Su di esso si fonda la rivoluzione copernicana di Kant, che anzichè ricercare negli oggetti la garanzia ultima della conoscenza, la ritrova nella mente umana, fondando l'oggettività nella soggettività. Ma l'originalità di Kant non consiste soltanto nel fondare sul soggetto, e non sull’oggetto, la validità del sapere, ma risiede inoltre nell'intendere il fondamento del sapere in termini di possibilià e di limiti
Le categorie funzionano soltanto in rapporto al materiale intuito in forma spazio-temporale che esse organizzano (non hanno un uso trascendentale, ma soltanto empirico, va distinto dunque il pensare dal conoscere). Considerate di per sè, le categorie sono vuote. Dal momento che esse risultano operanti soltanto in relazione al fenomeno, che è oggetto proprio della conoscenza umana dato dalla sintesi di materia e forma, il conoscere non può estendersi al di là dell'esperienza.
Kant, però, non ha mai pensato di ridurre la realtà al fenomeno: pur non essendo conoscibili, le cose in sè devono necessariamente esistere, poichè nel momento stesso in cui affermiamo che la realtà giunge a noi attraverso le nostre forme a priori, siamo costretti a distinguere la differenza tra fenomeno e noumeno.
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