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CARTESIO, vita, il metodo, dunque, nei suoi studi, si divide in 3 momenti,…

- - - - si è imbattuto nella dimostrazione delle scienze matematiche che secondo lui sono già in possesso di un metodo sicuro ed efficace
        
        formulare le regole del metodo
        
        fondare il valore assoluto e universale del metodo individuato
        
        dimostrare la fecondità del metodo nei vari ambiti del sapere
        
        impongono di accettare come vero soltanto ciò che si presenta alla mente in modo chiaro e distinto
        
        bisogna suddividere il problema in sotto-problemi più semplici
        
        si deve passare dalle conoscenze più semplici alle più complesse gradatamente
        
        controllare l'applicazione delle 2 regole precedenti
- - - - poiché può dubitare e può essere ingannato dagli altri soltanto chi esiste si afferma che "penso dunque sono"
- - - - non è possibile concepire Dio come essere sommamente perfetto senza ammettere la sua esistenza, perché l'esistenza è una delle perfezioni necessarie di tale essere
        
        Dio essendo perfetto non può ingannarmi, vuol dire che tutto ciò che appare chiaro ed evidente deve essere vero
        
        l'intelletto umano è limitato la sua volontà invece è libera e più estesa dell'intelletto
        
        in questa possibilità di giustificare e scegliere anche su ciò che l'intelletto non riesce a percepire chiaramente risiede la possibilità dell'errore
      - cerchiamo la spiegazione dell'io (sostanza finita) parte dall'io che è in possesso dell'idea di sostanza infinita, se l'io fosse la causa di se stesso dal momento che ha in sé queste perfezioni se le sarebbe date
        
        Dio mi ha dato l'esistenza, l'io però non ha delle perfezioni di cui ha idea
- - - - Cartesio accanto alla res cogitans (sostanza pensante) pensa che esista una res extensa (sostanza corporea)
        
        molteplici sostanze pensanti che sono incorporee, inestese, consapevoli e libere
        
        una sostanza estesa cioè corporea, spaziale, inconsapevole
        
        dualismo ontologico
        
        si trova di fronte al problema di riunire le due sostanze e dunque crea la teoria della ghiandola pienale (epìfisi)