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Comportamento prosociale (capitolo 11) - Coggle Diagram
Comportamento prosociale (capitolo 11)
Determinanti del comportamento di aiuto centrate su chi percepisce:
certe persone hanno una personalità altruistica.
umore:
il buonumore favorisce il comportamento altruista e viceversa. Ci può essere l'effetto del senso di colpa sul comportamento di aiuto.
modello dell'attivazione dell'emozione: quando siamo di buonumore nella memoria le informazioni congruenti con l'umore diventano più accessibili. Vengono attivati pensieri e sensazioni positivi compresa una tendenza positiva al comportamento psicosociale.
modello dell'emozione come informazione: l'umore del momento viene utilizzato come informazione per farci capire cosa proviamo nel nostro ambiente.
ipotesi della salvaguardia dell'immagine: chi si sente in colpa desidera riparare al danno fatto.
modello del sollievo dallo stato d'animo negativo: il senso di colpa induce uno stato affettivo negativo, le persone aiutano gli altri allo scopo di sentirsi a posto con loro stesse.
empatia-altruismo:
spesso la motivazione è altruistica, il desiderio è aiutare senza ricevere nulla in cambio. Altre volte la motivazione è egoistica: si presta aiuto perché torna utile.
Disagio personale: stato di attivazione negativo incentrato su noi stessi che proviamo nel vedere la sofferenza di qualcuno, è la preoccupazione su come ci sentiamo noi di fronte alla sofferenza.
Preoccupazione empatica: stato di attivazione orientato sulla vittima, implica simpatia e compassione per la persona in difficoltà.
Maggiore è la preoccupazione empatica, più sarà altruistica la nostra reazione. Se proviamo disagio personale tenderemo più facilmente a reagire in modo egoistico.
competenza:
chi ritiene di essere in grado di affrontare con competenza un caso di emergenza interverrà più facilmente. Coincide con il modello del calcolo costi - benefici. Se ci si sente competenti il costo dell'aiuto è più basso rispetto a chi non si sente competente.
differenze di genere nel comportamento di aiuto:
uomini e donne adottano tipi diversi di comportamento. Gli uomini tendevano ad aiutare più le donne che altri uomini e le donne aiutano in egual misura sia uomini che donne. Gli uomini aiutano gli sconosciuti più facilmente delle donne. Tali differenze erano pronunciate quando la situazione era potenzialmente pericolosa. Le donne: solidali nelle situazioni quotidiane.
personalità:
differenze individuali stabili nel tempo. Il comportamento di aiuto sia dettato dalla norma di
responsabilità sociale
, ma è diversa la misura in cui le persone si sentono socialmente responsabili. Le persone altruiste sono più socialmente responsabili rispetto ai non altruisti. Il locus di controllo di un individuo riflette la modalità in cui ritiene che si svolgano gli eventi della sua vita.
Locus di controllo interno
: controllo personale sugli eventi. Chi ha una maggiore empatia disposizionale tende a prestare più aiuto. Le persone con
alta estesività
hanno disposizione al senso di responsabilità e impegno verso un ampio numero di altre persone.
Determinanti del comportamento di aiuto centrate sul destinatario
somiglianza:
tendiamo ad aiutare chi riteniamo simile a noi, in termini di attributi personali, fare parte del nostro gruppo.
appartenenza al gruppo:
sembriamo essere disposti ad aiutare i membri dell'ingroup che quelli dell'outgroup, per quanto riguarda orientamento sessuale, etnia, bullismo intergruppi verso immigrati.
Attraenza:
il pregiudizio positivo nei confronti delle persone attraenti si applica anche nel comportamento di aiuto. L'attrattiva della personalità del soggetto può influenzare l'offerta di aiuto.
Responsabilità della situazione negativa:
si tende ad aiutare persone in difficoltà per cause esterne e meno coloro che riteniamo responsabili della loro situazione negativa. I partecipanti aiutavano volentieri il complice se lo ritenevano meno colpevole della sua situazione.
Cos'è il comportamento prosociale?:
azioni che in generale sono apprezzate dagli individui in certe società. Molti tipi di comportamento possono essere definiti prosociali: amicizia, beneficenza, sacrificio, condivisione e cooperazione.
