PLATONE: DIALOGHI DELLA VECCHIAIA
1. I caratteri dei dialoghi della vecchiaia
Nei dialoghi della vecchiaia Platone mette in discussione le dottrine elaborate in precedenza
A dimostrare questo è il cambiamento della figura di Socrate
Da personaggio indiscusso assume ora un ruolo secondario o in alcuni casi è addirittura assente
- In alcuni casi, Socrate è oggetto di critica e confutazione
- IN altri, Socrate lascia la parola a persone più competenti di lui
- In altri casi ancora, Socrate viene sostituito
In questa fase, Platone modifica la finalità della dialettica: essa è ora usata per confutare le ipotesi proposte
2. La critica della dottrina delle idee
La revisione ha inizio nel PARMENIDE, nel quale un giovane Socrate, discutendo con Parmenide, mette in luce la difficoltà della dottrina delle idee
I concetti di methexis, parousìa, e mìmesis vengono sottoposti a una critica serrata
METHEXIS: se le cose partecipano all'idea corrispondente, devoono parteciparvi intermente o solo in parte; in entrambe le eventualità, compromettono i caratteri delle idee.
Nel primo caso, avremo tante idee quante le cose che vi partecipano; nel secondo, l'idea sarà divisibile. In entrambi i casi le idee non possono essere uniche e indivisibili
PAROUSIA: la presenza delle idee nelle cose
Nel primo caso, avremo tante idee quanto sono le cose; nel secondo, l'idea sarà divisibile in parti e dunque presente in maggiore o minore quantità nelle cose
MIMESIS: le cose imitano le idee dell'iperuranio
Questa concezione porta a pensare che il mondo sensibile sia una imitazione del mondo delle idee
In primo luogo, questa concezione si pone la questione di una gerarchia fra le idee; inoltre, vi saranno anche idee di enti di poco valore (unghie, fango)
Perchè una cosa grande partecipa all'idea del grande? Perchè partecipa a un'ulteriore idea di grandezza: abbiamo dunque una terza identità
Ma allora ci vorrà un'ulteriore idea di grandezza per spiegare la grandezza di tutti questi elementi: si tratta di un regresso all'infinito (ARGOMENTAZIONE DEL TERZO UOMO)
L'uomo conosce parti del bene, ma non conosce il bene; tali enti sono inconoscibili e richiedono una capacità divina di cogliere l'assoluto di cui l'omo non dispone
Nel Sofista, lo Straniero e Teeteto tentano di definire "il sofista"
La scelta del soggetto risponde a due esigenze: distinguere il sofista dal filosofo e ripensare i concetti di essere e non essere
Lo Straniero propone l'idea del sofista come colui che è lontano dalla verità
Lo Straniero formula una soluzione: è necessario il parricidio di Parmenide
Questo discorso ha l'audacia di porre come ipotesi che il non essere sia
3. La dialettica come diairesis e i generi sommi.
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