Traendo spunto dalla ricorrenza del 150° anniversario dalla morte di Manzoni (1873), la mia scelta non poteva non ricadere sul padre della letteratura moderna italiana, che tanto ha contribuito alla libertà del popolo italiano dalla dominazione straniera. Egli ha creato una nuova lingua, basata sul fiorentino parlato, raggiungendo un'unità linguistica, mentre l'Italia era divisa in tanti piccoli Stati. Tutto questo il Manzoni ha raggiunto, facendo una precisa scelta letteraria: quella del romanzo storico intitolato "I Promessi Sposi". Coraggiosa è stata la scelta dei protagonisti; mentre negli altri romanzi i protagonisti erano sempre i nobili o i borghesi, Manzoni sceglie invece due umili personaggi analfabeti, operai di una filanda, Renzo e Lucia. Costoro si ribellano alle prepotenze dei potenti e lo fanno attraverso una fiducia smisurata nella Provvidenza divina, che porterà al lieto fine. La scelta di simili personaggi non è casuale, ma gli umili che si ribellano ai potenti, simboleggiano la ribellione che il popolo italiano deve attuare contro l'invasore austriaco. Il romanzo è detto storico, perché i due sposini promessi si muovono all'interno di avvenimenti ricostruiti tramite documenti ufficiali dell'epoca. La storia è retrodatata, si svolge due secoli prima della composizione del romanzo, precisamente tra il 1628 e il 1630, quando la Lombardia era dominata dagli Spagnoli. Per Manzoni, infatti, la letteratura ha il compito di educare il popolo e deve essere, quanto più possibile, rispondente al vero. Ci sono, dunque, personaggi realmente esistiti e uno di questi è la Monaca di Monza. Come Manzoni è padre letterario della libertà italiana, Gertrude, ossia la monaca di Monza, rappresenta il desiderio di libertà della donna dalle prepotenze degli uomini. Ella è una figura tragica, nonché reale: narra la storia vera di Marianna di Leyva figura aristocratica della Lombardia del Seicento. A descrivere questa figura è la stessa Lucia, che ce la presenta come una ragazza di venticinque anni, dalla bellezza repressa e sfiorita, ma ancora evidente e non conforme ai canoni religiosi, tant'è vero che porta i capelli lunghi sotto il velo. La figura di Gertrude è emblematica, ossia è la tipica figura della donna di quel periodo che non era artefice del proprio destino, bensì vittima di una società patriarcale. E' costretta dunque a subire le decisioni del padre, che voleva che diventasse suora, pur non avendo lei la vocazione. Manzoni mostra di tenerci particolarmente a questa figura e le dà rilievo, interrompendo la storia di Lucia, Agnese e Renzo, per raccontare la storia di Gertrude fin dall'infanzia, compiendo una sorta di flashback, ossia un salto indietro nel tempo. L'autore preferisce mantenere l'anonimato della famiglia di provenienza di lei. Sappiamo che il padre era un principe milanese benestante, sempre portato ad aumentare il proprio patrimonio. Aveva già deciso il futuro dei propri figli, ancora prima che fossero venuti al mondo. In quanto donna e non primogenita il destino della protagonista era già segnato, doveva fare carriera nell'ambito monastico. Tutto era già predisposto perché lei diventasse suora, anche il nome datole di Gertrude, tipico dell'ambiente religioso femminile. Le venivano regalate bambole vestite da suore, da custodire come fossero beni costosi. La piccola Gertrude cresceva prosperosa, ma gli apprezzamenti in famiglia non la riguardavano come donna e moglie, bensì come futura madre badessa. Cresceva con un carattere fiero e arrogante, del tutto simile a quello del padre, ma continuamente represso dallo stesso, fino ad esplodere una volta diventata madre badessa. Questo lo notiamo anche nella vicenda che la vedrà protagonista negativa nei confronti della umile Lucia, che incarna invece il tipico valore manzoniano della Provvidenza divina.