Due tipi specifici di tale comportamento
comportamento di aiuto
: atti in cui le persone si comportano volontariamente e intenzionalmente in modi che ritengono a beneficio altrui, anche se potrebbe rivelarsi vantaggioso per loro stesse. Deve essere intenzionale, esclude il comportamento che sembra inteso ad aiutare gli altri ma è attuato per scopi egoistici. Include quei comportamenti che avvantaggiano sé e gli altri.
altruismo
: forma più specifica di comportamento di aiuto, riferito a un comportamento prosociale che avvantaggia gli altri senza comportare vantaggi per chi lo attua.
Origini del comportamento prosociale
: ci sono tre teorie
norme sociali
: gli individui ricavano gratificazione da un comportamento conforme alle norme sociali e vengono puniti quando violano tali norme.
Tre credenze normative contribuiscono a spiegare tale tendenza alla solidarietà.
Teger sosteneva che pur affermando di essere disponibili, non tutti gli individui mettono in atto tale disponibilità.
In apparenza la norma sociale sull'aiuto si traduceva in aiuto concreto quando il comportamento veniva percepito come probabilmente efficace. Questo studio evidenzia la possibilità che non sono solo le credenze interiori a determinare il comportamento altruistico ma anche fattori situazionali.
responsabilità sociale:
dovremmo aiutare chi è in difficoltà indipendentemente dal fatto che abbiamo ricevuto un aiuto da questa persona o che potrebbe prestarci aiuto in futuro. Spesso le persone sono disponibili ad aiutare chi è in difficoltà anche in forma anonima e se non si aspettano di ricevere l'approvazione degli altri: vi è una selezione.
ipotesi del mondo giusto:
è la convinzione generalmente condivisa che il mondo sia un luogo giusto ed equo, dove le persone hanno ciò che si meritano.
principio di reciprocità (Gouldner)
: dovremmo restituire il favore quando riceviamo un aiuto da qualcuno. Si tende più facilmente ad aiutare qualcuno se questi aveva già fatto in precedenza un grande e inaspettato sacrificio per noi.
Modellamento
: abbiamo imparato a farlo osservando il comportamento degli altri.
Teoria dell'apprendimento sociale di Bandura: l'osservazione del comportamento altruistico in altre persone dovrebbe favorire la nostra tendenza al comportamento solidale perché ci fa vedere che tale comportamento è efficace e aumenta in noi la percezione dell'autoefficacia.
Mass media: usati per favorire un orientamento prosociale
prospettiva evoluzionistica:
siamo biologicamente predisposti ad aiutare gli altri, secondo la sociobiologia mettiamo in atto comportamenti di aiuto per assicurare la sopravvivenza dei nostri geni. Quando aiutiamo i nostri consanguinei aumentiamo le loro probabilità di sopravvivenza e la probabilità che i nostri geni vengano trasmessi alle generazioni future. Aiutiamo familiari, amici e persone che non conosciamo affatto, poi non ci sono studi empirici a sostegno della spiegazione evoluzionistica del comportamento prosociale -> problema intrinseco nelle spiegazioni evoluzionistiche. Questo approccio non riesce a spiegare perché le persone sono solidali in alcune circostanze e non lo sono in altre. Tale teoria prevederebbe che aiuteremmo i nostri consanguinei in qualsiasi situazione: ogni situazione in cui è necessario un aiuto può costruire minaccia alla sopravvivenza dei geni.
Determinanti del comportamento d'aiuto centrate sulla situazione:
l'intervento dello spettatore è l'aiuto prestato dalle persone in caso di emergenza.
modello cognitivo di Latané e Darley:
una persona attraversa diverse fasi cognitive prima di prendere la decisione di intervenire o meno in aiuto di un'altra persona che si trova in una situazione di emergenza.
definire l'incidente:
bisogna comprendere che si tratta di un'emergenza. Se la situazione non è chiara tenderemo a interpretarla come un normale evento quotidiano. Se le situazioni sono ambigue tendiamo a guardarci intorno per vedere come si comportano gli altri.
assumersi la responsabilità:
si potrebbe decidere che gli spetta intervenire in caso di emergenza ma dipende dall'eventuale presenza di altre persone che potrebbero affrontare il problema al suo posto e da quanto ci si sente in grado di fare qualcosa.
essere presente all'incidente:
notare che sta avvenendo un incidente.
decidere che cosa fare:
bisogna decidere se è possibile intervenire, cosa si può mettere in atto. Attraversate le quattro fasi verrà presa la decisione definitiva ossia se intervenire oppure no.
