dei social media, attraverso forma del consenso informato=l’accettazione condivisione informazioni che riguardano le proprie attività da parte degli utenti.> forma di controllo seguenti caratteristiche:
- la privacy sul l’impedire circolazione dati relativi alla propria navigazione in rete;
- la negazione del consenso implica rinuncia a serie di benefici (l’accesso servizi o contenuti ad esempio) offerti dalle piattaforme o dai partner.
La privatezza informazioni assume la natura di oggetto di scambio e l’utente è posto posizione di accettare di entrare all’interno di rete di scambi, o di sottrarsi.
4.2. La privacy nei social media: uno sguardo teorico
Il punto di partenza di gran parte del dibattito=privacy corrisponde diritto> ricordato dalla letteratura di matrice anglosassone> prima formulazione redatta da Warren e Brandeis 1890 definisce il diritto alla privacy: «diritto di essere lasciati soli».
È evidente che l’applicazione social media di questo diritto, così come definito a fine del XIX, è contradditoria= l’essere lasciati soli =astensione dall’uso di piattaforme fondate su scambio di contenuti e disvelamento di informazioni su se stessi. Tenendo conto di questa contraddittorietà, gli autori riferimento alla definizione coeva di Warren e Brandeis (1890) per cui la privacy è il «diritto a un’identità inviolata».
Questa definizione ampia e apre due possibili aree di interpretazione: tutela dei processi di costruzione propria identità online e tutela uso da parte di terzi (=istituzioni o operatori economici) informazioni relative a propria identità. La prima> definita social privacy> a riferimento all’area relazioni interpersonali tra utenti dei social media. Alcuni autori anche, a questo proposito di expressive privacy> esplicito riferimento all’attività di racconto propria identità in rete.
. La seconda definita institutional privacy> riferimento a relazioni tra utenti e ampia gamma di istituzioni economiche e politiche: dalle società che controllano singole piattaforme, a chi acquista i dati, fino istituzioni pubbliche che avere accesso alle informazioni sugli utenti. Questo secondo tipo di privacy= anche informational privacy> riferimento al fatto che tema centrale del dibattito> procedure di gestione e controllo circolazione di dati e informazioni.
È proprio su queste due aree sviluppa riflessione su privacy nei social media e anche l’offerta strumenti per sua gestione da parte delle piattaforme:
- gli strumenti di controllo privacy di rete, di diffusione e flusso consentono utente dei social media monitorare e gestire propria privacy sociale o espressiva;
- i contratti di servizio sottoscrivono con piattaforme e consenso informato relativo a applicazioni consentono all’utente di monitorare e gestire propria privacy informativa.
Il diritto alla privacy si traduce= diritto all’esercizio di controllo che no a escludere dalla comunicazione, quanto a definire confini accessibilità in relazione agli interlocutori e natura dei flussi di comunicazione entro cui informazioni personali sono inserite.
3.8. La credibilità nei social media
La credibilità nei social media >strettamente legata al tema della fiducia. Credibilità e fiducia> spesso descritte come i due estremi relazione fiduciaria. credibilità tema grande rilievo anche perché profondamente coinvolta processo di accreditamento di verità credibile e sua condivisione all’interno delle reti sociali. I contenuti che si diffondono in rete, maggior parte dei casi raggiungono utenti attraverso azione di condivisione da parte di qualcuno dei loro contatti, o da parte di amici di amici, e spesso fonte originale notizia è difficile da individuare.
La condivisione, spesso su base della credibilità attribuita a chi ha condiviso il contenuto. Inoltre, il ciclo di vita contenuti all’interno dei social media breve= gli utenti spinti a esprimere loro valutazione molto velocemente. Il processo decisionale porta all’assegnazione di like o condivisione di un contenuto è, quindi, molto veloce e spesso la credibilità di colui che condiviso l’informazione è cruciale> manca il tempo di approfondire contenuto del singolo post e l’approfondimento rimandato a momento successivo rispetto prima reazione. Chi ha condiviso i contenuti, ritenuto credibile su base di diversi criteri che corrispondono a quelle che sono definite le tre radici della credibilità:
- cognitiva (su base relazioni con il soggetto lo si può definire competente);
- normativa (base relazioni con il soggetto lo si può definire espressione di valori desiderabili);
- affettiva (relazioni con il soggetto permesso sviluppo di relazione affettiva).
La credibilità cognitiva,> es messa in gioco quando colui che ha condiviso le informazioni> dimostrato o accreditato come esperto di uno specifico argomento.
La credibilità normativa quando colui che condivide> considerato credibile perché esprime convinzioni e valori simili a quelli dell’utente che decide di esprimere suo apprezzamento o di condividere il post o tweet.
La credibilità affettiva quando colui che condiviso il contenuto è percepito come affettivamente vicino, es su base di frequenti attività comunicative reciproche (like, commenti..).
L’insita condivisibilità informazioni e l’importanza dimensione affettiva fiducia influiscono su un’altra caratteristica credibilità: la propagazione della credibilità all’interno social network> descritta come «simile al passaparola». Nei social media il tipico es di credibilità propagativa= catena di fiducia tra amici di amici. Grazie alla proprietà propagativa fiducia gli utenti attribuire credibilità o acquisire fiducia verso altri utenti che no conoscono e con cui no diretti contatti, su base del numero di amici che già attribuito loro credibilità e accordato loro fiducia.
La credibilità e la fiducia> definite come componibili= membro di social media può attribuire fiducia e credibilità soggetto che no direttamente connesso con lui su base delle raccomandazioni di diverse altre catene di amici.
3.9. Austin, Texas: qualche possibile spiegazione
L’analisi del caso permesso >in luce alcuni aspetti importanti. La costruzione verità credibile e condivisa si basa su alcuni meccanismi tipici comunicazione attraverso i social media (e piattaforme digitali> blog o i forum). Prima di tutto, i flussi di diffusione contenuti innescati da fonti molteplici e poco connesse fra loro. Gli utenti dei social media> essere raggiunti da stesso contenuto che proviene da diverse fonti e, percepirne grande rilevanza (data da frequenza visualizzazione) e credibilità (accumulando credibilità delle diverse fonti).
Soprattutto quando i flussi di contenuti all’interno di reti omofile. Di conseguenza rettifica di informazioni non verificate si diffonde all’interno di reti differenti rispetto a quelle in cui circola l’informazione. La costruzione verità credibile e condivisa è basata sulla specificità dei legami di fiducia e di credibilità sviluppano nei social media. Alla fine processo un contenuto non verificato> convertito in verità credibile e condivisa difficile da correggere.