apatia dello spettatore:
il modello fu sottoposto a prove sperimentali per vedere se e quando la presenza influiva la reazione dello spettatore di fronte a un'emergenza. In caso di emergenza le persone tendono ad aiutare di meno in presenza di altre persone e di più quando sono sole. Simile al concetto di modellamento, ma in questo caso il comportamento imitato è quello dell'inazione.
processi alla base dell'effetto di apatia dello spettatore:
gli autori avanzarono due spiegazioni fondamentali per la mancanza del comportamento di aiuto
diffusione di responsabilità:
la presenza di altre persone nel corso di un emergenza porterà i presenti a trasferire la propria responsabilità di aiuto.
Area in cui il comportamento dello spettatore può essere importante è quella delle aggressioni sessuali:
in circa 1/3 di queste sono presenti degli spettatori e i progetti per incoraggiare l'intervento degli spettatori sono stati identificati come una strategia preventiva efficace per prevenire le aggressioni sessuali.
inibizione da pubblico:
in gruppo ci si adegua all'atteggiamento della maggioranza per paura di essere messi in ridicolo o derisi dagli altri. Il timore di sbagliare e di essere derisi porta all'inazione. Tra le principali cause di apatia dello spettatore ed è una forma dell'inibizione comportamentale generica che può manifestarsi in qualunque circostanza in cui non si agisce come si vorrebbe per paura della reazione degli altri.
Il modello della stima costi-benefici da parte dello spettatore (Pillavin):
spiega come mai le persone non intervengono sempre in caso di emergenza e l'effetto di apatia dello spettatore con la diffusione di responsabilità ma considera la risposta fisiologica delle persone quando si trovano ad assistere a una situazione di emergenza. Secondo tale modello gli spettatori attraversano tre fasi distinte quando osservano una situazione di emergenza.
etichettare l'attivazione:
si prova attivazione fisiologica in numerosi contesti diversi, è simile in ogni situazione ma le situazioni vengono differenziate attribuendo loro diverse etichette. In caso di emergenza tale attivazione viene attribuita al malessere personale nel vedere qualcuno che soffre e si interviene proprio per attenuare questo spiacevole stato di attivazione.
attivazione fisiologica:
quando osserviamo una situazione di emergenza abbiamo una reazione di orientamento in cui la risposta fisiologica è di rallentamento che permette di valutare la situazione e decidere come procedere senza farsi prendere dal panico. Segue una reazione di difesa, un rapido aumento della risposta fisiologica che prepara all'azione.
la stima dei costi:
dopo aver identificato la propria attivazione come disagio personale si cerca di elaborare l'azione migliore per attenuare il proprio stato di malessere soppesando i costi delle opzioni possibili.
costi dell'aiuto: impegna tempo e fatica nell'affrontare la situazione e potrebbe comportare conseguenze personali negative. Più alti sono i costi, meno è probabile l'intervento dello spettatore.
costi del non aiuto: non aiutare qualcuno comporta costi personali, senso di colpa, autoaccusa per il destino della vittima e costi dell'empatia. L'effetto di apatia dello spettatore si verifica perché la presenza di altre persone riduce il costo del non aiuto.
Matrice: quattro quadranti 2x2. Possibili situazioni
costo dell'aiuto basso e non aiuto basso: la reazione è guidata dalle norme personali
costo dell'aiuto alto e del non aiuto basso: ignorare la vittima
costo dell'aiuto basso e non aiuto alto: si interviene sulla situazione di emergenza.
costo dell'aiuto alto e del non aiuto alto: aiutare indirettamente la vittima.
Obiettivo principale dei due modelli: spiegare i fattori situazionali che influenzano il comportamento di aiuto.
Ricevere aiuto:
non sempre il destinatario risponderà con sollievo e gratitudine. Il destinatario ha numerose reazioni emotive mentre riceve aiuto che può determinare imbarazzo e inferiorità e provocare una reazione negativa, soprattutto nelle società individualiste. Preferiamo che le nostre relazioni siano equilibrate.
Modello della minaccia dell'autostima: le caratteristiche del donatore, del destinatario, dell'aiuto e del contesto interagiscono l'una con l'altra per determinare se il destinatario percepirà l'aiuto come una minaccia o un sostegno al proprio sé.